Capitolo 40. Puoi dirmi tutto.

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Stiamo tornando verso l'ufficio.
Alex guida con una mano sul volante mentre con l'altra, appoggiata alla mia coscia, stringe la mia. Ha un sorriso a trentasei denti stampato in viso e gli occhi che brillano.
Probabilmente il fatto che io non abbia reagito male alla scoperta del suo nuovo appartamento e al quadro che ha preso per me, lo rende molto felice.

È bello vederlo così, vorrei solo poter condividere a pieno la sua gioia. Invece una parte di me è un po' preoccupata.
Ho mascherato abbastanza bene, a quanto pare, ma è stato davvero uno shock scoprire che ha preso quell'attico meraviglioso pensando a noi. Non credevo facesse già pensieri e progetti così impegnativi!
Per carità, non ho alcuna intenzione di lasciarmelo sfuggire di nuovo - se lui si comporta bene - ma non voglio correre troppo. Fino ad una settimana fa non stavamo nemmeno insieme e solo un paio di mesi fa ci sopportavamo a stento. Non voglio fare alcun errore, questa volta.

"Pulce, tutto ok?" Mi chiede staccando gli occhi dalla strada solo per un attimo.

"Si, certo."

"Dai, sputa il rospo." Il suo sorriso è sparito sostituito da un'aria preoccupata.
Ma come ha fatto ad accorgersi della mia testa che frulla?! Ho appena detto che credevo di aver mascherato bene lo shock e invece...

"Ma no, nulla."

All'improvviso sterza a destra e si butta in un parcheggio, fermandosi in uno spazio libero tra due piccole utilitarie.

"Hei, ma che fai?" Lo guardo ad occhi sbarrati mentre si slaccia la cintura e si volta verso di me.

"Ora tu parli. Perchè io ho appena fatto questa enorme cazzata di dirti dell'appartamento e so che tu stai pensando a qualcosa che però non dici. Parla, per favore." Nel pronunciare quel perfavore abbassa un po' il tono di voce. Evidentemente si è accorto di essere un po' troppo agitato.

"Ma si, è solo che non mi aspettavo che tu fossi così... avanti." Ammetto. "Lo scorso anno non volevi nemmeno andare al cinema o fare una passeggiata in giro, sembrava tutto troppo. E ora invece, dopo nemmeno una settimana, sembri pronto per una convivenza. Non voglio correre e rovinare tutto ancora una volta."

"Capisco. Hai ragione." Mi accarezza una guancia con una dolcezza che mi scioglie. "Sapevo che avrei dovuto aspettare, ma quando hai trovato il quadro e mi hai chiesto di chi fosse l'appartamento non volevo mentirti. Ti ho promesso che non l'avrei più fatto."

"Hai fatto bene, non voglio più bugie."

"Ma il fatto che io abbia comprato quell'appartamento... non vuol dire che dobbiamo andarci a vivere insieme domani. O appena sarà finito. Solo che, se e quando saremo pronti, ci sarà un posto ad aspettarci. Tutto per noi." Mi sorride, rassicurante.

"Ok. Per quando saremo pronti." Ripeto la sua frase, come a volermene convincere.

"Non tenerti mai dentro quello che pensi o che provi. Puoi dirmi tutto, ok? Ogni cosa." La sua mano, ancora posata sulla mia guancia, si avvicina alla mia bocca e con il pollice mi sfiora le labbra. Anche il suo sguardo si è sganciato dal mio per posarsi poco più in basso.

Vorrei rispondergli, dirgli che ho capito, che sono d'accordo, ma non riesco. Un sospiro viene rilasciato dalle mie labbra dischiuse mentre lui torna a guardarmi con quegli occhi blu, gli unici in tutto il mondo che abbiano la capacità di farmi perdere il senso del tempo e dello spazio, oltre che il senno.

"Baciami. Voglio che mi baci. A questo sto pensando ora." Ho ritrovato la voce. Come una scema ho preso alla lettera il sui invito a non tenermi dentro pensieri ed emozioni.

Senza indugiare slaccia anche la mia cintura e si fionda sulle mie labbra baciandomi in un modo che decisamente non si addice al luogo pubblico in cui ci troviamo. A quanto pare a nessuno dei due importa abbastanza.

È Alex, alla fine, a riprendere il controllo.

"Non vorrei dare spettacolo." Mi spiega guardandosi attorno. Quando il suo sguardo si fissa in un punto preciso alla sua sinistra temo per un attimo che qualcuno ci stia guardando scioccato. Per fortuna scopro presto che non è così.

"Ora che abbiamo chiarito, approfittiamo del fatto che ci troviamo in questo parcheggio per andare a fare merenda in quella forneria che c'è lì davanti." Mi indica l'insegna che ha catturato la sua attenzione.

"Ma Alex, siamo ancora in orario di lavoro." Protesto fiaccamente, tanto so già che se ha deciso una cosa non gli farò cambiare idea.

"Non ci rimarrebbe comunque molto tempo per stare in ufficio, non combineremmo niente in ogni caso. Tantovale concedersi un piccolo peccato di gola." In un attimo scende dalla macchina, fa il giro fino alla mia portiera e me la apre tendendomi poi la mano per aiutarmi a scendere.

Rassegnata lo seguo attraverso il parcheggio e all'interno della forneria. Appena varcata la soglia però, mi rendo conto che più che una forneria è un vero e proprio paradiso. In una vetrina immensa è esposto ogni tipo di ben di dio, dal salato al dolce. Potrei iniziare a sbavare peggio di un San Bernardo.

"Eh, se ti conosco giusto un pochino, qui la scelta per te non sarà facile." Mi beffeggia guardandosi attorno.

"Quanto ho per decidere?" Chiedo senza staccare gli occhi dalla vetrina.

"Be, non oltre la chiusura, quello è certo."

Dopo un'attenta analisi ed un certosino processo di esclusione arrivo ad un punto morto: sono indecisa tra ben sette cose.

"Facciamo così, scegline una qualsiasi da mangiare ora, le altre te le porti a casa per stasera." Mi propone Alex.

"Guarda che se continui a farmi mangiare in questo modo divento una balena." Gli dico ricordando l'abbuffata al buffet dei dolci solo pochi giorni fa. "Però accetto l'offerta." Aggiungo prima che cambi idea.

Pochi minuti dopo siamo seduti ad uno dei tavolini con due ciambelle alla crema davanti a noi, accompagnate da due bicchieri di aranciata, ed una piccola scatola contenente il prezioso tesoro che consumeremo in serata.

"Reb, hai crema ovunque." Mi dice Alex dopo che ho addentato il mio dolce. Trattiene a fatica una risata.

"Cobe obungue??" Boffonchio con la bocca piena.

"Sul naso, sulla guancia destra, agli angoli della bocca." Mi spiega. "Se fossimo a casa te la leccherei via tutta."

Il boccone mi va di traverso. Come cazzo fa a dire certe cose con questa calma disarmante?? Io sto già iperventilando al solo pensiero.

"Mi piace quando arross- merda." Lascia la frese a metà e si incanta a guardare un punto alle mie spalle, verso l'ingresso.

"Che succede?" Chiedo facendo per voltarmi.

"No, non ti girare. C'è una persona con cui non vado molto d'accordo, diciamo. Ma forse non mi ved- ok, mi ha visto." Alex abbassa improvvisamente lo sguardo ma ormai è troppo tardi.

Sento la sua voce ancora prima che compaia nel mio campo visivo.

"Alex Blunt, che... ehm.. piacevole sorpresa! È decisamente da parecchio tempo che non ti vedo."

"Ciao Dan." Saluta un ragazzo moro, dal fisico slanciato, che si è ormai piazzato accanto al nostro tavolo.

"Non sarà vero quel che si dice in giro?! Ti sei finalmente sistemato? Stai mettendo la testa a posto?" Chiede con un tono che fatico a comprendere ma che, questo è certo, non mi piace neanche un po'.

"Scusaci ma siamo un po' di fretta, dobbiamo proprio andare." Alex ignora le sue domande e, parlandomi con gli occhi, si alza in piedi.

"Ma certo." Il ragazzo si fa leggermente da parte, permettendo anche a me di lasciare il tavolo. "Prego bellissima signorina." Mi dice squadrandomi da capo a piedi.

"Non ci provare." Gli ringhia Alex passandogli accanto ottenendo come risposta un irritante sorriso divertito.

Mentre mi appresto a raggiungere l'uscita do un ultimo triste sguardo alle ciambelle abbandonate sul tavolo, quasi intatte, e poi al ragazzo che, chissà per quale motivo, ha indotto Alex ad allontanarci dalla forneria così di corsa. Stringo tra le braccia la mia scatola di dolci: per fortuna potrò consolarmi stasera.












Per Sempre CosìWhere stories live. Discover now