Capitolo 36. Tanto tanto caldo.

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"Avete chiarito?" Non siamo ancora arrivati al nostro tavolo e Alex è già partito con le domande. Evidentemente è curioso di sapere come sia andata la chiacchierata con il mio ex.

"Gli ho detto tutto, questa volta. Sento di aver messo un punto." E soprattutto credo che questa volta l'abbia messo anche lui.
Quando l'avevo lasciato, il giorno del funerale di mia madre, avevo il sospetto che non volesse accettare la mia decisione ma non volevo dare peso a questa sensazione. Forse sentiva che c'era ancora qualcosa in sospeso, che mancava ancora qualche briciola di verità, aveva bisogno che io fossi davvero sincera per poter accettare la fine di quel che c'era stato tra noi.
Oggi lo sono stata.

"E, dimmi un po', quell'abbraccio finale era proprio necessario?" Chiede storcendo il naso mentre ci sediamo e l'uomo brizzolato in frac presenta l'ultimo pezzo all'asta.

"Gelosone!" Lo prendo in giro. "Volevo capisse che mi dispiace, non era mia intenzione farlo star male."

"Sei sempre così buona con tutti." Commenta.

"È una fortuna! Altrimenti non saremmo qui oggi, con tutto quello che mi hai fatto passare tu!" Senza pensare, mi tendo verso di lui e gli lascio un bacio a stampo sulle labbra. Mi ritraggo un secondo dopo, rendendomi conto di dove ci troviamo.
L'asta è ormai conclusa, la musica riempie di nuovo la stanza e la gente si sta iniziando a muovere verso una sorta di pista da ballo. Qualcuno nota il nostro bacio e sorride.

Alex però non sembra imbarazzato da quella dimostrazione d'affetto pubblica. Si avvicina nuovamente a me e mi bacia ancora. E ancora. E ancora. Tanti piccoli casti baci che mi fanno desiderare qualcosa di tutt'altro che casto!

A quanto pare anche lui avverte la mia stessa necessità: appoggia di nuovo le labbra sulle mie, questa volta si sofferma, ci gioca, me le mordicchia.

"Dobbiamo andarcene da qui." Mi sussurra quando si decide a staccarsi. "L'avevo detto che ad un certo punto non avrei resistito alla voglia di toglierti da questo vestito."

Mi fa alzare di nuovo e tenendomi per mano mi conduce verso suo padre, intento a chiacchierare con un uomo più o meno della sua età ma decisamente meno affascinante.

"Ma non è ancora finita la serata!" Gli faccio notare.

"Abbiamo mangiato. Abbiamo partecipato all'asta. Non dirmi che ci tieni così tanto anche a ballare?!" Solleva un sopracciglio.

"No, però... mi sento a disagio ad andarmene prima del tempo."

"Fidati, saresti più a disagio se iniziassi a fare ciò che ho in mente qui davanti a tutti."

A quelle parole un fremito mi percorre tutta, dalla punta dei piedi fin sopra la testa. Ho inevitabilmente immaginato quel che mi vorrebbe fare, o meglio, quel che io vorrei mi facesse - che più o meno credo siano la stessa cosa - e questo è bastato a farmi venire caldo. Tanto tanto caldo.

Cerco di riprendere il controllo mentre Alex dice qualcosa al grande capo, il quale ci guarda giusto un secondo ed annuisce. Spero abbia trovato una scusa valida da dare a suo padre altrimenti nella sua mente la nostra uscita di scena avrà un solo e ben chiaro significato.

"Ok. Possiamo andare." Nella sua voce sento l'impazienza.
Mi trascina letteralmente verso il guardaroba per recuperare la mia pelliccia e poi all'uscita.

Tutta la folla che c'era all'ingresso ad inizio serata si è ormai dissipata, rimangono solo una manciata di fotografi che, colti impreparati dalla nostra uscita anticipata, si affrettano ad inforcare le macchine fotografiche e scattare un paio di foto a me ed Alex.

Non so come, ma la lussuosa limousine con cui siamo arrivati è già ferma ad attenderci e l'autista ci sta tenendo la portiera aperta.

"Aspetta. E tuo padre come torna?" Chiedo in un attimo di lucidità.

"Non ti preoccupare, poi Luke tornerà qui." Dice indicando l'autista.

Rassicurata entro in auto seguita subito da Alex.

Mentre la limousine si immette nel traffico serale di New York sento l'emozione crescere in modo esponenziale dentro di me.
Da quando sono stata a casa di Alex, quella sera in cui ci siamo dati una seconda occasione, sono passati solo pochi giorni. Ci siamo visti esclusivamente al lavoro, mai in qualche locale o a casa di uno dei due e, per quanto spesso fossimo chiusi da soli nella stanza che condividiamo come ufficio, abbiamo sempre mantenuto una certa distanza. Più che altro per scelta mia, ovviamente.
Non nego che più volte ho avvertito una forte elettricità nell'aria e spesso, quando Alex cercava di avvicinarsi chiedendo un bacio o un contatto fisico tra noi, sono stata tentata di lasciarmi andare giusto un pochino. Ma poi la mia razionalità aveva il sopravvento e finivo per allontanarlo.

Questa sera però non ho alcuna intenzione di essere razionale. Se ho deciso di dargli una chance, di riprovarci, tanto vale godersela... nella speranza che duri.
Finora si è comportato molto bene: è sempre stato ultra gentile in ufficio, mi ha riempita di attenzioni senza mai forzarmi, mi ha mandato tanti messaggi carini quando eravamo distanti, ha sempre usato le parole giuste. È stato pressoché perfetto.

E anche questa serata lo è. Non ho alcuna scusa per non lasciarmi finalmente andare.

Sento Alex stringermi la mano per richiamare la mia attenzione.
"Hei Pulce. Tutto ok? Siamo scappati da là perchè... cazzo ti volevo troppo, non ce la facevo più." Ammette con una risata nervosa. Alex nervoso? Non ci credo. "Ma se sto correndo troppo fermarmi, giuro che in qualche modo resisto." Continua.

È a questo che crede io stessi pensando? Che non sono pronta? Che voglio andarci piano? Che è troppo presto?
Niente di più lontano dalla realtà.
Non sente che anche io come lui sono impaziente? Non percepisce il mio desiderio? Non si rende conto della fatica che faccio a stargli lontana?

Decido che è inutile spiegargli tutto ciò a parole. Molto più efficace - e soddisfacente - una dimostrazione pratica: mi avvento su di lui e lo bacio.

Mi soffermo sulle sue labbra per qualche secondo, baciandolo con dolcezza e delicatezza, cercando di contenere la voglia di insinuare la mia lingua nella sua bocca, le mani nei suoi capelli o meglio ancora sotto la sua camicia. Avrei anche l'impulso di saltare sulle sue gambe, mettermi a cavalcioni su di lui e stringerlo forte a me, ma mi trattengo. Non lo posso fare!
Contegno Reb! Contegno! Sei in una cazzo di limousine!

Credo di aver finalmente trovato la forza per staccarmi da Alex quando lui, che in questi istanti era rimasto immobile, forse colto alla sprovvista, inizia a rispondere al mio bacio.
Con una mano mi attira di più a sé, chiede accesso alla mia bocca iniziando a giocare con la mia lingua, mi accarezza una guancia, poi la spalla, il braccio, scende sul fianco ed infine sul sedere. Mi strizza una chiappa e con forza mi tira totalmente contro di lui.
Non gli sono in braccio come avevo immaginato ma ci manca poco.

"Ok, ora ci dobbiamo fermare." Pronunciando queste parole, che sembrano più che altro rivolte a se stesso, si stacca improvvisamente da me lasciandomi stordita. "Non voglio prenderti qui. Cioè, lo vorrei perchè questa attesa mi sta facendo morire, ma vorrei anche che non fosse una sveltina di cinque minuti. E soprattutto non vorrei spettatori." Con un cenno del capo indica l'autista, visibile oltre una sorta di finestrino che separa la zona di guida da quella, ultra lussuosa, destinata ai passeggeri.  È distante, viste le dimensioni della limousine, ma non abbastanza.

"Concordo." Dico sistemandomi meglio sul sedile. "Quindi dove mi stai portando?"

"Semplicemente a casa mia. Ok?"

"Ok. Speriamo di arrivarci alla svelta. Anche io non sopporto più l'attesa." Confesso.

"Luke, più veloce per favore." Alex comunica all'autista attraverso una specie di microfono attivato premendo un pulsante e l'auto accelera, portandoci verso quella che, spero, sarà la conclusione perfetta di questa serata.



Per Sempre CosìWhere stories live. Discover now