68 I fuochi d'artificio

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La verità è un doloroso promemoria del perché preferisco vivere tra le bugie.
TAHEREH MAFI

-POV ARON-
Mi prendo un attimo rubandolo al tempo e respiro. <Matteo> lo richiamo alzando il braccio e pentendomene all'istante. Una spada mi trapassa la carne e risento il dolore del proiettile, rivedo il sangue e i suoi occhi nei miei.
Matteo mi nota e si avvicina a passi larghi.

<Come stai?> domanda con un sorriso. <Pronto a tornare a casa?>
A casa.

<Ne ho abbastanza di medici e dell'odore del disinfettante> rispondo ridendo. Lui mi fa cenno con la testa di uscire dall'ospedale.
Mi guardo un'ultima volta intorno. Le pareti bianche non sono mai state così luminose. I medici corrono tra i corridoi parlando tra di loro. In lontananza noto Klaudia sulla carrozzella mentre l'ascensore che si sta chiudendo la nasconde. Mi saluta con la mano e poi le porte di ferro dell'ascensore si chiudono.
Ci siamo salutati prima. Le ho promesso che sarei tornato a vedere come sta. Lei è stata l'unica che mi ha aiutato quando le luci si spegnevano e i ricordi mi strozzavano. Accendevamo una lucetta per giocare a carte.
Spesso venivano i fratelli Davis, Josh, Lucas, Carol e Jess. Klaudia parlava tranquillamente con tutti. La seconda notte che sono stato in ospedale mi ha detto che tra queste mura bianche ci si annoia e sono poche le persone che vogliono annoiarsi solo per alleviare il tuo dolore. Mi ha detto che ho amici veri e che a lei non è venuto nessuno. Le ho detto che prima o poi avrebbe trovato amici veri, ma lei ha annuito senza crederci veramente.
La persona che più le piaceva era Ginny. Spesso confabulavano tra di loro riguardo serie tv e semplicemente contro di me. Per qualche motivo, mi ritrovavo a sorridere ogni volta.
Quando arriviamo a casa la troviamo vuota e silenziosa. <Dove sono gli altri?>

<Non lo so> risponde Matteo prendendosi un bicchiere d'acqua.

<Chi non muore si rivede> esclama Alessandro correndo sulle scale fino alla cucina e ci salutiamo con una pacca sulle spalle.

<Ale, gli altri dove sono?> chiede Matteo.

<Penso che sono andati a fare due passi, non lo so> replica Alessandro con un'alzata di spalle. Ne approfitto e poso la busta della spesa sul tavolo. Mentre eravamo in macchina ho costretto Matteo a fermarsi per comprare alcuni ingredienti. Tiro fuori le uova e la farina dalla busta sotto lo sguardo interrogativo di Alessandro. <Che fai?>

<Ho voglia di fare i biscotti> affermo. A settembre io e Ginny ci eravamo imposti delle regole. Sono stato il primo a pretenderle e il primo a infrangerle, ma adesso voglio rimediare.
Ci eravamo promessi che se uno di noi avesse infranto le regole per la nostra pseudo alleanza, avrebbe dovuto preparare i cookie. Al tempo l'avevo trovata una cosa stupida e ancora adesso la reputo tale, ma mi ritrovo a sperare che lei mi perdoni.
Forse è da stupidi e rammolliti tutto questo, ma voglio che mi guardi e sorrida. Vorrei ritornare al diciannove dicembre e tenerla stretta nel mio letto.

<Meno male che dovresti essere a riposo, chef> mi prende in giro Matteo.

<Posso aiutarti?> mi chiede Alessandro prendendo la bilancia. Annuisco e iniziamo a preparare mentre Matteo si fuma una sigaretta.

-POV GINNY-
Torno a casa e mi butto sul divano. Camminare è diventato davvero faticoso. Non vedevo l'ora di tornare a casa per vederlo di nuovo. Oggi torna a casa dopo cinque giorni in ospedale. Alzo la testa come una vedetta, ma di lui e Matteo non c'è traccia. <Ci sono dei biscotti> afferma Davide prendendo un biscotto e addentandolo.

<Sono appena fatti> si lamenta Alessandro lanciando un panno bagnato sulla maglia di Davide che in risposta gli fa la linguaccia.

<Sono buoni> esclama Dade afferrandone un altro e Totta alza gli occhi al cielo.

Un diavolo bussa alla portaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora