12 Ci faccio un bel falò

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Ogni problema ha tre soluzioni: la mia soluzione, la tua soluzione e la giusta soluzione.
PLATONE

<Siamo da ore a pensare a questo albero di merda> esordisco lamentandomi come una bambina guardando l'orologio sulla parete dove si trova Aron. Lo stronzo non si è spostato nemmeno di un centimetro dal suo adorato muro. Alla fine cede buttandosi sbuffando con una straordinaria eleganza sul divano.
Mi guarda male. Forse legge davvero la mente. Alza un sopracciglio. Oh, oh, sa che so che legge nella mente. Adesso mi manipolerà i pensieri e mi estorcerà qualche informazione. Meglio smettere con questi pensieri o gli viene davvero quest'idea.
<Che hai da guardare?> domando brusca. In risposta alza gli occhi al cielo.
Pericolo scampato.
Lo vedo fissare l'orologio di fronte a noi.

<Sono le 23:50 e domani c'è scuola> osserva l'essere ignobile al mio fianco. Poggio la testa sul divano e guardo il soffitto. Domani ho fisica e l'unica cosa che so è che la fisica è una materia scolastica. Chiudo gli occhi sbadigliando. Sono troppo pigra per andare in camera mia. È troppo lontana. Sento un brivido di freddo e apro un occhio in direzione del ragazzo al mio fianco che sta fissando intensamente il camino spento.

<Mi potresti passare le coperte per favore?> chiedo cordialmente. Lui continua a guardare il camino, ma so che mi ha sentita. <Conosco le buone maniere, ma non le userò più con te. Non ne sei degno> dico alzandomi e andando a prendere le coperte. Quando mi risiedo sul divano mi rendo conto che sta sorridendo perfido. <Stronzo> borbotto accartocciandomi nelle coperte e tirandogli un calcio. Vedo il suo volto mutarsi in una smorfia di dolore abbandonando il suo stupido sorrisino maligno. Adesso sì che posso riposare in pace. Ma se mi addormento il tempo scorre troppo velocemente e di conseguenza l'ora di fisica arriverà prima. Non posso dormire. Non ho proprio voglia di ascoltare questa materia oscura usata come mezzo di tortura per noi poveri e innocenti studenti. Spalanco gli occhi realizzando che il mio ragionamento geniale deve essere attuato. <Facciamo le regole?> Aron mi guarda male. <Permaloso> mormoro alzando gli occhi al cielo. Mi tira un calcio giocoso. <Da quando le ragazze si picchiano?>

<Da quando sei una ragazza?>

<Non è che se ti tiro un calcio non sono una ragazza> ribatto piccata dal suo commento.

<Ne sei sicura?> domanda lui retorico con un timbro di voce provocatorio. Alzo il dito medio facendogli una linguaccia.

<Sono sicura tanto quanto sono sicura che la regola che ti dirò non ti piacerà>

<E sentiamo> sentenzia squadrandomi. Sorrido sistemandomi il cuscino tra le braccia.

<Ogni volta che si infrange una regola c'è una pena> sentenzio. Si sistema meglio sul divano con un cipiglio in volto aspettando che io continui. <Si devono preparare dei biscotti che solo l'altro potrà mangiare>

<Ma è una scemenza> replica l'idiota. Mai, e ripeto mai, infangare i biscotti sacri.

<Non se sono i cookie> ribatto immaginando un piatto di biscotti di fronte a me. Caldi e squisiti...

<È un'idiozia lo stesso> afferma.

<Non mi interessa. O questa cosa o la pena di morte>. Sembra rifletterci per qualche secondo poi parla.

<Per quanto la seconda sia molto allettante non credo che tu voglia la tua testa mozzata>

<Perché credi che posso fare una cosa del genere?>

<Sei una Davis>

<Tu non puoi dirmi chi sono> sibilo a denti stretti e gli occhi a fessure. Il suo sguardo trasuda di tracotanza. Ci guardiamo per una manciata di secondi con astio poi gira la testa come scottato. Mi sistemo di nuovo nelle coperte e sbadiglio. Ho veramente sonno. Sento le palpebre bruciare e la testa girarmi. Non è tardi e io non sono una persona pigra. Non so perché questa stanchezza. Forse è la situazione generale. Chiudo gli occhi e li sento serrarsi intorno alle mie palpebre.

Un diavolo bussa alla portaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora