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PHOEBE

Mi avvicinai fulminea al corpo di Andrew, dimenticandomi ingenuamente di quanto pericoloso fosse quest'uomo.

Il mio unico pensiero era rivolto a John.

Agognavo disperatamente sapere come stesse, dove fosse, cosa avesse fatto durante la mia assenza.

Il mio povero cuore palpitava ferocemente ad una velocità anormale, minacciando di fuoriuscire dal mio petto ansante da un momento all'altro.

Andrew mi fissava compiaciuto dal mio volontario avvicinamento, tuttavia preferii ignorare la soddisfazione di cui era colmo il suo sguardo.

《Come sta John? Che gli hai fatto? Dove si trova?》

Lo assalii di domande, una dopo l'altra, fissandolo impaziente.

Ad un tratto il sorriso compiaciuto di Andrew andò scemando, divenendo una pericolosa linea dritta.

《Ti basta sapere che è vivo.》rispose piccato con il volto impassibile, freddo come il ghiaccio.

Perché quest'uomo sembrava così duro e inflessibile nei confronti di tutti?
Possibile che esistessero persone talmente incapaci di provare un briciolo di empatia?

La mia espressione facciale si tramutò ben presto in una smorfia di disapprovazione.

Quest'uomo era in grado di farmi uscire fuori dai gangheri con la sua indifferenza e alessitimia.

Ero tremendamente ostinata a conoscere le vere condizioni del mio John, ma non volevo rischiare di perdere l'occasione di vederlo a causa della mia testardaggine, la quale avrebbe solamente peggiorato l'umore del colosso che mi aveva rapita.

Sospirai lentamente, affranta da ciò che ero obbligata a fare per arrivare al mio obiettivo, cioè riuscire a mantenere in vita la persona che mi aveva donato la possibilità di vivere dignitosamente.

Presi a spogliarmi con lentezza, tant'è che Andrew mi si avvicinò, sbottonandomi spedito i jeans calandoli alle mie caviglie, sfilandomi poi, altrettanto velocemente, la sua larga t-shirt che ero stata costretta ad indossare, siccome della mia maglietta ne erano rimasti solamente i brandelli.

Terminò di denudarsi, guardandomi insistentememte dall'interno del box doccia, attendendo che entrassi con lui.

Mi erano rimasti addosso solo il reggiseno e le mutandine.

Ero tremendamente imbarazzata.

Nemmeno John mi aveva mai guardata in quelle condizioni.

Il suo sguardo perverso ed attento mi esaminava con maniacale attenzione, trasmettendomi una strana e fastidiosa soggezione.

Evitando una sua sfuriata, scelsi ragionevolmente di spogliarmi degli ultimi indumenti, senza guardarlo nemmeno per sbaglio.

ANDREW

Il mio sguardo trasmetteva un'espressione intensissima, come se stessi vedendo qualcosa che andava oltre l'osservatore.

La veneravo.

Phoebe poteva benissimamente essere paragonata ad una piccola dea.
Nuda come madre natura l'aveva creata.
Dalle forme piccole e sinuose, appena sbocciate.

Era minuscola e fragile.

Le ammirai il collo bianco contornato dai miei succhiotti, pensando che l'arcobaleno di colori che le macchiavano quella specifica parte del corpo le donava.

Era talmente imbarazzata da non riuscire nemmeno ad incastrare i suoi occhi nei miei.

Così innocente e piccola.

𝑀𝑦 𝐿𝑖𝑡𝑡𝑙𝑒 𝑂𝑏𝑠𝑒𝑠𝑠𝑖𝑜𝑛Where stories live. Discover now