48 *Tu non mi mentiresti mai, vero?*

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But I don't really care how bad it hurts
When you broke me first
(You broke me first, Tate McRae)

Il tragitto sembra durare una vita nonostante la scuola non sia poi così lontana da casa mia. Sembra quasi che Josh stia andando piano apposta…

Un'altra ipotetica causa potrebbe essere il silenzio. Da quando siamo entrati in auto nessuna dei due ha fiatato. Anzi solo quando Josh aveva acceso la radio per sovrastare quel silenzio così ossimoricamente rumoroso, lui mi ha chiesto se mi dava fastidio visto che avevo il mal di testa.

Io ho solo annuito e da allora non ha più parlato.

Stringo le mani che ho in grembo in due pugni, osservando attentamente lo spostamento delle piccole ossicine che le compongono.

Per la millesima volta sento il suo sguardo bruciare sulla mia pelle.

Stringo di più le mani mentre automaticamente trattengo il respiro.

Ma è solo questione di secondi, poi la sensazione scompare.

E per la prima volta da quando mi sono accomodata, punto i miei occhi su di lui.

Ha lo sguardo fisso sulla strada, eppure riesco a scorgere lo stesso il verde brillante dei suoi occhi che ha assunto una tonalità chiara a causa della luce inaspettata di questa giornata di gennaio. Ha la fronte corrucciata come se stesse risolvendo un problema esistenziale. Le ciglia lunghe e nerissime gli accarezzano la pelle ogni volta che sbatte gli occhi, mentre il suo naso si arriccia infastidito quando scorge delle bici per strada.

I capelli sono spettinati a causa del cappellino che si è tolto ma soprattutto ancora troppo lunghi, infatti gli tocca soffiare con la bocca assumendo un'espressione buffa per spostare i capelli dalla fronte. Purtroppo ricadono sempre allo stesso posto, infastidendolo ancora di più.

Sorrido.

Vorrei prenderlo in giro, vorrei dirgli che dovrebbe veramente spuntare i capelli. Vorrei, ma non posso.

C'è ancora una fastidiosa vocina nella mia mente che mi stressa ricordandomi la storia assurda di Aaron. Ma non si limita a questo, sta cercando di far venire a galla tutti i ricordi che potrebbero sostenere il suo racconto, ma mi sto sforzando per allontanarli. Perché mi fido solo di ciò che dirà mio fratello. O molto più probabilmente mi sto opponendo ai ricordi perché ho paura.

Prima, ogni volta che lo guardavo, sentivo le farfalle allo stomaco, sorridevo di vera gioia.

Ora invece non posso fare a meno di guardarlo e sentirmi divorare lo stomaco da una spaventosa paura. Paura dell'amore che provo per lui, un'amore che potrebbe spezzarmi definitivamente.

Scuoto energicamente la testa.

Basta. Basta pensarci, ci vorranno pochi minuti per scoprirlo e al solo pensiero rabbrividisco.

Lui volta lo sguardo verso di me, dunque io sposto il mio alla velocità della luce.

Lui arresta la macchina.

Merda, mi ha sgamata a fissarlo. Sembro una psicopatica: per parlare non gli parlo, per guardarlo, lo faccio ma di nascosto. E non solo psicopatica, una psicopatica che gli nasconde palesamente qualcosa.

«Siamo arrivati» afferma.

Cosa?

Alzo lo sguardo per vedere casa mia. Ero così intenta a guardare lui o le mie mani da non notare il mio quartiere.

«Okay» affermo senza guardarlo approcciandomi ad aprire la portiera, ma mi fermo non appena la sua mano si avvolge sul mio avambraccio.

Deglutisco.

FIDATI DI ME ✯Completa✯Onde histórias criam vida. Descubra agora