VI✔️

20.9K 485 17
                                    

ANDREW

Osservai con maniacale interesse l'effetto devastante che sortirono le mie parole sulla mia piccola Phoebe.

Sì.
Phoebe era mia.
Follemente mia.

Mai nessuna donna aveva avuto lo straordinario potere di ammaliarmi com'era in grado di fare lei, pur non impegnandosi nell'attirare la mia attenzione.

Erano i suoi semplici gesti a sortirmi un interesse insano, malato, ossessivo, come ad esempio, il suo arrossire furiosamente quando i nostri occhi si incontravano, o, il suo mordersi l'interno delle guance quando i miei bruschi modi la agitavano, o ancora, il suono dolce della sua piccola voce che raramente fuoriusciva dalle soavi labbra a forma di cuoricino che tanto ambito assaggiare.

Era chiaramente intimidita dalla mia presenza.
Lo compresi dai suoi stupendi occhi che si muovevano velocemente e dal suo respiro che si faceva ansante e agitato quando non rispettavo il suo spazio personale.

Non desideravo che avesse paura di me, ma allo stesso tempo il suo timore nei miei confronti mi eccitava.
Inoltre, nella mia vita avevo constatato che la paura fosse un sentimento abbastanza potente da garantire una sorta di lealtà, se così poteva definirsi.
In ogni caso, sapevo certamente che sarebbe rimasta con me anche grazie, se non soprattutto, a quella forte emozione.

Mi adagiai comodamente sul letto facendole cenno di avvicinarsi, arricciando le dita due o tre volte verso la mia persona.
Inizialmente, Phoebe non obbedì, ma, dopo che le ebbi scoccato una minacciosa occhiata d'ammonimento, si avvicinò velocemente, facendo per sedersi poco più lontana da me.
Glielo impedii agguantandola per i fianchi, facendola sedere successivamente sulle mie gambe.

La sua reazione non si fece attendere.

Cercò in ogni modo di liberarsi dalla mia presa, che ad ogni suo tentativo di ribellarsi, si stringeva ancor di più, finché, non le bloccai il viso con la mano, e scandendo ogni parola affermai con tono impaziente:《Adesso sta ferma, buona e zitta. Ti rivelerò ogni regola che dovrai rispettare, e tu resterai qui, non ti divincolerai né proverai a sottrarti da me, o ci saranno delle amare conseguenze, Phoebe.》

Osservai attentamente i suoi occhi allargarsi terribilmente spaventati dalla mia irruenza che, tuttavia, non mi premurai di reprimere.
Phoebe mi fissava implorante e impaurita, volenterosa di scoprire un qualsiasi modo per scappare dalle mie grinfie o, anche solo per distanziarsi da me.

Ma, la mia ragazzina era tanto intelligente: aveva appurato dal mio precedentemente assalto quanto odiassi che i miei ordini non venissero rispettati.
Perciò, obbligò il suo corpo a rilassarsi, sospirando lentamente, poi, chinò il capo e rimase inerte con le mani sulle ginocchia scosse di tanto in tanto da deboli tremiti, attendendo la mia prossima mossa.

Ghignai piacevolmente soddisfatto dalla sua dolce resa.

《Diventerai la mia donna. Resterai a casa mia, non intendo condividerti con nessun altro uomo. Mi occuperò io di te come tu ti occuperai di me. Ogni mattina ti sveglierai con me, ti occuperai di ogni cosa qui in casa. Ma bada bene, Phoebe...Io non transigo errori. Ad ogni tua azione corrisponde una mia reazione. Ma se mi obbedirai, di questo non dovrai temere.》

Non bisognava essere un attento osservatore per notare in quell'istante sul volto di Phoebe una passeggera, ma indicibile espressione di terrore.
Nonostante ciò, ragionevolmente scelse di tacere.

Non ero uno sciocco, comprendevo che Phoebe fosse ancora una ragazzina e, dunque non sarebbe stata in grado di comportarsi come una donna fatta e finita.
Ma, la mia mente contorta, escludeva questo fattore.

𝑀𝑦 𝐿𝑖𝑡𝑡𝑙𝑒 𝑂𝑏𝑠𝑒𝑠𝑠𝑖𝑜𝑛Where stories live. Discover now