6 *Scar è il nome del zio di Simba*

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Mi perdo nei suoi occhi smeraldo ed è la voce del preside a destarmi.

«Finalmente, signor Anderson... credo proprio che le farà bene trascorrere del tempo con la signorina Johnson. Di sicuro migliorerà il proprio comportamento.» afferma con tono derisorio.

Ma dice sul serio? Non è che ho fatto niente di anormale, ho solamente bussato prima di entrare dentro la stanza. Perché? C'è chi non bussa?

Io non ho sentito Josh bussare... interviene la mia coscienza.

In effetti... che maleducato!

«Oh, ne sono certo. Sembra proprio una persona educata» dice con ironia senza distogliere lo sguardo da me.

Ma che vuole? Io sono una persona educata, anzi educatissima! Però, se penso al nostro incontro di ieri, devo ammettere che sono stata scortese: non gli ho detto neanche il mio nome. Ma che differenza fa? Ormai lo conosce.

«Già vi conoscete?» chiede il preside.

«Sì» «No» rispondiamo all'unisono.

Ovviamente sono io che ho risposto negando. Continuo a pensare di non conoscerlo.

Il preside ci guarda spaesato.

«No, non ci conosciamo. Probabilmente mi avrà scambiata per qualcun'altra» continuo mandando un'occhiata di sfida a Josh. Lui di risposta sorride divertito. Be' se si diverte per così poco, beato lui!

«Allora passiamo alle presentazioni. Josh Anderson, Scarlett Johnson. Scarlett Johnson, Josh Anderson. Poi credo possiate conoscervi più a fondo tra di voi.» afferma tutto sorridente.

Sì, contaci caro mio. Non mi farò avvicinare proprio da nessuno. Tuttavia, mi limito ad annuire.

«Bene Josh, sai cosa devi fare. A forza di farlo ogni volta potrebbe diventare il tuo futuro lavoro nel caso non passassi l'anno»

Ma questa affermazione non scalfisce per niente l'animo di Josh, il quale ribatte facendo l'occhiolino «Be' dipende dalla paga, signor Milton. Deve sapere che costo molto, non se ne trovano molti come me.»

Ma che sfacciato!

Il preside sospira e fa segno di uscire. «Buona giornata ragazzi»

«Altrettanto» affermo prima di uscire.

«Che lecchina che sei!» mi sussurra nell'orecchio.

Io sussulto. Ma da dove diavolo è spuntato fuori?

«Ma che problemi hai?» lo fulmino con lo sguardo.

«Altrettanto» mi scimmiotta lui.

«Chiamasi educazione» Alzo gli occhi al cielo uscendo dalla segreteria. 

«Ehi Johnson, dove credi di andare? Il giro parte dalla parte opposta.» Gli sento dire dietro di me.

«Non ho bisogno di nessuna guida da parte tua» continuo ad andare per la mia strada.

«E dove pensi di andare senza questa?»

Mi volto per vedere a cosa si riferisce. Noto che ha in mano il mio orario. Mi schiaffeggio la fronte. Come diavolo ho fatto a scordarmi l'orario e lui come ha fatto a prenderlo così velocemente senza che me ne accorgessi?

«Okay, dammelo» affermo perentoria.

«Che cosa?» chiede divertito.

«Il foglio, che cos'altro dovresti darmi?» ma nel momento in cui guardo il suo sguardo malizioso divento rossa come un pomodoro. Ma perché ogni fottuta frase deve avere un doppio senso.

FIDATI DI ME ✯Completa✯Where stories live. Discover now