52 *Tu non hai mai mentito per proteggere qualcuno?*

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Inizio a saltellare sul posto cercando di riprendere l'utilizzo delle gambe. È da qualche giorno che sono chiusa in camera, in particolare nel letto, facendo finta di non sentirmi bene e a forza di rimanere sdraiata a letto mi fa male tutto, più di quando mi farebbe se mi muovessi tanto. Comico, no?

«Okay, ripassiamo per l'ultima volta il piano» propongo ad Aaron.

Mi abbasso per toccare la punta dei piedi, uno degli esercizi base di stretching.

Lo sento sbuffare dall'altra parte del telefono «Ancora?»

Mi rialzo subito.

«Sì, Aaron, ne ho bisogno.» dico con mani tremanti, un po' per l'adrenalina che mi elettrizza tutto il corpo e un po' per l'ansia all'idea di ciò che farò domani.

«Io verrò a prenderti alle undici e mezza con la scusa di portarti fuori a mangiare» inizia lui ripetendo quasi a macchinetta per fermarsi subito dopo.

Trattengo il respiro.

«Aaron sei deciso ad aiutarmi, vero? Perché in caso contrario te l'ho già detto: mi sbrigo da sola. Quindi se sei sicuro di volermi aiutare vai avanti o in caso contrario chiudi la chiamata.» lo avviso con il cuore che batte a mille.

Scende il silenzio.

Ma si spezza subito. E non grazie a me.

«In realtà non andremo a mangiare ma ti porterò da lui

Faccio un sospiro di sollievo. Anche se faccio finta di non aver bisogno del suo aiuto, in verità ne ho più bisogni di quanto pensa, proprio perché mi serve Aaron per trovare lui. Il capo dell'organizzazione mafiosa, colui che dà gli ordini.

«Dal boss.» continua Aaron «Dirò di averti rapita in questo modo non finirò nei guai e lui continuerà a fidarsi di me. Noi inizieremo a raccontarti il motivo per il quale ti troverai lì, la storia di tuo fratello. Ed è proprio lì che dovrai dare il meglio di te.»

Stringo nel pugno il telefono, ferma in mezzo alla stanza.

«Scarlett, dovrai dare il meglio di te: dovrai fingere di non sapere niente e soprattutto non dovrai reagire male nel caso in cui aggiungesse dei particolari che non conosci o addirittura falsi.» mi mette in guardia «Non "dovresti". Ma "devi". Non hai altra scelta»

Okay, devo ricordarmi in futuro di non chiamare Aaron quando avrò bisogno di tranquillizzarmi.

Mi sistemo nervosamente i capelli dietro le orecchie iniziando a camminare per la stanza «Lo so. Lo farò.» riesco ad usare una voce sicura nonostante tutto dentro di me sia in subbuglio. «Lo farò per Jackson.»

Per Dean, tuo fratello. Per te. E per... me.

«Ora inizia la tua parte, devi ripassare tu il piano: ti passo il testimone» mi dice.

Effettivamente ha ragione.

Annuisco, ricordandomi solo dopo che lui non mi può vedere dunque continuo il ripasso del piano.

«A quel punto mi offrirò per ripagare ciò che manca da pagare a Joy in modo da liberarlo completamente dal debito che lo lega a loro.» mi rigiro tra le mani le chiavi della macchina «Ciò che lui non saprà è che» mi blocco all'improvviso «Sei sicuro che non possono intercettare la telefonata?» mi affretto a domandargli guardando il telefonino Nokia che mi ha prestato l'ultima volta che ci siamo visti.

Mi aveva riferito che con quel telefono avremmo potuto parlare tranquillamente. Mi ricordo perfettamente il suono della sua risata quando ha aggiunto che era addirittura multiuso visto che poteva essere usato come un'arma. In fondo si narra che i nokia vecchi siano indistruttibili.

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