3 Mai sfidare una Davis

9.8K 279 18
                                    

Il perdono libera l'anima, rimuove la paura. È per questo che il perdono è un'arma potente.
NELSON MANDELA

La giornata è stata calma, ho incontrato la professoressa di inglese: Madison Gray, una bella donna dai capelli biondi e dagli occhi azzurri con cui osservava noi studenti con attenzione e premura. Al contrario di Murphy, l'insegnante di matematica, è simpatica. Il professore di matematica è un uomo sulla quarantina con occhiali rettangolari poggiati perfettamente sul naso aquilino e i capelli castani. Un tipo così basso, che ogni volta che scriveva un'espressione sulla lavagna si poteva notare la sua statura in confronto alla stanza. Sia in letteratura inglese che in matematica sono con Annabeth e devo ammettere che è molto simpatica.
<Muovetevi! Manca l'ultimo giro di campo!> urla il professore di educazione fisica. La sua voce risuona nel campo come se avesse il megafono.
Quest'uomo o ha il ciclo o la moglie lo ha lasciato. Accelero ignorando i continui insulti che regala gratuitamente a tutti noi. Il professor Lee è un uomo sulla trentina con diversi tatuaggi lungo il corpo nascosti solo dai vestiti. Non ha capelli e la sua testa luccica sotto la luce del sole. Devo ammettere che se li porta davvero male.
Supero qualche ragazzo con l'affanno. Mentre corro non sento più le voci degli altri o anche solo il loro respiro. Il vento mi pizzica il naso e una sensazione di libertà mi si propaga nel corpo. 

"<Corri Totta> urlo. Lei accelera e la vedo al mio fianco. Ha i capelli raccolti in una treccia allentata che le incorniciano il volto in maniera ribelle. Da piccole eravamo diversissime e lo siamo rimaste: una mora e l'altra bionda, due fisici diversi, due caratteri diversi.

<Teo sono qui> trilla Dade inseguendoci. In mano porta un orsacchiotto scolorito dal tempo che gli mette in risalto i capelli cenere che gli cadono lisci sulla fronte. Le guance sono rese rosse dalla corsa e ha due grandi occhi verdi. Io e Totta acceleriamo il passo per fuggire dagli altri. Dai lati sbucano Teo e Ale. Essendo più alti di noi, non ci impiegano molto a prenderci e girarci per le spalle. Dade mette il broncio mentre Teo alza un sopracciglio. Matteo ha sempre portato quell'atteggiamento da duro e da grande, come se fosse il suo marchio di fabbrica. I suoi occhietti castani sembrano neri per quanto sono scuri e ritrovarseli mentre ci squadrano non è mai positivo. A fianco a lui c'è Ale che ci guarda sorridendo. I suoi occhi sono così diversi da quelli di Teo che quasi fatico a vederli insieme. I suoi sono blu e non il classico azzurro come quello di Totta, no, sono blu come l'oceano più profondo che l'uomo possa visitare.

<Che avete da correre?> domanda Teo. Sposto lo sguardo da lui a Totta che annuisce e abbassa lo sguardo colpevole. Metto la mano nella tasca e ne faccio uscire delle caramelle che abbiamo rubato dal cassetto dove mamma nasconde il cibo per paura che lo finiamo subito. Ale sospira chiaramente sollevato.

<Pensavo aveste rubato il cioccolato> commenta Alessandro. Teo afferra le caramelle velocemente e poi inizia a correre inseguito da noi altri."
Da piccoli è tutto così bello. Una lite diventa un gioco e da un gioco parte una corsa. Una corsa contro tutti e tutto. Se uno di noi corre l'altro lo avrebbe inseguito e sarebbe stato sempre così. Ma non sono pronta adesso ad essere inseguita. Non voglio portare nessuno nella mia maratona. So cosa cerco, ma non so cosa troverò. E questo mi spaventa non poco.

<Hai sentito?> domanda il professor Lee in un urlo. Mi fermo di botto guardandomi intorno. Quando noto che tutti sono fermi e che mi fissano capisco che l'insegnante è rivolto a me. Lo guardo storto non capendo cosa ho sbagliato. Mi soffermo sui suoi tatuaggi che gli spiccano sotto la maglia e sulle braccia. È strano vedere una persona tutta tatuata. Ha diverse spirali e disegni in stile gotico. Lui alza un sopracciglio evidentemente arrabbiato. <Avevo detto un giro. Si può sapere che hai a posto delle orecchie?> domanda furibondo. Mi mordo la lingua reprimendo l'ennesima sfuriata che vorrei fare. Sapevo che scegliere la scuola da frequentare sarebbe stato difficile, ma pensavo che dieci minuti mentre aspettavo l'aereo bastassero. Invece mi sono scelta la scuola con il professore pazzo. <Visto che hai ascoltato sarai la prima> dice per poi fare un cenno con la mano per farmi avvicinare con un gesto che di solito si usa coi cani. Non mi muovo nemmeno di un centimetro.

Un diavolo bussa alla portaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora