Capitolo 14. Stupida.

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Aspetto giusto un paio di minuti dopo aver sentito la porta della camera richiudersi e l'ascensore mettersi in movimento, portandosi via la donna che è stata con Alex stanotte.
Quindi scendo nella hall, sprofondo in uno dei divanetti e, chiudendo gli occhi, porto le mani a massaggiarmi le tempie.
Che palle! Lo posso dire?
Ho trascorso una notte insonne per niente.
Ho rimuginato sulla serata passata, ripercorrendo ogni minuto nella mia mente.
Ho ripensato ai comportamenti di Alex nei miei confronti da quando ci siamo reincontrati cercando di leggere oltre le righe per capire cosa passi in quella testa bacata, cosa voglia da me, cosa lo abbia spinto a baciarmi.
Ho analizzato i miei sentimenti e le mie emozioni cercando di essere il più onesta possibile.
Ho pensato a come comportarmi ora con lui, come gestire la situazione.
In qualche attimo di insana follia mi sono persino permessa di fantasticare sul futuro, immaginando la possibilità di un riavvicinamento tra noi. Un riavvicinamento come coppia. Che stupida.

Quantomeno ora le cose mi sono più chiare.
Alex mi piace ancora da impazzire, mi fa provare sensazioni che forse non proverò mai con nessun altro, inutile negarlo. Ma lui, proprio come un anno fa, non ha un reale interesse per me, vuole solo divertirsi con qualsiasi donna gli conceda il suo corpo per una bella scopata. Non devo farmi fregare da quei - tra l'altro pochi - gesti di dolcezza e gentilezza che mi regala, non devo cedere alle emozioni che scatena in me il solo guardarlo.

Il comportamento da adottare ora è uno solo: farò finta che nulla sia successo. Ci limiteremo a lavorare insieme, mantenendo le distanze, condividendo il meno possibile, parlandoci solo se strettamente necessario.
Povera me, sembro un disco rotto. So che non è la prima volta che mi faccio questa promessa... ma farò di tutto perchè sia l'ultima.

"Rebecca." Una voce mi chiama ed io spalanco gli occhi.

Cavolo, mi ero appisolata.
Alex è davanti a me con la sua valigia a fianco. Anche lui ha l'aria assonnata, deve aver dormito poco proprio come me ma per un motivo decisamente diverso.
Come farà ad affrontare un viaggio di quasi sei ore in queste condizioni? Non voglio rischiare di fare un incidente!

"Hai due occhiaie da paura. Non hai dormito? Sicuro di riuscire a guidare?" Gli chiedo preoccupata. Preoccupata per me, ovviamente, per la mia incolumità, di certo non per lui.

"Grazie, gentilissima. Comunque deve solo fare effetto il caffè che ho appena bevuto. Andiamo, dai."

Lasciamo le chiavi delle nostre camere all'uomo alla reception, carichiamo in auto le valigie e in pochi minuti siamo in viaggio.
Sono decisamente più tesa rispetto all'andata, mi sento nervosa, agitata ma soprattutto arrabbiata per essere stata presa in giro ancora una volta da lui. Ma sono arrabbiata anche con me stessa, avrei dovuto rifiutare quel bacio e fargli capire subito che dopo quello che mi ha fatto in passato non ho intenzione di lasciarlo di nuovo giocare con me.

Anche Alex sembra un po' inquieto. Ogni tanto vedo le sue mani stringersi sul volante più del necessario e i suoi occhi saettare verso di me. Sicuramente non sa che ho sentito la sua amichetta andarsene stamattina, non immagina quanto lui mi faccia schifo in questo momento, quanto mi abbia deluso ancora una volta. Probabilmente aspetta solo che io dica qualcosa su quel che è successo ieri tra noi. Ma non ho intenzione di introdurre il discorso, non ci penso proprio!

Dopo una mezz'oretta di silenzio, tensione ed occhiatacce è però lui a farlo.

"Reb, riguardo ieri sera..."

"Ottimo lavoro col signor Ellis, vero?" Cerco di depistarlo.

"Si, certo. Ma io non mi riferivo al signor Ellis. Pensavo al nostro bacio." Dritto al punto.

"Ah, quello." Fingo di cadere dal pero. "Non c'è nulla da dire. Un piccolo errore, un incidente che non sono riuscita ad evitare. L'ho già dimenticato. Di sicuro non ricapiterà."
Dico fingendomi tranquilla, senza distogliere il mio sguardo dalla strada.

"L'hai già dimenticato eh?" Lo intravedo sollevare un sopracciglio.

"Si." Lo fulmino.

"E non riaccadrà più?" Sorride.

"Mai più." Dico irritata per come lui ritenga la situazione divertente.

Sono due settimane che ha costantemente un muso lungo e mi tratta come una pezza da piedi. Se non fossi arrabbiata con lui e non stesse ridendo di me probabilmente sarei contenta di vedere finalmente un suo sorriso, ma in questo caso mi da solo fastidio.

"Quindi quando hai ricambiato il bacio anzichè allontanarmi e mollarmi uno schiaf-"

"Mi hai presa alla sprovvista." Lo interrompo. "Non ho fatto in tempo a realizzare cosa stava succedendo e reagire adeguatamente. Se vuoi recupero, te lo do ora lo schiaffo. Ne meriteresti parecchi in realtà."

Si fa serio e sta zitto un attimo prima di rispondere.
"Hai ragione. Lo scorso anno con te..."

"Alex, no." Lo interrompo di nuovo, seria e decisa.

"Cosa no?"

"Non parlaremo dello scorso anno, non ce n'è bisogno, è una storia vecchia e non ne ho proprio voglia." Chiudo un attimo gli occhi, stanca. Non pensavo avremmo mai affrontato questo argomento e sinceramente, dopo ieri sera, l'ennesima conferma di quanto poco tenga a me, preferisco evitare il discorso. Non ne vale la pena.

"Vorrei solo scusarmi. So che non serve a molto e che è decisamente tardi, ma ho capito di essermi comportato male. Non volevo farti soffrire, era un periodo di merda per me e ho fatto un sacco di cazzate."

"Ok." Taglio corto. Non me ne frega niente delle sue scuse assurde. "Ora possiamo tornare al nostro non-rapporto capo-segretaria?" Abbiamo parlato fin troppo, mi ha detto più cose ora, in cinque minuti, che negli ultimi giorni messi insieme.

Lui non aggiunge altro, mi lancia ancora qualche occhiata e poi torna a concentrarsi totalmente sulla guida.
Io invece mi metto più comoda nel sedile e, cullata dall'auto in movimento, come al solito mi addormento.

Per Sempre CosìWhere stories live. Discover now