Capitolo 36

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Isabella

L'invito al galà di beneficienza arriva come ogni anno e questa volta ho spuntato il quadratino accanto alla parola "conferma", scrivendo poi il nome del mio accompagnatore, Alexander Moore.

L'evento si terrà, stasera, in una grande villa lussuosa e antica, di proprietà dei coniugi White, fondatori dell'ente beneficiario per cui ogni anno elargisco  un consistente contributo. Ho sempre dovuto declinare l'invito le scorse volte, data la mancata apparizione ad ogni serata o avvenimento, ma dopo la riapertura del Lux, è tutto cambiato.

"Perché questa volta hai ricevuto solo tu l'invito?", mi chiede Astrid.

"Sinceramente non lo so. Magari è una festa privata a cui parteciperanno solo i benefattori principali".

Gli assegni spediti ogni anno hanno sempre avuto il mio nome per firma, nonostante fossero emessi dall'intera famiglia Rodríguez.

"Qualcosa mi puzza".

"Che intendi?", domando a Odette la quale è comodamente stesa sul mio letto, mentre io sono intenta a scegliere l'abito per la serata. Alexander mi verrà a prendere alle otto in punto, e sono già in ritardo.

"Non lo so, chiamalo sesto senso".

Mi fermo di botto, non pensando più all'abito ma concentrando la più totale attenzione nei confronti delle mie tre sorelle.

"È successo qualcosa che non so?".

"No", mi rispondono in coro e so che non mi stanno mentendo.

"Ma?"

Odette si alza dal letto, venendomi incontro. Mi prende le mani e punta i suoi occhi verdi nei miei.

"Non voglio che ti preoccupi per nulla. Ripeto, è solo una sensazione e magari è dovuta da tutti i casini che stanno accadendo. Goditi la serata e non pensarci. Io non lo farò sicuramente", cerca di rincuorarmi con un sorrisetto.

"Non lo farai sicuramente?", domando sospettosa.

"Ho invitato Eros qui, e credimi, farò di tutto tranne che pensare". Alza e abbassa le sopracciglia in maniera maliziosa.

"No ti prego, questa scena non la voglio nella mia mente", urla Persefone coprendosi le orecchie con le mani. Astrid scoppia a ridere, contagiandomi. Mi rassereno un po' e torno alla scelta del vestito.

Ho tre opzioni tra cui decidere. Un tubino aderente, blu notte senza spalline e con la scollatura a cuore; un abito corto ma elegante, di un bianco panna, leggermente scollato e infine il mio preferito: abito lungo, rosso acceso. Per tutta la stoffa vi sono delle decorazioni ricoperte di brillantini e la gonna ampia dà quell'effetto principesco. La scollatura profonda non è provocante, nonostante metta in evidenza il petto. Lo guardo con aria sognante, e credo di aver fatto la mia scelta. Prima di indossarlo, però, dovrò fare trucco e parrucco. Mi siedo davanti al mio specchio, con Astrid che è intenta a legarmi i capelli in un morbido chignon basso, lasciando due ciuffi leggermente ondulati sul davanti mentre Persefone mi trucca con fare professionale.

Dopo due ore di preparativi, sono pronta. Mi guardo per l'ultima volta allo specchio, e mi vedo bella. Mi vedo bene. Sono felice.

"Sei bellissima". Odette mi spia dalla porta, appoggiata allo stipite con le braccia conserte. La invito a raggiungermi davanti allo specchio. Le cingo la vita, avvicinandola a me, e poggiando la mia testa accanto alla sua.

"Sei uguale a mamma", mi dice con le lacrime agli occhi, "hai quello sguardo da donna fiera, che strega tutti". Inizia a piangere, ricordandosi di nostra madre, così l'avvolgo tra le mie braccia, com'era solita fare lei quando stavamo male, cullandola dolcemente e riempiendo di baci la sua testa.

"Ti manca molto?", le chiedo anche se so già la risposta.

"Ogni giorno. Ma tu me la fai mancare meno".

Asciugo le sue lacrime, cercando la forza dentro di me per non cedere. Sono così orgogliosa di lei e delle altre. Dopo la morte dei nostri genitori, ho dovuto prendere le redini dell'impero e della famiglia. Astrid e Persefone erano già grandi, ma la mia piccola Odette aveva solo quindici anni. Era nel pieno della sua adolescenza. Per lei sono stata una madre, un padre, una sorella e una migliore amica. La guardo negli occhi, così simili a miei, e ci vedo la mia stessa forza, il mio stesso coraggio, lo stesso sangue che scorre nelle vene.

"Io e te siamo un'unica cosa", sussurro.

Ci stringiamo ancora un po', finché Dimitri mi avvisa dell'arrivo di Alexander. Annuisco, ringraziandolo e provo a fargli un sorriso, ma dalla notte in cui ho iniziato una relazione con Alexander, è diventato freddo, distaccato, mi parla solo se necessario e non mi sorride mai. Mi manca il mio amico, il mio consigliere, la mia guardia del corpo, ma se ha deciso di comportarsi come un bambino, lungi da me riportarlo nel mondo degli adulti.

Scendo le scalinate con tranquillità. Non ho ancora alzato il capo, ma percepisco gli occhi infuocati di Alexander addosso. Prima di fare l'ultimo scalino, una figura entra nella mia visuale. Alzo il volto e incontro lo sguardo del mio uomo, che mi porge una mano. Non ci diciamo nulla. Non ci salutiamo. Semplicemente appoggio la mia mano nella sua e lui la bacia, con fare cavalleresco. Mi strattona con delicatezza su di lui, posizionando una mano sul fianco e avvicinando la sua bocca vicino al mio orecchio. Una frase sussurrata e sento non solo le farfalle, ma l'intero zoo nella pancia.

"Mi fai bene al cuore".

D'Amore e D'Odio Where stories live. Discover now