Capitolo 27. Seconda occasione.

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"Ho dovuto incontrare il signor Ellis da sola con tuo padre!"
Non vorrei farlo sentire in colpa, del resto stava male, ma non è stata una bella esperienza. So che la presenza di Alex non avrebbe cambiato l'atteggiamento di quel viscido uomo con cui desideriamo tanto collaborare, ma averlo accanto sarebbe stato un sostegno psicologico per me.

"Cazzo è vero! Mi ero scordato del signor Ellis. Come è andata?"

Alex ha rispettato la sua promessa, non mi è ancora saltato addosso. Stiamo chiacchierando del più e del meno da una mezzora abbondante, seduti sul divano in attesa che arrivi la cena che abbiamo ordinato ad un ristorantino cinese qui vicino.

Io in realtà sono un po' tesa, sto seduta tutta rigida, non so bene come muovermi, come comportarmi. È stranissimo essere di nuovo qui, in questo appartamento, noi due. E parlare come persone civili dopo le ultime settimane in cui non ci siamo scambiati altro che rabbia e rancore.
Lui invece sembra molto rilassato e a suo agio, è mezzo disteso sulla penisola del divano e ho l'impressione che piano piano, molto prudentemente, si stia avvicinando a me. Credo però che, anche volendo, non avrebbe le forze per provarci seriamente. Questa emicrania l'ha mandato ko, mi ha raccontato di non aver mangiato molto in questi giorni, solo ad alzarsi dal letto gli veniva la nausea, ed il risultato è che ora gli mancano le energie.

"È andata bene, abbiamo chiuso l'accordo! I lavori inizieranno tra uno, due mesi massimo." Lo informo, chiedendomi come mai non abbia parlato nemmeno con suo padre in questi giorni.

"Grande!" Esulta.

Stiamo ancora parlando di lavoro quando il campanello suona segnalando l'arrivo della nostra cena. Alex va alla porta mentre io, un po' impacciata, mi avvicino al tavolo della cucina chiedendomi se aprire qualche cassetto per cercare tovaglia, piatti e posate. Forse non è il caso che tocchi tra le sue cose, magari ciò che serve non è più allo stesso posto dello scorso anno, magari apro un cassetto e ci trovo chissà cosa.

"È ancora tutto uguale." Dice Alex tornando in cucina e vedendomi incerta davanti ai pensili. "Apri pure."

Tutto uguale. Penso.
Apparentemente poco è cambiato, è vero: c'è ancora la lampada ultra moderna accanto al divano, il quadro della Tour Eiffel vicino all'ingresso, persino la pianta grassa vicino la finestra è ancora al suo posto, forse un briciolo più grande rispetto lo scorso anno. E a quanto pare la disposizione degli utensili da cucina non ha subito modifiche.
È ancora tutto uguale.

Eppure è tutto così diverso.

Apro imbarazzata il cassetto dove si trova la tovaglia ed inizio ad apparecchiare la tavola. Alex posa il sacchetto con il cibo e mi passa accanto per prendere i piatti, sfiorandomi con il braccio e provocandomi mille brividi. Forse se ne accorge anche lui perchè si ferma un istante a guardarmi prima che io mi risquota e mi allontani per sistemare la tovaglia.

"Dai, raccontami cosa è successo in quest'anno in cui siamo stati lontani." Mi dice cercando di stemperare l'imbarazzo.

"Mmm." Ci penso su. "In realtà niente di che. Ho sempre vissuto con Penny e ho sempre lavorato per la stessa ditta, almeno finchè non si sono trasferiti in Europa. Poi sono stata disoccupata per quasi tre mesi prima di capitare nel tuo ufficio."

"E quanti ragazzi hai avuto? Dai ammettilo." Si siede a tavola di fronte a me e mi lancia occhiate curiose mentre apre i contenitori del cinese e me li avvicina per farmi scegliere ciò che voglio.

"Solo uno, ma è durata poco." Mi hai buttata sotto un treno per mesi, vorrei dirgli, chi ci pensava più agli altri ragazzi?
"E tu? Cos'è cambiato nella tua vita dallo scorso anno ad ora?"

"Un sacco di cose, in realtà. Ho trovato una discreta cura per la mia emicrania, mi sono finalmente laureato, ho ricostruito un buon rapporto con mio padre ed ho iniziato a lavorare con lui, ho sistemato un po' dei casini che avevo fatto nel periodo in cui ho conosciuto te. Sto rimettendo un po' in ordine la mia vita, diciamo. Anche se ho ancora parecchio lavoro da fare per essere davvero soddisfatto."

"Caspita." Commento.

"Vuoi sapere anche con quante donne sono stato?" Mi chiede con un sorriso beffardo.

"In realtà credo di no." Se nei tre mesetti in cui ci frequentavamo è stato con più di dieci ragazze non voglio immaginare quante potrebbe essersene portate a letto in più di un anno.

"Non voglio tenerti nascosto nulla, ti dirò ogni cosa questa volta, tutto ciò che vuoi sapere."

"Ho paura di avere un infarto se me lo dici. Credo mi possa bastare il fatto che tu non mi menta sul presente. Quel che è passato è passato." Dico soffocando la parte curiosa - e masochista - di me che vorrebbe sapere tutto nei dettagli.

"Bhe, nessuna storia importante, ti dico solo questo. Credo che la relazione più importante che ho mai avuto sia quella con te, in effetti." Dice alzandosi per riporre i piatti ormai vuoti nel lavello.

"Questo non depone molto a tuo favore sai? Hai sempre sottolineato che la nostra non era una vera relazione e poi ho scoperto che mentre vedevi me ti scopavi molte altre ragazze." Gli dico brutale, alzandomi a mia volta.

"Colpito e affondato. Ho capito troppo tardi che con te non era come con le altre. O forse lo sapevo, nel profondo, ma non lo riuscivo ad ammettere... e ho mandato tutto a puttane.
Ma questa volta sarà diverso, questa seconda occasione non la sprecherò." Mi fissa intensamente.

"E chi ha detto che ti sto dando una seconda occasione?" Dico fingendomi serissima. Vedendo i suoi occhi sbarrarsi però non mi trattengo e scoppio in una fragorosa risata.

"Merda Reb, mi hai fatto prendere un colpo." Dice facendo un profondo sospiro. "Ma i segnali erano abbastanza chiari: ti sei preoccupata per me tanto da venirmi a cercare a casa, hai fatto una mezza scenata di gelosia con mia sorella e poi hai accettato di fermarti a cena." Mi si avvicina lentamente ed io arretro finchè sono con le spalle contro il frigorifero. "Però avrei tanta, tanta voglia di avere una conferma in più."
Avvicina il suo viso al mio senza mai smettere di fissarmi dritto negli occhi e il mio cuore inizia a battere come un forsennato. Pian piano le sue labbra iniziano a sfiorare le mie in un bacio delicato e romantico, un bacio che trasmette sentimento, non solo passione. Un bacio che mi fa capire che forse tiene davvero a me.
Mentre le nostre lingue si incontrano Alex avvicina il suo corpo al mio, mi posa una mano sul fianco ed una dietro la nuca attirandomi di più a sé. Anche io, senza nemmeno accorgermene, lo avvolgo con le mie braccia, totalmente persa in quel bacio da sogno che mi provoca brividi ovunque. Sento chiaramente la sua erezione premere su di me e la cosa mi eccita da morire anche se la mia parte razionale dice che è ancora troppo presto per lasciarsi andare del tutto.
A quanto pare Alex è dello stesso parere.

"Forse è il caso di fermarsi, per ora." Dice interrompendo il nostro bacio. "Non che non ne abbia voglia, sia chiaro, ma non voglio pensi che desidero solo il tuo corpo. Non è solo sesso questa volta ed è giusto che ci prendiamo il giusto tempo." Mi guarda intensamente, come a volermi permettere di leggere dentro i suoi meravigliosi occhi blu la sincerità con cui mi sta parlando. "E poi sono davvero stanco." Aggiunge ridendo. "Ci stendiamo un po' sul divano a vedere un film, ti va?"

"Ok." Acconsento cercando di mettere a tacere la mia voglia di lui e ci spostiamo sul divano. Questa volta ci sediamo vicini, le sue braccia mi stringono in un abbraccio. "Ma non voglio fare tardi, domani si lavora e se il mio capo non mi vede in piena forma è un disastro. Non sai che tiranno che è!"

"Questi capi tiranni!" Sorride.

"Alex, a proposito di lavoro." Mi faccio seria ed aspetto di avere la sua attenzione. "In ufficio ci comporteremo in modo professionale, ok? Là dentro saremo solo capo e segretaria."

"Farò del mio meglio. E fuori invece? Fuori dall'ufficio cosa saremo?"

"Non mi importa la definizione di ciò che saremo. L'importante è che ti sia chiaro che non accetterò di condividerti con nessuna."

"Sarò tuo. Solo tuo." Mi rassicura.

Ed io cerco di credergli.









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