XXI✔️

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PHOEBE

Restai accoccolata tra le sue braccia, godendo pienamente di quella sua dolcezza quasi umana.

Mi dondolava dolcemente come se fossi una bambina, accarezzandomi i capelli, leggermente bagnati, scusandosi implicitamente attraverso quei leggeri tocchi, sulla fronte, sul volto, sulla carne del cuore che, pian piano, gli permise d'essere curato da lui, nonostante fosse il responsabile del suo stesso dolore.

Chiusi stancamente gli occhi, rimanendo comunque sveglia, sempre in allerta.

《Perché dev'essere così?》chiesi con tono sommesso dando voce ai miei pensieri.

Andrew mi sollevó con delicatezza il viso con una sua mano, intimandomi tacitamente di guardarlo negli occhi.

《Cosa intendi, Phoebe?》domandò a sua volta, inarcando appena un sopracciglio verso l'alto.

Sospirai lievemente.

《Perché ti sei voluto imporre su di me? Perché mi hai privata di John? Della mia vita? Della mia libertà?》chiesi dolcemente fissando la sua espressione facciale, cercando di comprendere qualcosa di lui.

Indurì il volto, distogliendo subitamente lo sguardo dal mio.

《Sei stata mia già dall'inizio, Phoebe. Io sono un uomo molto geloso e altrettanto pericoloso. John mi voleva impedire di conoscerti. Semplicemente ti volevo e ho fatto in modo che ti avessi.》disse sfiorandomi dolcemente la pelle livida del collo, con le punte delle sue dita, delicatamente.

Restai in silenzio, sperando che continuasse a parlarmi nel mentre più volte gli stringevo il braccio alla ricerca di un appiglio.

La sua voce era calda, grave, ma delicata mentre mi rivolgeva quelle parole oltremodo spaventose.
Sì, comprendevo l'anormalitá incisa nella sua ultima frase, non ero stupida ma realista.
Andrew non avrebbe permesso a nulla e a nessuno di separarmi da lui, e io ero stanca, troppo stanca per continuare a lottare, per continuare a ribellarmi per poi ritrovarmi dolorante e colma di lividi.

《Voleva portarti via da me...》sussurrò lentamente strusciando la guancia ricoperta dalla barba incolta, sulla mia fronte.

Rimasi leggermente atterrita dal suo cambio di atteggiamento nei miei confronti.

Da quando convivevo con Andrew, avevo compreso sicuramente quanto fosse un uomo dotato di un'estrema freddezza.
Era, inoltre un abile calcolatore, nonché estremamente possessivo, soprattutto, verso di me.

A tratti poteva sembrare dolce, ma in realtà, era orribile.
Perché?
Perché Andrew mi considerava una sua proprietà, una cosa sua, un oggetto di cui era ossessivamente geloso.
Ma, io ero una persona, un essere umano, con pensieri e sentimenti.

Respirai lentamente, chiudendo gli occhi prima di porre la fatidica domanda, la quale avrebbe scatenato sicuramente la sua bestiale ira.

Li riaprii.

《John sta bene?》domandai con voce leggera accarezzandogli delicatamente la guancia ispida con le dita, cercando di rabbonirlo.

Andrew si irrigidì immediatamente, stringendo con maggiore forza la presa sul mio corpo.

Piagnucolai leggermente quando quest'ultimo pressò punti di me ancora lividi e doloranti.

《È vivo, ancora.》disse tagliente.

《Q-quando potrò rivederlo?》chiesi nuovamente senza guardarlo, incapace di reggere la freddezza dei suoi occhi.

《Mai!》rispose risoluto con un espressione estremamente seria stampata sul volto inesplicabile.

Mi sollevai debolmente dal suo petto, corrugando la fronte infastidita.

I suoi occhi calarono con bramosia sulle dolci rotondità del mio seno.

Di riflesso, mi coprii timidamente, abbassando il viso paonazzo.

La rabbia e la preoccupazione mi fecero tremare convulsamente, ma, tenni a freno la mia linguaccia questa volta.
In quanto, proprio quest'ultima, nell'ultimo periodo, era stata la causa principale dei miei infiniti guai.

Mi guardò a lungo in silenzio, per poi sollevarsi, appoggiando la schiena alla testiera del letto.

Poi, improvvisamente, allungò una mano dietro il mio collo, spingendomi bruscamente verso il suo viso.

ANDREW

Con una mano l'avvicinai al mio viso, con l'altro le strinsi saldamente il braccio obbligandola a spostarlo dai suoi seni, rivelando finalmente le sue meravigliose forme.

La sollevai con cautela, posizionandola a cavalcioni sopra il mio stomaco.

Mi concessi volentieri una lunga occhiata al suo corpo nudo.

Bellissimo.

Mio.

Le sfiorai dolcemente la schiena snella e le morbidi natiche, compiacendomi di come rabbrividisse al mio tocco.

La mia erezione pulsante, avida e vogliosa, tra le sue natiche.

Phoebe nell'intento di allontanarsi dal mio viso, indietreggiò, strusciandosi accidentalmente contro il mio membro.

Imprecai tra i denti nell'intento di controllare la mia frenesia cosicché da evitare di spingerla a corponi e possedere violentemente il suo meraviglioso corpo.

《A-andrew, t-ti ho fatto male?》sentii dire dalla sua voce cauta e preoccupata.

Gesù Cristo, mi faceva impazzire.

Le strinsi leggermente il viso con una sola mano, attirandolo bruscamente verso il mio.
Di conseguenza, il suo intero busto si scontrò al mio.

Cuore contro cuore.

Il suo battito frenetico batteva con furia contro il suo morbido seno, adesso, appoggiato al mio petto.

Cercò ancora una volta di indietreggiare, enormemente imbarazzata.

E, sollevandosi nell'intento, venne bloccata dal mio grosso braccio che le arpionò i fianchi, spingendoli violentemente verso il basso.

Digrignai i denti, quando questo movimento pressò il sesso nudo di Phoebe sul mio, provocando una scarica elettrica che fece ansimare oscenamente entrambi.

Mi fissò disorientata, non comprendendo ciò che stesse provando stando a contatto con il mio corpo.

Finora i nostri rapporti erano stati abbastanza cruenti, perciò, Phoebe non aveva ancora provato il vero piacere che essi, in realtà, erano in grado di provocare al suo corpo deliziosamente acerbo.

Era tremendamente imbarazzata.

Così timida.

Pura.

Innocente.

《Ti voglio, Phoebe...》le alitai contro il viso appoggiato alla mia guancia.

Si mosse a disagio sul mio membro, strusciando le graziose piccole labbra su di esso.

Sussultò, arrossendo, guardandomi negli occhi.

Così squisitamente proibita.







𝑀𝑦 𝐿𝑖𝑡𝑡𝑙𝑒 𝑂𝑏𝑠𝑒𝑠𝑠𝑖𝑜𝑛Where stories live. Discover now