43 Tra mozziconi di sigarette

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Coloro che sognano di giorno

sanno molte cose che sfuggono

a chi sogna soltanto di notte.

EDGAR ALLAN POE


-POV MATTEO-

Sussurri nella notte. Parole che ricordano urla. Un pugno in faccia e la familiare sensazione del dolore.

Accendo una sigaretta guardando fuori la finestra. La notte mormora mentre il fumo entra nei miei polmoni. L'inchiostro grigio invade le mie narici.

"<Ti ucciderai fumando così tanto>" mi rimprovera il ricordo di mia madre.

Affretterei solo il nostro incontro.

Non c'è nulla di più bello di una Winston dopo una bella scopata.

Con lo sguardo puntato oltre il vetro della finestra, osservo il mondo circostante. I palazzi sembrano ombre. Non c'è luce tra gli appartamenti. I lampioni e le macchine che passano sulla strada sembrano lucciole. Il cielo è ricco di leggende. Un nome per ogni personaggio forte della mitologia.

Osservo la costellazione di Perseo.

Inalo altro fumo fino a che della sigaretta non rimane nulla. Non penso. Non provo nulla. Ecco la verità.

<Hey> mi richiama una voce alle mie spalle. Non mi giro, so chi è. <è tutto okay?> domanda non ottenendo nessuna risposta da parte mia. Sento un fruscio di lenzuola e le molle che cigolano sotto il suo peso. Poggia i piedi a terra e cammina facendo il meno rumore possibile. Mi tocca la spalla con la sua mano e mi volto posando la sigaretta dentro a un bicchiere con aria scocciata. Che cazzo vuole? Perché deve venire a rompermi i coglioni? <Torniamo sotto alle coperte?>

I capelli rossi ricci contrastano gli occhi azzurri che sembrano zaffiri nella penombra. Le lentiggini le ricoprono il viso fino a scendere lungo il collo, la clavicola e più giù. Il corpo è coperto dal lenzuolo che nel corso della notte è caduto per terra. Il trucco è sciolto dal sudore che le imperla ancora la fronte. È sexy, ma niente di più.

Come al solito dopo queste nottate non provo nulla. Se non un gran senso di appagamento e di odio nei miei confronti.

Sbatte le ciglia ancora assonnata. Guardo di nuovo oltre la finestra in cerca di qualcosa. Ma lei mi posa dolcemente la mano sulla guancia.

"Uno schiaffo in pieno viso. Il cuore brucia e l'anima è maledetta. <Alzati e si un uomo> afferma con voce alta. Mi rialzo con il petto che stringe e le braccia che tremano. <Sei un debole, e i deboli sai che fanno?> domanda afferrandomi per il collo della maglia. Le mie mani si posizionano sulle sue braccia nel tentativo che mi lasci. Mi sento mancare l'aria. I piedi non toccano più terra.

Basta, basta così. Ti prego.

<Perdono> dice colpendomi col ginocchio sulla pancia. Di slancio lascio le braccia per afferrargli i polsi e stringere con forza.

Mi sento l'aria mancare. La presa sul colletto della maglia diminuisce fino ad azzerarsi. Mi lascia cadere al suolo con un tonfo.

Un calcio mi fa piegare su me stesso, ma le gambe non cedono. Nemmeno loro provano più qualcosa.

Basta così, papà.

Mi tira i capelli fino a portare i suoi occhi neri nei miei dello stesso colore.

<Tu sei come me. Tu devi essere come me> dice tirandomi i capelli fino a strapparli come grano marcio in un campo di rose. Gli occhi si riempiono di lacrime, ma le ripongo dietro le orbite. Sacche apposite che ho costruito nel tempo. Non devo provare nulla. Nessuna emozione. O me la ritorcerà contro. Appena si allontana dal mio volto gli lancio lo sguardo più sfrontato che posso.

Un diavolo bussa alla portaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora