Capitolo 4. Grinta e positività.

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"Hei Reb, sei già tornata?"

Butto la borsa a terra vicino all'ingresso, levo le scarpe abbandonandole in mezzo alla sala e raggiungo Penny sul divano.

"Fammi spazio." Le dico accoccolandomi in un angolino e guardando, senza vederlo realmente, l'assurdo programma che stanno trasmettendo alla tv.

"Come è stato il primo giorno di lavoro? Non mi hai mandato nemmeno un messaggio per dirmi se fosse andato tutto bene." Mi accusa sbadigliando.

"Ti dico solo una cosa: il mio nuovo capo... è Alex." Sgancio la bomba così, senza preavviso. Non avrei saputo in quale altro modo dirglielo.

"E chi è Al... cazzo. Quell'Alex? È il figlio del proprietario della Blunt's Company?" Improvvisamente si tira su a sedere e mi guarda ad occhi sbarrati. Ogni traccia di sonno è sparita dal suo viso.
"Che situazione del cazzo!"

"Grazie Penny, sei confortante."

"Come è stato incontrarlo? Cosa vi siete detti?" Indaga la versione femminile di Sherlock Holms.

"Un colpo per entrambi. Anche se Alex si è ripreso alla svelta e ha chiesto a suo padre di affidarmi ad un altro ufficio. Purtroppo lui ha rifiutato."

"Si ma a te? A te che ha detto? È più di un anno che non vi vedete e vi siete lasciati di merda."

"Nessun riferimento alla nostra frequentazione, mi ha detto solo di fare il mio lavoro e non dargli fastidio. Il tutto dandomi del lei, come se fossimo due perfetti estranei. Da li in poi mi ha ignorata completamente. Nemmeno uno sguardo, nemmeno un saluto quando siamo usciti. Niente."

"Meglio, no? Ma chi vuole averci a che fare con uno così?!" Dice ovvia.
Poi però mi guarda bene e legge nei miei occhi come solo lei sa fare, che non sono tanto brava a bluffare in generale ma per lei sono proprio un libro aperto.
"Non dirmi che ci sei rimasta male?"

"Nooo!" Nego subito con fin troppa enfasi. E quando abbasso gli occhi, incapace di sostenere lo sguardo accusatorio di Penny, capisco di essermi smascherata da sola.

"Rebecca White! Tu sei ancora innamorata di lui!"

"Ma sei pazza?" Questa volta rispondo sinceramente scioccata.
Esserci rimasta male di fronte alla sua indifferenza è un conto. Sentirmi ancora attratta da lui ci può stare perchè è obiettivamente un bellissimo ragazzo, uno di quelli che ti fanno tremare le ginocchia con un solo sguardo. E probabilmente provo ancora dell'affetto per lui.
Ma esserne addirittura innamorata... scherziamo?

Ho solo pensato a lui tutto il giorno, ogni secondo, ogni attimo.

L'ho guardato con la coda dell'occhio ogni due minuti scarsi rischiando più volte un infarto, che è ancora bello da impazzire e mi smuove dentro qualcosa che non so spiegare.

Ho ricordato tutto quello che c'e stato tra noi con nostalgia, rimpianto, sofferenza.

Ho fatto sesso con Mike pensando a lui, immaginando lui.

Merda. Non posso esserne ancora innamorata!

"Reb. La vedo la tua faccia colpevole. Parla." Mi dice Penny seria.

"Stasera, con Mike... ho avuto l'orgasmo più travolgente da quando usciamo insieme. Una cosa assurda." Sputo fuori i miei pensieri senza vergogna, io e Penny non abbiamo argomenti taboo.

Lei mi guarda senza capire il nesso.

"Pensavo ad Alex, scema! È stato quasi come se l'avessi fatto con lui. Mike non lo vedevo proprio." Le spiego sperando non mi prenda per pazza. E mentre dico tutto ciò ad alta voce mi rendo conto di quanto la situazione sia catastrofica. Un vero disastro.

"Sei pure più grave di quel che immaginassi." Ovviamente la mia coinquilina è d'accordo con me.

"Penny, io non voglio tornare a star male per lui." Mi lagno come una bimba piccola che fa i capricci.
Ero davvero convinta che il mio sentimento nei suoi confronti si fosse spento, credevo di averlo superato, invece in poche ore sono tornata indietro ad un anno fa, ai mesi successivi alla nostra rottura, quando non riuscivo a pensare ad altro che a lui, quando era il motivo di ogni mio sorriso e soprattutto di ogni mia lacrima, quando lo amavo talmente tanto da odiare me stessa, una stupida che continuava a soffrire per uno a cui non importava nulla di lei.

"Reb, non devi considerarlo, proprio come fa lui con te e soprattutto, una volta uscita da quell'ufficio, non devi pensarlo!" Mi consiglia la mia amica pur sapendo di chiedere l'impossibile.

"Ci proverò. Ora vado a farmi una doccia e mi metto a letto." Le stampo un bacio sulla guancia e mi chiudo nella mia stanza.

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Il mattino dopo mi sveglio stranamente di buon umore.
Ho fatto una faticaccia ad addormentarmi ma, una volta preso sonno, ho dormito serena: mi sento riposata e piena di energie, pronta per affrontare una nuova giornata con grinta e positività.
Non ho certamente dimenticato gli avvenimenti di ieri e tutte le paranoie che mi sono fatta solo poche ore fa ma dormirci su mi ha fatto bene. La situazione in cui mi trovo non è delle migliori, lo so, ma ho affrontato di peggio.

Sono cresciuta senza un padre e con una madre che mi ha sempre vista come uno dei più grandi errori della sua vita, un peso enorme di cui non ha avuto il coraggio di liberarsi quando era il momento e che le ha così rovinato l'esistenza.
Mi ha sempre trattata con freddezza, a volte con disprezzo, mi ha urlato addosso la sua rabbia praticamente ogni giorno da quando ho ricordo.
Eppure eccomi qui: a 22 anni, dopo una vita di merda, posso ritenermi tutto sommato soddisfatta di ciò che ho, sicuramente soddisfatta di ciò che sono.
Certo, da piccola sono stata parecchio male, pensavo di essere sbagliata, di avere qualcosa che non andasse. Poi però ho capito che il problema non ero io, così ho smesso di sperare nel ritorno di mio padre, ho smesso di aspettarmi cose impossibili da parte di mia madre, ho smesso di elemosinare una carezza o una parola gentile, ho smesso di impegnarmi per farmi voler bene.
Ho imparato invece a bastare a me stessa, ad essere forte, decisa, determinata.
Ed è di questa forza che devo servirmi ancora una volta. Non posso di certo farmi abbattere da uno stupido amore non corrisposto che insiste nel ripresentarsi sul mio cammino!
Sono Rebecca White, accidenti!

Sto facendo colazione con ancora il mio pigiamino con le pecorelle addosso quando Penny compare in cucina. Ha i capelli arruffati e gli occhi semi chiusi, sembra proprio stia dormendo in piedi.

"Che ci fai alzata alle 7 del mattino?" Le domando sinceramente stupita.

"Dovevo vederti prima che uscissi di casa." Dice con la voce roca, impastata dal sonno. "Come stai?"

"Una meraviglia!"

Lei solleva un sopracciglio guardandomi di traverso. È evidente che non mi crede, pensa io sia ancora sconvolta dall'incontro di ieri con Alex.

"Davvero. Dormirci su mi ha fatto bene. Sono una tipa tosta, non mi farò rovinare l'umore, le giornate e la vita da quel coglione. Gli restituirò l'indifferenza che lui riserva a me e andrà tutto bene." Metto in bocca un altro biscotto al cioccolato e guardo Penny con uno sguardo che spero le comunichi la determinazione con cui mi sono svegliata.

Non so se l'ho convinta ma lei non ribatte, gira su se stessa e va a buttarsi sul divano accendendo la tele su un canale musicale.

Penny è il mio esatto opposto, non potremmo essere più diverse sia nel carattere che nelle esperienze di vita, eppure è la persona a cui mi sento più legata in assoluto.
Lei pignola e precisissima, io casinista e disordinata. Lei sensibile e delicata, io forte e determinata. Lei con una famiglia unita alle spalle, io che famiglia non so nemmeno cosa significhi. Lei con un conto a suo nome in banca sin da quando aveva due anni, io che sono sempre arrivata giusta giusta a fine mese. Lei che frequenta la Columbia, io che ho iniziato a lavorare ancor prima di finire la scuola superiore.

A proposito di lavoro... è meglio se mi muovo, prima di rischiare il ritardo anche oggi. Poso la tazza ormai vuota nel lavandino, chiudo il sacchetto dei biscotti nel suo armadietto e muovendo i fianchi a ritmo di musica vado a vestirmi e sistemarmi per il mio secondo giorno di lavoro.









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