Capitolo 51

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Alexander

Cinque anni dopo

Il caldo di agosto mi bagna la camicia e i capelli. Chiazze di sudore ovunque mi rendono irritabile, ma cerco di rimanere sereno.
"Papà papà".
Alvaro si arrampica sulle mie gambe.
Nonostante abbia cinque anni e sia già un ometto, ama essere preso in braccio come quando aveva tre anni e pesava molto meno.

"Cosa hai in mano?"

"Una sorpresa per mamma", mi dice con il sorriso sdentato.

Alvaro è la mia fotocopia. Tratti decisi, pelle olivastra, capelli e occhi scuri. Ma lo sguardo determinato e biricchino è di Isabella, mia moglie.
La cerco con lo sguardo e la trovo seduta sul dondolo mentre allatta nostra figlia di pochi mesi, Estelle.
Come avesse sentito i miei occhi, alza il volto e mi sorride.

Nonostante il parto recente e tutti gli avvenimenti passati, mia moglie rimane di una bellezza e una visione unica.
Subito dopo la mia riabilitazione, le ho chiesto di sposarmi.
In due mesi eravamo marito e moglie.
Insieme abbiamo sterminato la famiglia Esposito fin dalla radice, ottenendo il potere della mafia italiana tra le mani. Abbiamo instaurato nuovi legami, ampliato il nostro raggio di azione.
Ora siamo un'unica famiglia: Moore - Rodriguez.

Il nostro primo figlio, Alvaro, erediterà un grande impero.
Abbiamo deciso di dargli il nome del padre di Isabella, poiché è nato nel suo stesso giorno. È stata una decisione comune. Alvaro Rodriguez è stato un grande uomo e un ottimo padre, nonostante quello che abbia fatto.
E poi, trovo una sorta di soddisfazione nel sentire questo nome, legato al cognome Moore.

"Sei uno straccio fratello".

Enea mi da una pacca sulla spalla, mentre Astrid prende in braccio il piccolo ometto.

"Vieni dalla zia, amore".

Alvaro non se lo fa ripetere due volte, fiondadosi tra le sue braccia. Già da quando aveva tre mesi, amava essere circondato dalle donne e guai a chi osava toglierlo dalle loro braccia.
Sarà un vero dongiovanni.

"Lo saresti anche tu se avessi una bambina che strilla e non ti fa dormire".

Mi massaggio la radice del naso, stanco come non mai.

"La piccola Estelle vi da del filo da torcere, eh".

Tancredi ed Eros si uniscono alla presa per il culo, che avviene si e no quattro volte a settimana.
Per ora nessuno di loro ha avuto figli con le rispettive compagne, ma non vedo l'ora che succeda per vendicarmi.

"Prega che la piccola non prenda il temperamento della madre, altrimenti avrà tutti gli uomini ai suoi piedi".

Drizzo subito la schiena, innervosendomi.

"Estelle non sarà toccata da nessuno", ringhio.

Sono geloso di mia figlia in ugual misura di Isabella.
Sono le mie donne. Mie, donne.

"Ah sarà suora? Non lo sapevo, congratulazioni".

I miei fratelli iniziano a ridere, prendendosi gioco della mia gelosia.
Li lascio con un bel dito medio e percorro il vialetto che mi divide da mia moglie.

"Fammi indovinare", inizia Isabella, "stavate parlando dei nostri figli".

"Loro parlavano, io mi incazzavo e basta".

Isabella ride delicatamente per non far svegliare il batuffolo che ora dorme tra le sue braccia, sul suo petto.
Mi sporgo per osservarla, rimanendo incantato.
Pochi mesi, ed è già bellissima. Come Alvaro, è leggermente olivastra con i capelli scuri, ma al contrario del fratello i suoi occhi tendono al verde. I lineamenti delicati sono marchio Rodriguez ma questa volta, lo sguardo forte e tenace, è il mio.

"Incantevole".

Alvaro corre nella nostra direzione, saltando sulle mie gambe. Gli faccio segno di fare silenzio e lui obbedisce. Poi, porge dei fiori a sua madre, la quale lo bacia sulla fronte.

Ed eccoci qui, come un quadro famigliare, a goderci gli ultimi giorni d'estate. In lontananza i miei fratelli giocano con le sorelle Rodriguez, mentre noi riposiamo all'ombra.

Abbiamo attraversato tempeste e nubifragi, rischiando di affogare e di farci male. Ci siamo dati contro, diventando i nostri peggiori nemici.
Come due nuvole ricariche di odio ci siamo scontrati, generando tuoni e tempeste.
Ma quando il dolore è scomparso e la rabbia svanita, ecco che, come per miracolo, è tornato il sereno.

È tornato il sereno.

Prima regola dell'esser capo: la famiglia è il bene più prezioso. Proteggila a costo della vita.

D'Amore e D'Odio Where stories live. Discover now