28 5 è il numero perfetto

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Il buio rapido scende,

e l'oggi è già il tuo ieri.

EDNA ST VINCENT MILLAY


-POV GINNY-

Sono cresciuta con la costante ricerca di un cambiamento. Di cambiamenti nella mia vita ce ne sono stati tanti, ma una cosa non è mai cambiata: loro erano con me. Da piccola quando guardavo la mia mano, pensavo che io e i miei gemelli siamo esattamente come le dita. Siamo cinque e se uno non funziona, l'intera mano ha difficoltà a compiere anche un gesto semplice. Ognuno di noi è un dito della stessa mano. Collaboriamo in un modo sempre e solo nostro. Cinque dita. Cinque gemelli. Si... cinque è sempre stato il numero perfetto. Non mi importa se gli altri non sono d'accordo con me. Per Pitagora il numero perfetto è 3 perché sintesi di un numero pari 2 e un numero dispari 1. Per la cultura cinese il numero 3 rappresenta la totalità cosmica, quindi il cielo, la terra e l'uomo. Anche per i cristiani il 3 è il numero della perfezione poiché rappresenta la Santissima Trinità. È per questo che Dante si è fatto tutte quelle pippe mentali per apparare nella sua opera tre cantiche, trentatrè canti e nove gironi infernali. Per altri il numero perfetto è 6 o 10 per motivi a me ignoti. Ognuno ha un proprio numero perfetto. Il mio è cinque. Senza un dito la mano non funziona allo stesso modo. Senza uno di noi, gli altri gemelli sono persi. E tocca a noi ricucire i tagli del dito ferito. Ci tocca prendere un cerotto e coprire le insicurezze. Abbracciarle e avvolgerle tra le cicatrici con cui conviviamo da una vita. Ognuno ha il proprio numero perfetto. E loro sono il motivo del mio. Non importa quanto sanguiniamo o quanto stiamo a pezzi. Ci saremo sempre l'uno per l'altro. Loro sono le uniche persone che non mi hanno mai ferita e sono le uniche persone che hanno la chiave della mia anima. Vorrei essere alle loro aspettative. Vorrei riuscire a convincere Matteo che non bisogna essere forti e che a volte è normale avere paura. Vorrei far capire ad Alessandro che bisogna mostrare anche il lato più triste di noi stessi e che non bisogna rinchiuderlo in una gabbia e liberarlo solo tra le note musicali. Vorrei che Davide capisse che la realtà non è solo lo schifo di vita che ci è capitata, ma è anche quella che ogni giorno ci regala piccoli sorrisi. Vorrei convincere Carlotta che... che lo specchio si deve infrangere. Che deve smettere di inseguire gli altri. Vorrei che inseguisse sé stessa oltre lo specchio fino a spaccarlo. <Il Little bar è a destra> afferma Aron rompendo il silenzio. Un pezzo di ferro infrange il ghiaccio. Abbiamo camminato per una mezz'ora abbondante in totale silenzio. Avevamo bisogno di metabolizzare ogni cambiamento. A ogni azione c'è una reazione. Da piccoli ad oggi siamo cambiati tutti. Chi di altezza, chi di maturità, chi di carattere, e chi... di tutto. Totta è sempre stata bassa, ma la corporatura robusta adesso si è affinata. Eravamo diverse da piccole e lo siamo ancora. Ognuno di noi ha i propri demoni. Abbiamo tutti quella cosa per cui combattiamo. Varchiamo gli inferi in cerca della via d'uscita. Salutiamo e sfioriamo le nostre insicurezze e le nostre cicatrici. In ogni uomo o donna c'è un tasto di autodistruzione. Ogni volta la mentre trova l'opzione più autodistruttiva. Una ferita al corpo può essere un graffio all'anima, ma un animo ferito è un corpo lacerato. Da piccoli tutto è un gioco e forse lo è ancora. Sono solo cambiate le carte in tavola. La Coca cola diventa vodka, gli abbracci un evento quasi impossibile, le biciclette diventano moto. Da piccoli ci spingevamo sull'altalena fino a sfiorare le foglie dell'albero sovrastante e ci sembrava il punto più alto dove potessimo arrivare. Dormivamo abbracciando tutti i peluche per non farli sentire soli. Vedevamo il futuro come un campo fiorito dove la linea che separa il cielo e la terra è netta, ma appena iniziamo a correre ci accorgiamo che dopo il campo ci sono montagne giganti piene di dirupi. Però non vedevamo l'ora di crescere. Aspettavamo che il vento si rubasse il tempo e ci portasse con sé. Pensavamo che i cieli infuocati al tramonto fossero solo una pennellata bellissima che ci accompagnava ogni giorno come una vecchia amica. Non vedevamo l'ora di crescere, di cambiare, di levigare gli spigoli del nostro carattere, di essere perfetti. Ma alla perfezione non ci arriveremo mai. Vivremo una vita alla ricerca della perfezione. La rincorreremo e la sfioreremo, ma non la toccheremo mai. I secondi passano e il silenzio incatena i nostri passi. Vorrei parlare con Carlotta. Dirle quanto sia sbagliato. Ricordarle i nostri 14 anni. Vorrei scappare dai ricordi e allontanare la sua mente dal passato. Vorrei parlarle, ma adesso non è il momento. Alzo lo sguardo da terra incrociando quello di Teo, Dade e Ale. Dobbiamo parlare.

Un diavolo bussa alla portaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora