Capitolo 31. Sfilata.

408 23 13
                                    

Sabato. Giorno di riposo, in teoria. Ma in realtà mi riposerò ben poco, oggi ho talmente tanti impegni che correrò come una trottola di qui e di là fino a sera, già lo so.

Primo impegno: colazione con Penny e sua madre.
Sono da poco passate le 8.30 del mattino e io e la mia coinquilina stiamo entrando nella piccola caffetteria dove abbiamo appuntamento.
La signora Ston è già arrivata, è seduta ad un tavolino infondo al locale, probabilmente il più lontano dalla porta di ingresso ed io la ringrazio mentalmente per la scelta: fa nuovamente freddo questa mattina e non vedo l'ora di rintanarmi in un posticino bello caldo sorseggiando un te bollente.
Non appena ci vede si alza dalla sedia con un sorriso da un'orecchio all'altro ed allarga le braccia in attesa che ci avviciniamo a lei per darci una bella stretta.

"Rebecca! Da quanto tempo che non ti vedo! Ti trovo bene!" Commenta squadrandomi da capo a piedi.

"Grazie signora Ston. Lei è bellissima come sempre." Mi piace lusingarla un po', ogni volta arrossisce come se fosse ancora una ragazzina. E comunque non dico altro che la verità, è una delle donne più eleganti e raffinate che io conosca, è molto ricca, e nonostante ciò rimane anche estremamente modesta. Con me è sempre stata gentilissima, ma non quella gentilezza dettata dalla pietà per la mia situazione famigliare ed economica un po' sfortunata. È proprio una persona profondamente e sinceramente buona.

"Mi spiace davvero tanto di non essere potuta venire al funerale di tua madre. Purtroppo ero bloccata a Londra. Dev'essere stato un brutto colpo per te." Dice stringendomi una mano una volta che ci siamo accomodate.

"Sicuramente non me l'aspettavo, ma è andata così." Rispondo brevemente, un po' a disagio per l'argomento.

"Hai già ordinato mamma?" Chiede Penny cambiando saggiamente discorso e levandomi dall'imbarazzo.

"Non ancora, aspettavo voi ovviamente."

"Forza allora, che all'appuntamento con l'Atelier non manca molto!" Dico entusiasta cercando di attirare l'attenzione di una cameriera.

"Ancora non ci credo che la mia bambina sta organizzando il suo matrimonio!" Dice la signora Ston, subito contagiata dalla mia emozione. "E che tra poco ti vedrò indossare un abito da sposa!"

Si, perchè questo è il mio secondo impegno del giorno: aiutare Penny nella ricerca dell'abito bianco più meraviglioso del mondo. Quello che la renderà una vera principessa.

Quarantacinque minuti più tardi infatti stiamo varcando la soglia di uno degli Atelier per spose più belli - e costosi - di New York.

"Benvenuta signorina Penelope." Tre giovani donne ci accolgono con calore. "È pronta?" Chiedono emozionate quasi quanto noi accompagnandoci in una grande stanza piena di abiti da sposa. Non ne ho mai visti così tanti tutti insieme. Come caspita si fa a trovare quello giusto qui in mezzo???

"Wow." Anche Penny è rimasta a bocca aperta come me.

"Sono parecchi eh?" Chiede una delle commesse sorridendo di fronte alle nostre espressioni stupite.
"Ha già un'idea del genere che preferisce? A sirena, molto ampio, senza spallini, accollato..."

"L'ho sempre immaginato con un bustino in pizzo ed una gonna bella voluminosa. Ma in realtà anche a sirena non mi dispiace, solo non credo si addica al mio fisico. Di sicuro vorrei uno strascico bello lungo, deve lasciare a bocca aperta."

"Ok, lasci fare a noi. Ora le proponiamo qualche modello ed iniziamo a farci un'idea dei suoi gusti." Interviene la commessa.

Io e la signora Ston ci accomodiamo su delle poltroncine ultra imbottite posizione ai piedi di una piccola passerella, su di un tavolino vicino a noi una ciotola in cristallo piena di caramelline colorate. Ne prendo subito una e, dopo averla scartata cercando di fare meno rumore possibile, me la butto in bocca e tento di rilassarmi. Non pensavo sarei stata così agitata, manco mi dovessi sposare io!

Penny viene accompagnata nel camerino più grande che io abbia mai visto e le commesse iniziano a portarle alcuni abiti passando da una porta secondaria, probabilmente per evitare che io e la signora Ston possiamo vedere in anticipo i capi rovinandoci l'effetto sorpresa.

"Iniziamo con questi, che ne dice?" Chiede una delle ragazza a Penny da dietro la tenda del camerino.

Ci vogliono dieci minuti buoni prima che Penny sia finalmente pronta per la sua prima sfilata in abito da sposa. Quando esce dal camerino salendo direttamente sulla passerella rimango a bocca aperta. È meravigliosa.

Il corpetto in pizzo avvolge perfettamente il suo busto magro, lo scollo a cuore la rende sexy ma non volgare. La gonna è la più voluminosa che io abbia mai visto ed ha uno strascico lunghissimo, proprio come ha sempre detto di desiderarlo.

Guardo la signora Ston con la coda dell'occhio: ha un sorriso radioso stampato in viso e gli occhi che brillano. È evidente la sua emozione, fatica a contenersi.

Per un attimo penso a mia madre. Non mi ha mai guardata così, con sguardo fiero, orgoglioso... innamorato. Eppure dovrebbe essere la cosa più naturale del mondo, tutti dicono che l'amore per i figli è il più grande che si possa provare nella vita.
Bhè immagino che mia mamma fosse l'eccezione alla regola. C'è sempre un'eccezione no?

Torno a concentrarmi su Penny che ormai ha quasi raggiunto la fine della passerella e si trova a pochi passi da noi. Si osserva nello specchio, poi guarda me e la signora Stone in attesa di commenti.

"Sei bellissima tesoro! Un incanto!" Sua madre ha letteralmente gli occhi a cuoricino.

"Si Penny, sei davvero bellissima!" Confermo. Poi però la guardo bene negli occhi. "Ma non è lui vero? Non è quello giusto."

"Mmm, credo di no." Dice a bassa voce, come per non deluderci.

"Oh, tranquille! È solo il primo che indossa." Interviene una commessa. "Proviamone un altro!"

Per le due ore successive Penny inizia ad antrare ed uscire dai più stratosferici abiti da sposa che io abbia mai visto, ne prova almeno cinque o sei. Ma nessuno è quello giusto.

"Non abbattetevi. Può volerci tempo e pazienza ma vedrete che troveremo l'abito perfetto per Penelope!" Ci consola la commessa. "Quantomeno abbiamo capito il genere che preferisce."

In effetti abbiamo escluso quelli a sirena, quelli con le gonne troppo morbide, poco vaporose e anche quelli di un particolare tessuto tipo raso che davano un effetto troppo lucido per i gusti di Penny. A dirla tutta l'abito che ci ha colpite di più, tutte e tre, è sempre il primo che ha indossato.

"Il primissimo che hai provato mi sembrava quello che vi convinceva di più. Se siete d'accordo prendiamo un altro appuntamento e per quel giorno prepariamo alcuni abiti dello stesso genere. Ora sarebbe meglio fare una pausa." Ci propone la commessa.

Mi sembra un'ottima idea. Anche scegliere un'abito da sposa può essere impegnativo, persino se non è il tuo: inizio a sentirmi stanca e poco lucida nel giudizio.
Inoltre si è fatta praticamente ora di pranzo e il mio stomaco me lo sta facendo notare da almeno dieci minuti con brontolamenti non proprio silenziosi.

Penny si riveste in un baleno, si ferma giusto un attimo al bancone all'ingresso dell'atelier per fissare un nuovo appuntamento e poi siamo pronte per ributtarci nel freddo di New York.

"Vi offro un pranzo al ristorantino che c'è vicino casa vostra, che dite?" Ci propone la signora Stone prima ancora che la porta del negozio di sia chiusa alle nostre spalle.

Io e Penny ci guardiamo solo un istante, leggendoci l'una nella mente dell'altra. Non possiamo di certo rifiutare.












Per Sempre CosìUnde poveștirile trăiesc. Descoperă acum