Capotolo 35. Una volta per tutte.

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L'uomo brizzolato in frac mi riporta nuovamente alla realtà comunicando a gran voce l'imminente inizio dell'asta.

Alex sposta i piattini ormai vuoti del desset al centro del tavolo.
Sicuramente ha notato la mia momentanea assenza, persa com'ero nei miei pensieri, ma non commenta nè domanda nulla.
Sono io, invece, a rivolgergli uno sguardo interrogativo per via della paletta bianca che mi sta tendendo.

"Per l'asta, no? È con questa che puoi fare le tue offerte." Mi spiega.

"Oh." Riesco solo a dire. Si aspetta che io faccia qualche offerta? Non credo ci sarà nulla alla mia portata. È un'asta per ricchi sfondati, l'ha dimenticato?

"Pago io." Mi dice a bassa voce, intuendo i miei pensieri. "Offri ciò che vuoi. In fondo è un'asta di beneficienza, siamo qui per buttare via un bel po' di soldi facendo del bene." Sorride.

Afferro la paletta, non dico nulla, ma dentro di me so che non farò mai nessuna offerta. Non potrei mai farlo con i soldi di qualcun altro.
Probabilmente anche Alex lo sa, mi conosce abbastanza. Ma ci ha provato, immagino.

Il primo oggetto in palio è una parure, collana ed orecchini, fatta di diamanti. Anche da dove siamo noi, ad una certa distanza, si vede chiaramente quanto luccica.
Il prezzo di partenza è esorbitante.
Alex mi osserva, forse per cercare di capire se mi potrebbe interessare, ma decisamente non è il mio genere: troppo vistosa ed appariscente. Preferisco di gran lunga gioielli più discreti.
Sembra capirlo anche lui dato che non fa offerte. Se la aggiudica invece una signora di mezz'età seduta a pochi tavoli di distanza da noi.

La proposta successiva è un Rolex da uomo. Bello, per carità, ma vale davvero tutto quel denaro? Incredibile.

L'asta continua con una scultura di un personaggio famoso, così dicono. Poi un bracciale in oro bianco ricoperto di brillantini, niente male, lo ammetto. E ancora una prima edizione di Orgoglio e pregiudizio, famosa opera di Jane Austen.

A questo punto sul palco viene portato un grande quadro ricoperto da un telo. Lo sistemano bene al centro e, con un colpo deciso, levano il telo.
È in quel momento che i miei occhi si illuminano come non hanno fatto con nessuno degli oggetti precedenti.
Non sono un'esperta d'arte, non ne sono mai stata particolarmente affascinata. Ma quel quadro... quel quadro ha qualcosa che mi cattura.

Ha uno stile moderno, direi, non ci sono figure definite, tende un po' all'astratto e i colori predominanti sono il blu, l'azzurro, il rosso. Ricorda un po' i colori di un bel tramonto sul mare, ma nessuno potrebbe mai dire in modo inequivocabile che rappresenti un tramonto.
Sul lato destro della tela delle pennellate di colore dai toni più chiari sembrano formare i profili di due persone, ma sono linee talmente morbide, talmente intrecciate, talmente indefinite, che mi chiedo se anche gli altri abbiano la mia stessa percezione. O magari loro ci vedono altro.

Nell'insieme questo quadro mi trasmette, non so perchè, un senso di serenità, di pace, di speranza. Se non fossi una squattrinata, qualche soldo per quest'opera l'avrei speso.

Sono ancora pensierosa e con la bocca semi aperta per la meraviglia quando, con la coda dell'occhio, vedo Mike andare verso un corridoio sulla destra della sala, quello che porta ai bagni. Era evidentemente poco stabile, barcollante, come se non stesse bene o avesse bevuto.

"Vado un attimo in bagno." Dico ad Alex alzandomi improvvisamente dalla mia sedia, decisa a cogliere questa occasione per parlare col mio ex e chiarire una volta per tutte.

Il corridoio è vuoto. Osservo la porta del bagno degli uomini, consapevole di non poterci entrare e chiedendomi se Mike possa essere lì dentro. In realtà è improbabile, i camerieri avranno sicuramente un bagno di servizio.
Decido allora di proseguire lungo il corridoio: secondo un cartello appeso sotto il soffitto, qualche metro più avanti, girando a destra, dovrebbe esserci un'uscita di emergenza.
Fortunatamente è proprio lì che trovo Mike, sulla soglia della porta semi aperta, appoggiato allo stipite, che respira aria fresca.

"Ehi." Dico per attirare la sua attenzione.

Nonappena mi vede mi viene incontro velocemente, talmente velocemente da spaventarmi.
Ha gli occhi arrossati e i capelli tutti spettinati, come se ci avesse passato le mani più volte.

"Com'era? È solo lavoro. È solo il mio capo. Pff." Mi fissa insistentemente, furioso e chiaramente un po' ubriaco.

"Lo era." Confermo. "Ti assicuro che finchè stavo con te non è successo nulla con Alex."

"Non prendermi per il culo Reb! È dal tuo primo giorno di lavoro che sei diventata strana. Non può essere una coincidenza!" Il suo sguardo mi sta chiaramente sfidando a sostenere il contrario.

"Hai ragione, sono cambiata. Reincontrare Alex mi ha sconvolta e mandata in confusione." Ammetto. "Ma non vuol dire che tra noi sia successo qualcosa in queste settimane."

"In che senso reincontrare? Lo conoscevi già?"

"Si, ci siamo conosciuti più di un anno fa. Ci siamo frequentati qualche mese, mi sono follemente innamorata di lui e poi mi ha spezzato il cuore. Sbriciolato in mille pezzi. Non l'ho più visto da allora... finchè non me lo sono ritrovata come capo." Mi guardo le punte dei piedi.

"E perchè non me l'hai detto subito?"

"Ero sconvolta, Mike!" Sbotto. "È stato uno shock trovarmelo in ufficio dopo quello che mi aveva fatto! E poi non avrei davvero saputo come dirtelo, non volevo farti preoccupare o arrabbiare, non volevo discutere con te. Ero davvero convinta che tra me e Alex fosse tutto finito, non volevo rischiare di rovinare quel che stavamo costruendo io e te. Forse non mi crederai ma l'ultima delle mie intenzioni era prendermi gioco di te, traditi o farti soffrire." Questa volta lo guardo dritto negli occhi, perchè colga la mia sincerità.

"Però mi hai mentito." Mi accusa.

"Ti ho nascosto delle informazioni sul mio passato, è vero, e non ti ho raccontato per filo e per segno tutto ciò che mi è passato per la testa da quando sono tornata al lavoro." Gli concedo. "Ma non credo si possa dire che ti abbia mentito. Forse mentivo a me stessa, semmai. Cercavo in tutti i modi di convincermi di non provare più nulla per Alex: non potevo, dopo tutto il dolore che mi aveva fatto provare. Cercavo di reprimere il mio sentimento nei suoi confronti perchè volevo davvero andare avanti senza di lui, volevo darmi un'occasione per essere di nuovo felice. E speravo che con te avrei pian piano riscoperto l'amore." Rilascio un sospiro. "Ci ho provato Mike. Ho provato a far funzionare le cose tra noi ma i sentimenti non si possono programmare. Non ci si innamora a comando e non ci si disinnamora per scelta."

"Questo spiega perchè hai mollato me, forse. Ma come fai a stare di nuovo con lui se ti ha fatta stare così male?" Tutta la sua furia ormai è scemata. Ora sembra solo stanco, triste e deluso.

"Direi che l'ho perdonato, in un certo senso. Ma la fiducia dovrà riguadagnarsela un passo alla volta, col tempo." Gli spiego.

"Merda." Lo vedo farsi piccolo piccolo. Forse ha finalmente realizzato che non c'è proprio più speranza, è finita sul serio. "Credevo davvero in noi."

"Mi dispiace tanto Mike. Mi dispiace." Lo colgo alla sprovvista con un goffo abbraccio, interrotto però dalla voce di Alex.

"Tutto bene, Reb?" È in piedi poco distante. La voce non tradisce nessuna emozione, niente rabbia o gelosia. Forse solo un po' di sana preoccupazione per me, per come mi sento.

"Si, stavo arrivando." Do un'ultima occhiata a Mike e, con la coscienza un briciolo più leggera, gli volto le spalle e raggiungo Alex.










Per Sempre CosìTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang