Capitolo 19

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Alexander

Sono le due di notte. Dopo l'uscita di scena di Isabella, ho spaccato tre o quattro bicchieri altri e alla fine mi sono calmato. Dovevo pensare lucidamente a ciò che era appena accaduto, quindi ho delegato ad Enea tutti i vari impegni della giornata e mi sono chiuso nella mia stanza.

Seduto sulla poltrona in camera, ripercorro con la mente gli attimi passati con la stronza. Lei che un attimo prima curava il mio labbro malandato, e l'attimo dopo muoveva quei suoi fianchi come se fosse la cosa più naturale del mondo. Ma quello che mi preoccupa maggiormente, è stata la mia, di eccitazione. Dal momento in cui ha accavallato le sue lunghe gambe, finché non è uscita di casa sculettando, il mio amico è stato dritto sull'attenti. Per non parlare di quando mi era sopra.
Dio, cosa cazzo ho combinato?

Le donne belle e fatte in un certo modo, mi sono sempre piaciute. Per anni sono stato circondato da modelle, fotomodelle e via dicendo, ma nessuna regge il confronto. La naturalezza del suo sguardo, la sensualità del suo corpo.. Un mix letale, per me.

Premo i palmi delle mani sugli occhi, scongiurando la mia mente di scacciare via il suo ricordo. Impreco, mentre mi butto supino sul letto e prendo il telefono che avevo lasciato sul comodino. Scorro la rubrica, piena di contatti femminili e cerco chi possa soddisfare al meglio il mio ego ferito e la mia eccitazione prorompente.
È notte fonda ormai, e solo poche ragazze, so per certo, saranno disponibili. Una di queste è Sophia, la bella brasiliana tutta curve e niente cervello. Premo il suo contatto e dopo due squilli, risponde. Non perdo tempo in convenevoli e stronzate simili e le ordino di farsi trovare all'hotel Maxim, camera numero 36.
Non porto mai ragazze nel mio attico, come i miei fratelli non portano le loro conquiste. È il nostro rifugio e dove ci sentiamo veramente, a casa. Quindi nessuno, a parte chi fidato, deve conoscerne la posizione. E tralasciamo che quella stronza di Isabella sapeva benissimo dove trovarmi.

Prendo la macchina e mi dirigo verso l'hotel. Una sana scopata è proprio quello che mi ci vuole. Mi distraggo, mi diverto, provo piacere e domani sarò lindo e nuovo. Come se niente fosse successo. Premo l'acceleratore, impaziente, e in cinque minuti sono all'entrata.

Una receptionist che ormai conosco da un po', e che per un po' ha anche scaldato le mie notti, mi accoglie con un sorriso un po' tirato. Deve aver capito che la bella brasiliana è qui per me.
Non è un mio problema la sua gelosia. Io ho sempre messo le cose in chiaro: sesso, sesso, sesso, niente coinvolgimento.

"Buonasera, Esmeralda", dico con tono suadente.

"Signor Moore", mi risponde.

"Ho prenotato la suite al terzo piano. Camera numero 36".

"Si, signor Moore. La sua suite è sempre pronta per lei".

Mi avvicino per sentire il profumo della sua pelle, ma me ne pento subito. Cazzo, è talmente forte da stordirmi e non è quello stordimento che ti piace avere.

"La mia ospite è già arrivata?", chiedo più per divertimento che per altro.

I suoi pugni si chiudono e l'espressione gentile che cercava di mantenere, casca.

"Chi? La puttana con un vestito talmente corto da farmi vedere l'utero? La pezzente? È arrivata saltellando". Risponde, ispida.

"Pezzente, addirittura? Dolce Esmeralda, quella pezzente puttana, come dici tu, è la figlia di uno dei governatori più potenti che ci siano sulla faccia della terra. Ora, non posso dire niente sul nomignolo 'puttana', e neanche tu data la situazione, chiariamoci, ma pezzente...".

La lascio così, tra le fiamme della sua gelosia e ora, della sua invidia.
Non ho voluto difendere Sophia, di lei  me ne fotte altamente, solo che sentirle dare della 'puttana pezzente', solo perché si gode la vita, proprio non mi va giù. Poi da quale pulpito, dato che lei per prima avrebbe voluto essere al suo posto.

Esco dall'ascensore e trovo alla mia destra la mia suite personale.
Entro, dirigendomi subito al piccolo bar fornito con i migliori whisky, non guardandomi neanche intorno. So che è qui, ne percepisco la presenza. Infatti, pochi attimi dopo, una mano con lunghe unghia rosse si spalma sul mio petto. Piccoli baci sul collo sono il suo saluto. Sophie sa cosa mi piace, sa come deve comportarsi. Niente parole. Nessuna conversazione, né all'inizio, né alla fine. Solo sesso.

Iniziamo a stuzzicarci, tra baci, morsi e schiaffi sul sedere. Per tutto il tempo cerco di avere gli occhi aperti, puntati su di lei.
Ci buttiamo sul letto e inizia la nostra nottata. Affondo, bacio, mordo e lecco. Occhi puntati sulle sue curve, nessuna immaginazione. Non esiste nessun altro all'infuori di noi due.
È questo che mi ripeto per tutto il tempo, finché Sophie prende in bocca l'erezione,  provando a farmi venire.

Chiudo gli occhi per un nano secondo, e il volto di Isabella che con forza ho tentato di scacciare, mi guarda.
E nonostante tutto, solo grazie a questa visione, esplodo.

D'Amore e D'Odio Where stories live. Discover now