Capitolo 38

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Isabella

Ci posizioniamo al centro della sala. Alexander mi circonda la vita e iniziamo a muoverci seguendo le note della canzone.
Occhi negli occhi.
Il mio cuore batte all'impazzata e mi chiedo perché, dato che stiamo ballando semplicemente. Poi mi ricordo di quella Evelyn e sento il sangue defluire.
Quando ho notato quell'ammasso di silicone farsi sempre più vicina al mio uomo, ho visto rosso.
Per non parlare del sorriso vittorioso di Alexander quando ho minacciato Evelyn di ucciderla se solo si fosse avvicinata ancora a lui. L'avrei preso a schiaffi e dopo, l'avrei baciato.
Mi sono scoperta gelosa e non mi dispiace.

"Un incanto", mi soffia sulle labbra Alexander.

Poggio la mia fronte sul suo petto, sentendo il suo cuore vivere.
È così bello stare nelle sue braccia. Mi sento al sicuro, mi sento protetta. È come se appartenessi a lui; come se lo spazio tra le sue braccia, fosse la mia casa.
Ci rimarrei per sempre e per sempre, ci rimarrò.

La musica si conclude e una serie di mani iniziano ad applaudire. Giro il capo a destra e a sinistra e mi rendo conto che gli applausi sono tutti per noi.
A quanto pare abbiamo dato spettacolo. Siamo stati gli unici a ballare.

"Evviva l'intimità".

Sorrido alla battuta di Xander mentre ringrazio con un cenno del volto le persone che mi si parano davanti.
È tutta la sera che sono impegnata con senatori, governatori, probabili presidenti e via dicendo. Mi fanno domande a cui mi tocca rispondere, e molti di loro mi hanno chiesto di entrare nel giro, ma come da codice, ho fatto finta di nulla.
Domani mattina ne parlerò con Dimitri e convocherò chi potrebbe interessarmi.

Due ore e una serie di cocktail dopo, siamo finalmente nella limousine. Ho chiesto ad Alexander di venire da me e lui ha accettato.
Voglio passare l'intera notte con lui a fare l'amore e già con questa intenzione, iniziamo i preliminari in macchina.
Il separietto è alzato.

Mi siedo a cavalcioni su di lui e, non perdendo tempo, inizio a baciarlo.
Alexander ricambia il bacio, passando le sue mani su tutto il mio corpo. Mi fa più vicino a sé, tastandomi di tanto in tanto il culo.

"Non vedo l'ora di togliertelo di dosso".

"Sotto protesti trovare altre sorprese".

Mi morde il labbro inferiore per poi ribaciarmi.
Continuiamo così finché non percepisco la macchina che imbocca la salita per arrivare alla villa.

"Manca poco".

Non ci stacchiamo l'uno dall'altra, troppo presi.
È solo quando l'autista bussa al separietto che iniziamo a calmarci.
Il problema arriva, però, quando l'autista impreca, frenando.
"Cosa diavolo è successo qui?".

Scendo subito da Alexander, abbassando il finestrino dal mio lato.
I miei due uomini, che erano a guardia del cancello, sono morti, a terra.

"Cazzo", dice Alexander.

"Autista, parcheggi. Scendo qui".

Alexander inizia a rivestirsi dato che avevo sbottonato la sua camicia per toccarlo meglio.

"Qual è il piano?", mi chiede.
Inforco la pistola che avevo attaccata alla coscia ed esco subito dall'auto.
"Seguimi".

Corro, stando attenta a non farmi vedere da possibili nemici, per tutto il vialetto che conduce alla porta d'ingresso ma quando arrivo a due passi dall'entrata, i corpi di Chris, Raul e Pablo mi aspettano.
Vorrei gridare e urlare, ma non posso. Mi volto dietro e trovo Alexander con gli occhi sbarrati, intenti a guardare i miei uomini della sicurezza sgozzati.
Gli faccio segno che sto per entrare e lui annuisce.
Conto fino a tre e apro la porta della mia villa.

Buio.

Tasto con la mano tutta la parete di destra, finché non trovo l'interruttore e lo accendo.
La luce talmente forte dapprima mi acceca. I miei occhi si abituano pian piano e quando inizio a divagare per tutto l'ingresso, scorgo un corpo disteso a terra.
Mi avvicino di un passo e non ci metto molto a capire chi è.

Urlo. Grido. Piango.
Grido. Urlo. Piango.
Urlo. Urlo. Urlo.

Sono fuori di me, letteralmente.
È come se mi vedessi da fuori.
Mi accascio a terra, accanto al corpo esanime della mia guardia del corpo, morto per proteggere la mia casa.

Dimitri, il mio Dimitri, è morto.

"Non puoi lasciarmi, non puoi lasciarmi!" inizio a gridare prendendo a pugni il suo petto. So che non può sentirmi. So che non può reagire ma Dimitri è mio amico. È la spalla su cui piango. È l'uomo che mi ha visto crescere, che mi ha insegnato a difendermi. Lui mi ha plasmato, mi ha fatto diventare la donna che sono.

"Dimitri! " urlo talmente forte che la gola mi esplode.
Lacrime escono grondanti dai miei occhi e sento il mio cuore scheggiarsi. Mi sporco le mani del suo sangue e mi maledico per non essere stata qui a proteggerlo.

"Isabella!".

Le voci delle mie sorelle che mi chiamano mi ridestano. Sono sporche di sangue anche loro, bianche in volto, ma vive.
Mi affiancano, facendosi cadere a terra e come me, piangono.
Ma c'è un problema.
Sono due.
Astrid e Persefone.
Sono due.

"Dov'è Odette?".

Non alzano il volto, gridano silenziosamente e piangono come forsennate.

"DOV'È ODETTE?" tuono e finalmente mi guardano.

"Non è riuscita ad entrare nel rifugio anti panico. L'hanno presa".

E il mio cuore, che fino a poco prima era scheggiato, ora è in frantumi. In mille pezzi.

D'Amore e D'Odio Where stories live. Discover now