6 Il prosciutto maledetto

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Avere dei segreti presenta questo inconveniente: perdiamo il senso delle proporzioni e non ci rendiamo più conto se il nostro segreto è importante o no.
EDWARD MORGAN FORSTER

Lo Stronzo del mio coinquilino si è subito chiuso nella sua camera appena è tornato a casa. Inutile dire che aveva chiuso a chiave e tutti i miei tentativi di sfondare la porta a furia di pugni sono spariti verso ora di cena. La vendetta viene subito dopo il cibo, si sa. Ho mangiato un ottimo panino con il prosciutto devo ammetterlo, ma non è questo il motivo per cui adesso sto correndo come una pazza. Ho atteso pazientemente fino alle 23 che lui uscisse dalla sua stanza, ma non l'ha fatto. Così dopo una breve minaccia urlata alla porta sono andata a dormire. Questa mattina mi sono svegliata presto proprio per fargliela pagare ma il fifone se l'era già svignata. La scuola è stata come al solito una tortura. Matematica ha spiegato qualcosa, che io ovviamente non ho ascoltato. La matematica non la capisco proprio. Non sono Dade che è fatto per i numeri. Lui è quello che scoprirà un qualche teorema, non io.
La verità è che sto svagando il discorso ancora. Non è nemmeno questo il motivo per cui sto correndo come una furia. Sinceramente non so che cosa ho fatto per meritarmi questo. Subito dopo che sono uscita da scuola dei signori mi hanno iniziato a inseguire. <Merda> borbotto continuando a correre quando sento uno sparo. Le persone che mi rincorrono hanno una mira orrenda devo ammetterlo. Scavalco un cancello. Sento dei cani abbaiare. Svolto a destra tra dei vicoli stretti. Sento la sabbia frenare i miei passi e la mia rincorsa rallenta. La spiaggia è vuota. Perché la gente non c'è quando ce né bisogno? Faccio un salto e oltrepasso una panchina. Forse è per colpa del panino. Forse il prosciutto è maledetto. Si, non c'è altra spiegazione. Chi vorrebbe vedermi morta? Sono un angioletto.
Ma a chi voglio prendere in giro? Forse questi sono uomini ingaggiati da Aron per uccidermi. Forse ieri se l'è presa troppo per la minaccia sulla sua immacolata porta. Ma mi sembra eccessivo uccidermi perché l'ho minacciato di rompere la porta della sua stanza. Io non tolgo comunque l'ipotesi del prosciutto maledetto. Non si sa mai.

<Muovetevi> urla una voce profonda alle mie spalle. Svolto alla mia sinistra proseguendo poi dritto. Sento il fiato corto. Come ho fatto a finire in questa situazione? Sento le gambe a pezzi. Non sono mica Teo che va a correre tutte le mattine. La corsa più lunga che ho fatto è stata per prendere il telecomando per scegliere che film vedere. Continuo a correre. Sento la stanchezza iniziare a bloccarmi il petto e le gambe, eppure una scarica di adrenalina dettata dalla paura mi attraversa la spina dorsale. Corro con tutte le mie forze. Sento i passi degli uomini farsi sempre più vicini. Continuo a correre. Sento l'erba solleticarmi le caviglie. Ma dove sono finita? Un altro sparo mi sfiora e questa volta urlo. È la volta buona che schiatto. Certo che hanno una mira orrenda. Per me potrebbero pure farmi fuori, domani ho fisica. Intorno a me si trovano palazzi alti con delle serrande nei piani inferiori. D'avanti a me noto un muro coperto da manifesti. Mi fermo prima di schiantarmi come spesso accade nei cartoni animati. Cavolo. Non posso morire così. Mi nascondo dietro a un cassonetto. Fortunatamente li ho seminati un po'. Una goccia di sudore mi scivola dietro al collo provocandomi un brivido. Mi guardo velocemente intorno. C'è una scopa di legno appoggiata al muro. La afferro come un cavaliere potrebbe fare con una spada. Se devo morire allora qualcuno deve avere per lo meno il culo pieno di lividi. Sento i passi farsi sempre più vicini. <Dove sei ragazzina?> domanda l'uomo con il fiatone. Sento un rumore stridulo e capisco che è il rumore che provoca la pistola sul cassonetto. La pistola percorre tutta la lunghezza del cassonetto. Appena il suo viso fa capolino nella mia visuale, vedo il mio aggressore. I capelli sono grigi, ma non ha rughe che gli scavano il volto pulito. Ha dei piccoli occhi castani nascosti dietro a degli occhiali di metallo. Non appena lo vedo non perdo nemmeno un secondo e gli colpisco lo stomaco con la scopa. Gli altri due uomini si avvicinano. Faccio uno sgambetto con la scopa ad uno che cade a terra raggiungendo anche il tizio dai capelli grigi. Il terzo uomo afferra la scopa per cercare di non essere colpito. Io non mollo la presa. Faccio un affondo di scatto, spingendolo a sbattere contro il muro. Dalle sue labbra esce un verso sommerso dal dolore.
Godo. Sto amando questa scopa. Dovrei darle un nome come Exalibur, la spada del re Artù.
L'uomo libera di poco la presa e io strattono la mazza di scopa e scappando con essa. Corro più veloce che posso in una sorta di lotta alla sopravvivenza, anche se devo ammettere che è oggettivamente una lotta alla sopravvivenza. Corro come corre Totta quando ci sono i saldi nei suoi negozi preferiti, e se nessuno ha mai visto quella pazza correre quando ci sono i saldi è meglio che non parla. Mi guardo intorno. Sono finita in un giardino abbandonato vista l'altezza delle piante. L'erba è alta: mi supera le anche. Da quanto tempo non curano le piante? Con la coda dell'occhio vedo una moto nera. Il portamento rigido del ragazzo che la sta guidando mi ricorda solo una persona. Lo vedo guardarmi da sotto il casco. Di riflesso mi abbasso cercando di sparire tra le piante perché la corsa mi ha sfinita. Le gambe sono molli e prive di forza. Mi sposto dietro a un albero. <Dov'è finita?> urla un uomo. La sua voce è vicina. Faccio dei passettini indietro.

Un diavolo bussa alla portaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora