Capitolo 50

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Isabella

Immersa nel sonno, percepisco delle dita toccarmi.
Partono dalla testa, si immergono nei miei capelli e mi massaggiano la cute.
Poi, senza mai staccarsi, passano al viso.
Percorrono la mia fronte, delineano le sopracciglia, formano cerchi intorno agli occhi. Arrivate al naso, seguono il contorno, trasferendosi sugli zigomi.
Infine, si soffermano sulla bocca.
Dita callose sfiorano entrambe le mie labbra, accarezzandole.
Automaticamente, esce un sospiro da queste ultime. Mi muovo poco, non riuscendo a capire come mai questa volta il materasso del letto sia così scomodo e soprattutto, così caloroso.

Però poi, tutto mi ritorna in mente.
Non sono nella mia stanza e questo non è il mio letto.
Spalanco gli occhi e alzo di poco la testa, per guardami intorno. Ma non mi serve capire dove sono, perché una voce flebile mi arriva alle orecchie.

"Era ora che ti svegliassi. Ora che sei incinta pesi molto di più".

Non ho il coraggio di voltare lo sguardo, ho troppa paura che sia solo un sogno. Se dovessi incontrare gli occhi aperti di Alexander per poi scoprire che non è la realtà, non potrei sopportarlo.

Svegliati cervello bastardo, svegliati e dimmi che stai sognando.

"Voltati. Voglio guardarti ".

Prendo un bel respiro e, lo faccio.
Mi scontro con i suoi occhi aperti e dolci, con il suo sorriso sghembo, con il suo volto assonnato.

"Alexander", sussurro.

Non ho fiato né voce. Non ho forze e ringrazio il cielo di essere già stesa, altrimenti sarei svenuta a terra.

"Sono io piccola, sono tornato da te".

Appena le informazioni arrivano al cervello e mi rendo conto che è tutto vero, che non sto sognando, che è la realtà, lancio un urlo con tutta la forza e mi fiondo sulle sue labbra.
Lo bacio senza farlo neanche respirare e lui ricambia con tutto l'ardore che possiede.
Sono di nuovo tra le sue braccia, di nuovo assaporo il suo sapore.
Bacio la mia linfa vitale, il mio uomo, il padre di mio figlio.

"Isabella".

Tancredi, Eros ed Enea spalancano la porta, accompagnati dalle mie sorelle.
Il volto preoccupato però, cambia immediatamente alla vista di me e Alexander avvinghiati a baciarci.

"Abbiamo sentito.... Abbiamo sentito un url....".

Tancredi non riesce a parlare. I suoi occhi sono piantati su Alexander che adesso, gli sorride.
Enea ed Eros entrano nella stanza con velocità e con altrettanta velocità abbracciano il fratello. Mi sposto di poco per permettere loro di salutarlo come si deve.
Osserviamo incantate i fratelli Moore piangere e sorridere, mentre si abbracciano l'un l'altro.
Siamo fiere dei nostri uomini.

Dopo aver ricevuto da tutti il bentornato, Alexander riposa nel suo letto. Non ho lasciato la sua mano neanche un secondo, da quando si è risvegliato. Né tanto meno, ho smesso di guardarlo.

"Ho fatto chiamare il Doc, sarà qui a momenti".

Alexander non mi toglie gli occhi di dosso e non la smette di sorridere.

"Alexander, non che il tuo sorrisetto non mi sia mancato, ma è fastidioso", lo prendo in giro.

"Ti ho sentito", mi dice, dopo un po'.

"Mi hai sentito?", chiedo non riuscendo a capire dove voglia andare a parare.

"Questa notte, prima che ti addormentassi. Ti ho sentito".

Faccio mente locale e quando capisco a cosa si riferisce, arrossisco.
Io, Isabella Rodriguez, arrossisco.

"Oh..", riesco a dire, imbarazzata.
Sento le guance cambiare dal rosa al rosso acceso. Tutto il sangue ha iniziato a concentrarsi verso la mia faccia perché mi sento paonazza come non mai.

"Anche io".

Alzo la testa.

"Ti amo, anche io".

Restiamo così, a guardarci e toccarci, senza dirci neanche più una parola.
Il Doc entra, chiedendomi di lasciarlo lavorare con solo Alexander ed io accetto.
Lo bacio, dicendogli che sarò proprio qui fuori.
D'altronde, abbiamo tutto il tempo del mondo per amarci.

Lascio la stanza con il cuore leggero. Il dolore, il peso, la paura, l'ansia e il timore hanno abbandonato il mio corpo nell'esatto momento in cui Alexander ha aperto gli occhi.
Cammino per i corridoi della mia villa, ritrovando quella forza e quella tenacia che mi ha sempre contraddistinta.
La tigre è tornata, signore e signori.
Più forte, più coraggiosa, più indomabile di prima.

Mentre percorro i corridoi, le mie sorelle mi affiancano, muovendosi nel mio stesso modo ma ora, non siamo più sole. Insieme a noi, camminano i Leoni.
Il coraggio delle stelle si è unito alla forza dei Leoni. Sete di vendetta e di giustizia accompagnano le nostre azioni.
Mai più nessun errore. Mai più alcun tradimento.
Le regole sono cambiate, la rabbia è maturata. La ferocia è libera e l'ira, slegata.
Che Dio benedica e protegga chiunque si metta sulla nostra strada.

La famiglia Moore - Rodriguez scende sul campo di battaglia, pronta alla guerra e assetata di vittoria.

D'Amore e D'Odio Where stories live. Discover now