Capitolo 28. Di più.

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Sento uno strano rumore ed apro leggermente gli occhi. Solo quando realizzo che non mi trovo nella mia stanza li spalanco di colpo.

"Cazzo, cazzo, cazzo!" Impreco sottovoce. Mi sono addormentata sul divano di Alex.

Afferro il cellulare per controllare l'ora e impreco di nuovo vedendo che è già l'una di notte ed ho tre chiamate e cinque messaggi di Penny. Ha finto di credere che fossi con Cora ma non vedendomi tornare ad un orario decente deve essersi preoccupata.
La tv è ancora accesa ma il film che stavamo vedendo è ormai finito da un pezzo. Alex è addormentato accanto a me.
Mi prendo una manciata di secondi per osservarlo, i suoi capelli scuri un po' in disordine, la barba appena accennata che lo rende terribilmente sexy, i lineamenti rilassati, quelle labbra che non smetterei ma di baciare. Non mi sembra vero tutto ciò che sta accadendo tra noi, di nuovo.
Alla fine mi decido a dargli una scossa al braccio facendolo svegliare.

"Hei, ci siamo addormentati. Vai a letto, io torno a casa." Sussurro.

"Merda. Puoi fermarti qui se vuoi. Dormiamo, promesso." L'idea è allettante ma devo rifiutare.

"Non posso, Penny è preoccupata. E domani dobbiamo lavorare. Non mi sono nemmeno fatta una doccia. Ci vediamo in ufficio."

Raccolgo velocemente le mie cose, infilo il giubbino e mi avvio alla porta. Alex mi accompagna.

"Mandami un messaggio quando arrivi, non addormentarti alla guida." Mi raccomanda mentre apre la porta.

"D'accordo." Lo guardo impacciata, non sapendo bene come salutarlo, ma lui senza indugiare si china su di me lasciandomi un casto bacio sulle labbra.

"A domani. Fai bei sogni."

"Anche tu."

Salgo in macchina stringendomi nel cappotto per il freddo, Alex non chiude la porta finchè non avvio l'auto e mi allontano da casa sua.
Nel tragitto penso a ciò che è successo nelle ultime ore, a come i miei propositi di resistergli siano andati in frantumi. Immagino già l'entusiasmo delle mie colleghe quando racconterò loro la novità, ma soprattutto mi preparo a gestire la sfuriata di Penny perchè sono certa che me ne farà una.

Salendo le scale del mio palazzo mando un messaggio ad Alex per tranquillizzarlo, sono arrivata sana e salva. Poi apro il più silenziosamente possibile la porta di casa e me la richiudo delicatamente alle spalle.

"Dove accidenti sei stata?" La voce di Penny mi fa sobbalzare, nonostante sia bassa e roca come se si fosse appena risvegliata. È tutta accoccolata sul divano e mi guarda assonnata ma minacciosa.
"Non dirmi che eri con Cora, non sai mentirmi nemmeno per messaggio, figuriamoci ora che ti ho davanti."

"Ok, ero da Alex. Ci sono ricascata." Le dico colpevole. "Ma non ho intenzione di sentirle su ora, me la farai domani la ramanzina. Ora andiamo a dormire che è tardi."

Stranamente Penny sembra d'accordo con me, si alza dal divano e mi da una pacca sul sedere ed un bacio su una guancia prima di dirigersi verso la sua stanza. Nella sua lingua dei segni credo significhi "sei una scema ma ti voglio bene lo stesso".

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Il mattino seguente riesco a prepararmi, fare colazione ed uscire di casa senza svegliare la mia coinquilina, rimandando così la nostra discussione sugli sviluppi della mia vita sentimentale.

Mi immetto nel traffico di New York sperando di non trovare troppi ingorghi. Ieri sera, dopo essermi fatta una doccia veloce, mi sono messa a letto ma ho avuto serie difficoltà a prendere sonno, ero troppo emozionata. Stamattina poi ho fatto una faticaccia a svegliarmi, gli occhi non mi si volevano aprire. Il risultato è che ora sono in ritardo. Più del solito quantomeno.

Arrivata al parcheggio sotterraneo della Blunt's Company inizio a sentirmi agitata, manco fosse il mio primo giorno di lavoro. Il fatto è che in un certo senso è come se lo fosse: é il primo giorno in cui non sono qui solo come segretaria del capo ma anche come qualcosa d'altro, qualcosa di non ben definito ma sicuramente qualcosa "di più".
Mi sento in imbarazzo per questo e un po' in difetto. Mischiare lavoro e vita privata non l'ho mai ritenuta una buona idea, va un po' contro i miei principi e non l'avrei mai fatto intenzionalmente.
Ma in questo caso era davvero difficile reprimere dei sentimenti già esistenti da tempo, ne potevo licenziarmi ritrovandomi di nuovo disoccupata.

"Hei, tutto bene?" Cora mi saluta con un sorriso.

"Si, tutto ok. Ho solo un sonno terribile."

Lei alza un sopracciglio. Sicuramente si sta chiedendo perchè non ho riposato bene o abbastanza, se mi è successo qualcosa, se sto poco bene, se centra Alex. Mi sembra di vedere gli ingranaggi del suo cervello in azione. Le racconterò tutto più tardi, ormai non ho più segreti nemmeno con lei.

Entrata in ufficio appendo il cappotto, accendo la radiolina ed il computer, do uno sguardo al bellissimo parco fuori dalla finestra: tutti piccoli rituali che ho costruito in questo primo periodo qui.
Poi mi metto seduta alla mia postazione e cerco di dedicarmi al lavoro. Concentrarmi però si rivela particolarmente difficile, continuo ad osservare la porta in attesa che si apra lasciando entrare la fonte della mia agitazione. Oggi è più in ritardo del solito, non ha mai tardato più di mezz'oretta. Solo dopo un'ora però inizio a preoccuparmi davvero, potrebbe essere stato male di nuovo... o aver avuto un incidente. O, peggio ancora, potrebbe essersi pentito della serata passata con me e aver deciso di non presentarsi più finchè non convincerà suo padre a licenziarmi!
Sto immaginando i peggiori scenari quando sento la voce di Cora dall'ingresso.

"Bentornato signor Alex!"

Mi raddrizzo meglio sulla sedia e mi costringo a puntare gli occhi sullo schermo del computer per non far notare la mia emozione nel momento in cui entrerà in ufficio.

"Buongiorno." Mi dice nonappena varca la soglia inducendomi ad alzare gli occhi su di lui.

Non è ancora in piena forma ma ha un aspetto migliore della sera prima, indossa un pantalone elegante e, sotto il cappotto, un maglioncino blu da cui fuoriesce il colletto della camicia. È ben pettinato ed ha sistemato la barba, ha ancora un colorito un po' pallido ma le occhiaie non si notano quasi più.

Posa un sacchetto alla sua postazione di lavoro, lascia la giacca all'attaccapanni e mi si avvicina arrivando fino alla mia scrivania, accanto alla mia poltrona. Lo guardo interrogativa, cercando di capire le sue intenzioni. Capisco ciò che vuole solo quando si china verso di me.

"Non si può!!" Lo rimprovero cercando di contenere il tono di voce e, al contempo, scostandomi un po' da lui, anche se nel profondo sono sollevata nel constatare che ciò che è successo ieri tra noi non l'ho sognato e che non se n'è pentito.

"Davvero? Te l'ha detto il capo?" Chiede ironico.

"Idiota. Ti ho detto che qui in ufficio dobbiamo comportarci in modo professionale."

"Si ma un bacio del buongiorno non me lo puoi negare. Me lo merito." Mette il broncio.

"Te lo meriti per essere arrivato in ritardo?" Lo provoco.

"Ho un buon motivo, sono andato a comprarmi un telefono nuovo. Te l'ho detto che il mio si è rotto." Si china di nuovo. "Dai, solo uno." Mi prega.

Ed io cedo. Sfioro le mie labbra con le sue con l'intento di limitarmi ad un casto bacio a stampo ma lui mi attira a sé, dischiude le mie labbra con la lingua e mi trascina in un bacio appassionato, di quelli che fanno tremare le gambe.

"Ed ora al lavoro! Che non ti pago per sedurre il capo!" Mi prende in giro pochi attimi dopo mentre torna al suo posto lasciandomi interdetta dato che l'unica che è stata sedotta, qui, sono io.





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