54 *L'unica vincitrice*

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Mi hai insegnato a perdere e ora non puoi perdere più

Mi hai insegnato a vivere, ora devi farlo anche tu

(Un giorno in più, Irama)

Questa canzone è poesia, mi viene da piangere AAAA

Ho la nausea. Sto letteralmente per vomitare.

Nell'abitacolo si sente solo il suono ansimante del mio respiro.

È come se mi stessi trovando in un incubo, eppure nonostante la pelle del mio polso destro sia diventato bordeaux a forza di darmi i pizzicotti, continuo a non svegliarmi.

Ed ecco che sento un altro conato di vomito salirmi in gola, dunque mi porto una mano alle labbra per evitare di sboccare.

Sento la mia gamba accaldarsi.

Abbasso lo sguardo per notare la mano di Josh posato proprio nel punto in cui la pelle è più calda.

Alzo lo sguardo su di lui.

«Ancora due minuti, okay?» cerca di tranquillizzarmi.

Io distolgo lo sguardo.

Come se fossero pochi. In questo momento anche solo un secondo sembra durare un'eternità. E non posso dare la colpa neanche a lui perché chissà quante multe avrà preso pur di fare il più veloce possibile.

È solo che... Jay ha bisogno di me in questo momento e io devo esserci.

La macchina si ferma. Alzo lo sguardo per trovare l'entrata dell'ospedale.

Senza dare a Josh il tempo di parcheggiare, apro la portiera ed esco. Non mi importa di Josh che mi chiede di aspettarlo o che impreca.

Senza voltarmi entro nell'ospedale puntando subito all'ufficio informazioni dove trovo una donna impegnata al telefono.

«Dove si trova Jackson Edwin Johnson?»

La signora al telefono mi fa cenno di aspettare.

«Non ho il tempo di aspettare.» ribatto scontrosa, al che la signora si infastidisce.

Se solo avessi ascoltato tutto ciò che mi stava dicendo zia Megan ora saprei dove andare senza perdere tempo qui, ma la mia mente non riusciva a collegare dopo quelle tre parole.

Jackson sta morendo.

Ecco che un altro conato di vomito si fa sentire prepotentemente ma cerco di mandarlo via di nuovo.

Poggio con brutalità le mani sul bancone «Senta, io devo saperlo ora.» e non faccio in tempo a dire altro che una mano si posa sulla mia spalla.

«Scusi, ma saremmo di fretta: suo fratello sta morendo e potrebbe avvenire anche ora e se lei non riuscirà a vederlo sarà colpa sua.» spiega Josh con una tranquillità destabilizzante facendo un cenno verso di lei al "sua" per far capire che si riferisce alla segretaria.

Sul viso della segretaria compare un miscuglio di sconcerto e compassione. Poi si rivolge a me. «Me lo doveva dire fin da subito» si blocca «No, non stavo parlando con lei» dice al telefono «Resti in attesa: ora ho qualcosa di più urgente da fare» e detto ciò inizia a digitare sul computer.

«Ha detto Jackson Edwin Johnson?» mi chiede.

«Sì» rispondo prontamente con le palpitazioni a mille.

Continua a gingillare col computer quando infine prorompe con: «Eccolo.» alza gli occhi su di me «Prenda le scale fino al terzo piano, poi svolti a destra nel reparto cardiologia, continui seguendo la striscia rossa disegnata sul pavimento fino a quando non troverà la camera 19»

FIDATI DI ME ✯Completa✯Nơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ