Capitolo 29. Panorama.

429 24 15
                                    

"Reb, vieni. Dobbiamo andare in un cantiere." Dopo un'oretta di lavoro Alex richiama la mia attenzione alzandosi dalla sua poltrona.

"Io? Ora?" Chiedo come una scema. È ovvio stia parlando con me, non c'è nessun altro in ufficio con noi, ma non era mai capitato che mi chiedesse di accompagnarlo durante un sopralluogo in cantiere.

"Ho bisogno di te. Metti che non mi sento tanto bene." Fa la faccina da cucciolotto per cercare di convincermi ma io so bene che è solo una scusa, così lo guardo storto.

"Vorresti rifiutarti? Disobbedire al tuo capo?" Si appiccica addosso un'espressione indignata.

"Non sia mai!" Cerco di stare al gioco.

Ci vestiamo entrambi, spengo computer e musica e lasciamo l'ufficio.
Cora ci guarda interrogativa mentre le passiamo accanto nella hall, Alex le dice solo che abbiamo un impegno, in caso di urgenze di chiamarlo sul cellulare.

Ci infiliamo nell'ascensore e il mio meraviglioso capo preme il tasto -1, dove si trova il parcheggio.
Non appena le porte si chiudono, prendendomi totalmente alla sprovvista, mi sbatte alla parete e mi bacia. Con le mani mi tiene delicatamente il viso, mentre le sue labbra torturano le mie, bisognose, insistenti, decise. Talvolta me le morde con i denti, come se la voglia di me fosse talmente grande da non riuscire a contenersi. Si ferma solo quando siamo ormai arrivati nei sotterranei, pochi istanti prima che le porte si riaprano.

"Wow." Riesco solo a dire. Mi ha lasciata stordita.

"Non ce la facevo più, cazzo. Sicura che dobbiamo avere solo un rapporto professionale qui al lavoro?"

Vorrei dirgli di sì, rimproverarlo per questo assalto, dirgli di non rifarlo più, ma la realtà è che ho apprezzato parecchio.
Senza aspettare una mia risposta mi prende per mano e mi accompagna alla sua auto.

Il tragitto non è molto lungo ma, cullata dall'auto e con poche ore di sonno alle spalle, inizio a sbadigliare.

"Non hai dormito quando sei tornata a casa?" Mi chiede Alex a cui evidentemente non scappa nulla.

"In effetti ho fatto fatica a riprendere sonno. Non avrei dovuto farmi la doccia in piena notte, mi ha risvegliata del tutto." E non avrei dovuto continuare a pensare a te, ai tuoi baci, ai tuoi occhi nei miei, alle tue mani su di me...

"Dovevi stare da me, avrei dovuto insistere. Non ti avrei toccata, avremmo solo dormito, ti assicuro che sarei riuscito a trattenermi."

"E dai per scontato che sarei riuscita a trattenermi anche io?" A questa mia domanda si volta a guardarmi sconcertato.
Forse gli sto rivelando troppo chiaramente quanto io lo desideri, quanto mi senta ancora attratta da lui, quanto mi sia mancato in tutti questi mesi. Ma il fatto è che sono sempre stata una persona fin troppo trasparente, sincera all'inverosimile, leale anche quando non ne valeva la pena.

"Pensavo volessi andarci piano, che non ti fidassi più di me."

"Non mi fido del tutto. Ho paura che tu possa farmi di nuovo male come lo scorso anno perchè mi hai davvero buttata sotto un treno." Confesso. "Ma è troppo difficile lottare contro quello che sento per te. Ci ho provato con tutta me stessa ma sembra una battaglia persa."

"Sono cambiato davvero. Te lo dimostrerò." Mi promette con aria solenne.

Quando arriviamo al cantiere mi mette in testa un elmetto giallo, legandomelo sotto il mento come se non fossi in grado da sola, indossa anche lui lo stesso dispositivo di sicurezza ed inizia a farmi da cicerone.
Conosco la palazzina che stanno costruendo in questo punto della città ma solo sulla carta, non sono mai stata in un vero cantiere e non ho molte conoscenze tecniche, lavorando per la Blunt's Company da poco. So solo che saranno sette appartamenti ecosostenibili, che cinque sono stati venduti mentre degli altri due se ne sta occupando l'ufficio marketing e che per fine anno dovrebbero essere tutti finiti.

"Vedi, tutta la struttura è costruita in isotex, garantisce resistenza sismica ed al fuoco oltre che un ottimo isolamento termico ed acustico. Ogni appartamento trarrà energia dall'impianto fotovoltaico e sarà dotato di impianti domotici innovativi." Mi racconta con enfasi mentre sale le scale a vista, ancora delimitate da assi di legno, fino al quarto piano. Cerco di stargli dietro ma il non avere una solida ringhiera ad impedirci di cadere giù nel vuoto mi mette un po' d'ansia, cammino appiccicata al muro e mi impongo di guardare solo le punte delle mie scarpe, per fortuna delle comode Vans visto che stamattina, non avendo tempo di sistemarmi a dovere, ho optato per un look sportivo.

"Non avrai paura dell'altezza." Mi dice ridendo sotto i baffi quando, voltandosi una volta arrivato in cima, nota la mia espressione poco tranquilla.

"Giusto un po'. Non ci sono ancora le protezioni adeguate, che mi diano sicurezza." Gli rispondo piccata facendo gli ultimi due scalini e raggiungendolo.

"E non dirmi che hai anche l'affanno!" Ha notato la mia fatica e ne sta ridendo apertamente.

"Sono un po' fuori allenamento, problemi?" Metto il broncio, fingendomi offesa.

"Bhe, vieni a vedere il panorama e resterai davvero senza fiato." Entrati nell'appartamento dell'ultimo piano, mi fa attraversare uno spazioso open space, salutando alcuni operai, e mi conduce attraverso l'apertura di una portafinestra ancora senza infisso.
Ci ritroviamo su un grande terrazzo delimitato da assi di legno proprio come la scala, quindi evito di avvicinarmi troppo al limite, ma anche da qui capisco ciò che Alex intendeva.
Vedo tutto lo skyline di Manhattan da una prospettiva nuova ed è meraviglioso!

"La sera, al tramonto, è ancora meglio." Mi dice.

"Da sogno." Gli dò ragione. Chi ha acquistato questo attico è proprio fortunato, si godrà questa vista ogni giorno.

Noto che Alex ha un'espressione particolare mentre si incanta a guardare i grattacieli davanti a noi. Sembra stia davvero sognando ad occhi aperti, come se con la mente sia momentaneamente altrove, in un altro spazio o in un altro tempo.

"Dai, ora cerchiamo il capo cantiere che dobbiamo chiarire un paio di cose." Mi dice quando finalmente torna alla realtà.

Lo seguo mentre cerca un certo Rob e lo ascolto affascinata quando, carte alla mano, fanno il punto della situazione.
È assurdo che io lo trovi sexy mentre lavora? L'entusiasmo e la passione che ci mette, la sicurezza ed autorevolezza con cui parla, il modo in cui sa farsi ascoltare da chiunque, tutto ciò lo rende particolarmente attraente ai miei occhi.

"Ok, abbiamo fatto per ora." Mi dice dopo poco. "Ora ti porto fuori a pranzo!"

"Ma dobbiamo tornare in ufficio!"

"Ci torneremo. Ma solo dopo aver pranzato in un posticino carino che conosco."












Per Sempre CosìWhere stories live. Discover now