53 Sfiga o fortuna alternativa?

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La fortuna aiuta gli audaci ma sicuramente non te.
LEGGE DI MURPHY


Il sole mi trafigge le palpebre. Spalanco gli occhi immaginandomi già la stanza inondata di luce solare, ma quello che ho di fronte è tutt'altro. Totta ha la torcia del telefono puntata verso il mio viso. Sembra il dottore dell'allegro chirurgo con questa camicia da notte bianca. <Totta> sbotto scostandole la torcia dal mio viso. Mi guardo intorno per capire se sono ancora nella mia camera o se sono in un reparto per le operazioni. Non c'è sole. Fa solo freddo.

<Meno male ti sei svegliata. Parlavi nel sonno. Come ti senti?> domanda. Perfetto, sono diventata una spassosa chiacchierona anche quando dormo. Mi alzo a mezzo busto scoprendo la schiena e sorgendo da un mare di coperte. Mi fa male la testa, la schiena, mi bruciano gli occhi e tutti i muscoli e ho freddo. Insomma, una favola.

<Bene> dico strofinandomi gli occhi con le mani. Totta scuote la testa determinata com'è a non abbandonare la sua cavia, che si da il caso, oggi sia io. Poggia la mano sulla mia fronte e alza lo sguardo.

<Scotti ancora> esordisce. Io mi butto all'indietro con un tonfo coprendomi il corpo con le coperte fingendo di cadere da un bellissimo grattacielo altro almeno 85 piani. Beati gli uccelli che sanno volare. Io finirei come un criceto spiattellato. <Forse non è stata una buona idea quella di spedirti in un igloo>

Ieri durante il lavoro si è rotta la macchina per il ghiaccio, il quale mi è esploso sulla felpa che si è bagnata con acqua congelata. Fosse stato questo l'unico lato divertente.
Ogni volta che dovevo usare il ghiaccio per metterlo nelle bevande dovevo andarlo a prendere nella cella frigorifera (si, c'è davvero una dannatissima cella frigorifera in quel fottutissimo bar) ghiacciandomi ogni volta. La parte divertente o tragica, dipende dai punti di vista, è stata che la porta mi si era chiusa alle spalle abbandonandomi al freddo e al gelo come un polaretto sperduto per di più al buio. Ma alla fine si sa, dove c'è sfiga ci sono io che tiro a pugni la porta per farmi aprire mentre mi congelo nella Groenlandia a parlare con gli orsi polari.

<Forse hai preso la febbre> commenta lei allungando il braccio verso il comodino e estrae dal cassetto un termometro.

<Forse sto ancora dormendo> sbuffo mentre aspetto che il termometro suoni. In bip mi avvisa la mia temperatura corporea. 38,4°. <Pensavo peggio> borbotto sotterrando la testa sotto al cuscino. Mai più e ripeto mai più andare in una cella frigorifera con la felpa bagnata.

Sono sopravvissuta al Gestator e a tre scagnozzi con una pistola. È così quindi che muoiono i grandi eroi? Sarà questo il mio destino?

<Ti riscaldo il latte?> chiede rimettendo il termometro a posto.

<Si, mamma> scherzo.

<Spaccona> borbotta alzandosi e lasciandomi da sola in camera. Con la testa che scoppia ripenso ai primi momenti che sono arrivata qui. Mi ricordo quando i tre scagnozzi mi hanno rincorsa con delle pistole in mano. È stato lì che ho conosciuto Ally. Sono passati più di quattro mesi e senza di lei mi sento persa. È stata un'amica importante. Una salvatrice. Non era solo una scopa trovata in un vicolo vicino la spazzatura. Era molto di più. Chissà che fine ha fatto.

Con i pensieri colmi di ricordi, mi accartoccio su me stessa chiudendo gli occhi per dimenticare il mal di testa e nascondermi tra i sogni.

-POV ARON-

<Dovevate vederlo. È stato fantastico> esclama Lucas.

<Perché queste cose accadono mentre io non ci sono> si lamenta Josh facendo ridere Jess che gli dà un colpetto sulla spalla. La campanella non è ancora suonata. Tutti gli studenti sono riversati nel corridoio dagli armadietti colorati.

Un diavolo bussa alla portaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora