Capitolo 7

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Alexander

Come da programma, Tancredi ci ha fatto ottenere quattro inviti per la serata al Lux. Tra meno di un'ora varcheremo quella soglia, e scopriremo finalmente il giochetto delle Royal stars. Hanno tenuto i loro volti segreti per tutti questi anni. Potevano camminare liberamente per le strade di New York, poiché nessuno le riconosceva e la stampa stava loro alla larga. Ovviamente tutte le fondazioni a scopo benefico sono coperture dello sporco lavoro che conducono ma, chi sono io per giudicare?

"Hai un piano?", Eros entra in cucina, versandosi un bicchiere di scotch nel bicchiere.

"Non ne sono ancora sicuro. Prima voglio capire il motivo di questo rivelarsi".

"Magari hanno ricevuto delle minacce".

"Non credo. Ho tenuto d'occhio tutti i possibili nemici della loro famiglia, fin dalla morte di Alvaro, e nessuno si è mai fatto vivo".

Restiamo in silenzio, assorti nei nostri pensieri mentre attendiamo gli altri due.

"Però sono... Insomma, l'hai notato anche tu?".

Eros è agitato, ed è una novità. Non si è mai lasciato andare a complimenti. Direi che dei quattro, quello più scorbutico e avaro di belle parole è proprio lui.

"Della loro incredibile bellezza?".

"Si, fratello. Quando ho acceso la luce e ho guardato di fronte a me, non sapevo dove saettare gli occhi per prima. Ma le hanno disegnate, cazzo?"

Tancredi ed Enea ci raggiungono, sistemandosi i polsini e la camicia sotto la giacca.

"State parlando delle Rodríguez?" chiedi Tancredi, spostando gli occhi da Eros a me.

"E di chi, altrimenti? Hai mai visto volti così in giro?". Questa volta è Enea a parlare.

"Noto che a nessuno di noi quattro sono indifferenti i loro corpi, quindi".

"Propongo una cosa. Lo facciamo solo una volta, giusto per stemperare la situazione". Eros ora è tutto eccitato, ha gli occhi sgranati e un sorriso sghembo.

"Sentiamo.." alza gli occhi Enea, come suo solito.

"Al mio tre, ognuno di noi dice il nome della Rodríguez che più l'ha incuriosito e che vorrebbe portarsi a letto. Che ne dite?".

"E se uno di noi dice lo stesso nome?" chiede Tancredi.

"È solo un gioco, nessuna ripercussione", chiarisce il piccolo di casa.

"Ok, ci sto". Enea beve l'ultimo sorso di brandy, e si passa una mano sul viso.

"Ci sto anche io".

Tancredi, Eros ed Enea mi guardano sperando in un mio consenso. Alla fine è una cosa innocua, anche se sono nostre nemiche, son pur sempre delle bellissime donne e noi uomini affamati.

"D'accordo allora, al mio tre, diremo il nome".

Prendono tutti un respiro e si preparano. Sembra quasi che stiano per andare in guerra, ma capisco perfettamente il loro stato d'animo. Se qualcuno di loro dovesse dire il nome che ho in mente io, lo farei fuori. Non è questione di gelosia, ma di marcare il territorio. Se i miei occhi si sono posati su qualcosa o qualcuno, nessuno di loro o nessuno in generale, deve posarci neanche il pensiero.

"Tre, due, uno.."

"Isabella".

"Astrid".

"Persefone".

"Odette".

Dopo un attimo di silenzio, ci guardiamo e iniziamo a ridere. Fortunatamente nessuno ha detto lo stesso nome, altrimenti sarebbe stata una carneficina.

"Odette, eh? C'avrei giurato che ti sarebbe piaciuta. Occhi furbi e chioma lunga" Enea sbeffeggia Eros.

"E tu, Astrid? Quella ti mangia vivo! Stai attento alle palle" rimbecca quest'ultimo.

"Io credo di esser stato attratto dagli occhi di Persefone. Mi guardavano come volessero vedermi dentro". Tancredi ammutolisce tutti.

"È la loro tattica. Ti studiano come fossi un animale in gabbia e loro i tuoi liberatori o, aguzzini".

Tancredi mi guarda per un momento, titubante.

"Isabella è molto bella, Alexander. Ero sicuro ti sarebbe piaciuta. Ha quella forza nello sguardo. Molto simile al tuo".

Enea ed Eros annuiscono all'unisono.

"Si be, non mi è indifferente. O almeno non lo è il suo corpo. Come non lo sono il resto delle sorelle per voi".

Decidiamo di uscire da casa, per non arrivare troppo tardi alla serata e perderci lo spettacolo. Ognuno prende la sua macchina per dirigerci al locale. Tancredi mi ha informato che non ha dovuto faticare per accaparrarsi gli inviti. Quindi, abbiamo dedotto che le sorelle ci volessero a quella festa, ed io non sono un tipo che delude le aspettative altrui. In mente ho ancora il discorso di cinque minuti fa. I miei fratelli sono attratti dalla tentazione come lo sono io. Spero che questo non giochi a favore delle Rodríguez. Non possono trovare il nostro punto debole. Non possono capire su cosa devono fare leva. Devono ritenerci inaccessibili. Devono ritenerci imperturbabili.

D'Amore e D'Odio Where stories live. Discover now