30 Non ti permetterò di...

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Essere stato un uomo,

significa aver dovuto combattere.

GOETHE


Gli occhi saettano. Il respiro si accorcia. La stanchezza viene soffocata dalla paura. Gli ansiti riecheggiano nel petto furiosi di uscire. Il tempo passa con il soffiare delle foglie. I palazzi sembrano correrci contro. Le vie cambiano e i piedi fanno male. <L'abbiamo perso> ansima Ale piegandosi sulle ginocchia in cerca di incamerare aria. Ci fermiamo tutti con la consapevolezza di ciò che potrebbe accadere.

<Cazzo> sbotta Teo chiudendo gli occhi e stringendo i pugni. Le macchine sfrecciano e i taxi gialli mi sembrano più frettolosi di noi. Il mio sguardo viene calamitato su quello di Walker in cerca di non so bene cosa. Vorrei tanto sapere se anche lui prova quest'angoscia e disgusto. Una sensazione opprimente. Mi sento un canarino in gabbia. Non importa quanto spinga per uscire o quanta forza ci impieghi. Lui rimarrà bloccato. Io rimarrò bloccata. La testa di Aron si gira in cerca di un indizio come quella di un gufo durante la notte. L'argento taglia le strade trovando mondi alternativi. Dimensioni solo a lui accessibili. Le sue iridi fiutano ciò che l'olfatto non può. Indizi e segreti che sono nascosti sotto i nostri piedi. Sotto la terra. Sotto l'acqua o forse sopra al cielo. Forse nei nostri sguardi o forse vicino a noi. Un urlo scheggia l'aria, frantuma la tensione, riecheggia nelle nostre orecchie. Un urlo di aiuto. Un urlo di terrore e orrore. Senza sapere come o quando, e senza aver regolato ancora il respiro, inizio a correre. Una corsa sfrenata contro il vento. Il respiro di pura adrenalina mi invade il petto. Spintono le persone che sembrano impallidite dopo l'urlo. Il volto ricorda un panno grezzo sporcato dalla pioggia. Visi grondanti di orrore. Corro contro il tempo e contro ogni condizione logica. Corro per la paura, per mia madre, per i miei gemelli, per il mio passato, per me. Corro per me perché è l'unica cosa che so fare. È l'unico soffio di vento che riesco ad amare in mezzo alla tormenta. È l'unico momento in cui non scappo e non mi ritiro. È l'unico momento il cui corro contro mio padre, contro il Gestator, contro i bambini che mi prendevano in giro e contro la mia vita. Contro ciò che mia ha resa così con la forza. Contro chi mi ha afferrata e spezzata. Corro perché adesso è l'unica cosa che posso fare. L'isolato termina e un piccolo giardino privato ci fa da ingresso. Il cancello è spalancato quasi a invitarci. Un uomo poco distante da un albero spoglio è accasciato a terra. Un rantolo doloroso e soffocato gli fuoriesce disperatamente dalle labbra. Un'acceleratore di una macchina rimbomba nel silenzio e gli pneumatici di un'auto nera ruotano sull'asfalto. L'uomo steso a terra guarda con odio la macchina che esce dal giardino privato. I miei piedi sono pietra incastonata alla terra. Non riesco a fare nemmeno un passo. Teo corre inseguendo la macchina, ma i cancelli automatici si chiudono subito dopo che la macchina sia scappata. Matteo sbatte le mani sul metallo freddo. Un brivido mi percorre le spalle. Il vento si alza muovendo gli alberi. Le foglie cadute a terra giocano ad acchiapparello come bambini. Il signore disteso a terra tossisce riportando la mia attenzione su di lui. I pochi capelli sono corti e bianchi. Lo sguardo è povero di vita. Ha gli occhi chiusi e le labbra arricciate. Il giubbino di jeans è intriso di sangue. Ha le mani che schiacciano e coprono la parte superiore della pancia. Rimango pietrificata e quasi perdo l'equilibrio.

<Chi siete? Cosa volete?> mormora il cinquantenne soffocando l'ennesimo spasmo di dolore. Aron si avvicina con garbo al signore. L'uomo lo osserva coni suoi occhi vitrei.

<Non vogliamo farle dei male> Walker fa un altro passo in avanti. <Deve fidarsi di me adesso. La aiuterò, promesso> Si toglie la felpa alzando per una frazione di secondo anche la maglia di sotto mostrando l'addome pronunciato. Rimane a mezza manica. Il freddo pungente non sembra infastidirlo. Aron arrotola la felpa e la lega sul braccio dell'uomo cercando di bloccare il sangue. È in questo momento che mi rendo conto che ha tre ferite gravi: una sul braccio, una sulla pancia e una sul fianco destro. Tre coltellate, tre pugnalate. Piccoli graffi gli decorano il viso. Segni di colluttazione sono intrisi di agonia e dolore. Aron stringe il nodo sul bicipite e il signore irrigidisce i muscoli.

Un diavolo bussa alla portaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora