XII✔️

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ANDREW

Nel pomeriggio chiamai Jeff ordinandogli di recarsi al The King's Pub per fare le mie veci in mia assenza.

Cosa che accettò di buon grado.

E, immaginai il motivo.

Jeff si divertiva ad infastidire una delle tante ballerine che lavorava all'interno del mio pub: Enly.

Quest'ultima era una ragazzina che lavorava assiduamente all'interno del mio pub, quasi a distrarsi dalla miriade di pensieri e ricordi che le affollavano la mente.

L'avevo salvata da un maniaco ossessionato da lei che l'aveva rapita e torturata in ogni modo, costringendola a sposarlo.

A Jeff interessava la ragazza.

La proteggeva da lontano e infastidiva da vicino.

Erano quasi esilaranti quando litigavano, dunque, praticamente sempre, ma, persi l'uno dell'altra.

Tuttavia, si accingevano a nasconderlo egregiamente l'uno all'altra.

Avevo incaricato a Jeff di interessarsi degli affari del The King's Pun, poiché ero intenzionato a comprare finalmente dei vestiti per Phoebe.

Compito che, decisi la mattina stessa, sarebbe stato assolto solo da me.

Inserii velocemente il pin per sbloccare la porta d'entrata della villa, trovandomi dinanzi a una scena, davvero, comica.

Phoebe si dimenava per la stanza sbattendo i fianchi a destra e manca, ballando sulle note di una canzone pop trasmessa dalla tivù.

Improvvisamente, si accorse della mia presenza bloccandosi sul posto, divenendo una vera e propria statua di pietra dal viso arrossato esageratamente dall'imbarazzo che stava provando.

La situazione aveva un ché di altamente esilarante tant'è che dovetti trattenermi dal ridere di fronte alla sua espressione facciale, rischiando di far crollare la mia maschera di ghiaccio.

La avvicinai a me acciuffandola per i fianchi.

Mi leccai leggermente le labbra prima di parlarle.

《Vestiti ragazzina, per quanto mi compiaccia nel vederti ballare con i miei vestiti addosso, necessiti di un guardaroba tutto tuo.》

E, girandola, colpendola con un leggero schiaffo sulla tonda natica, la spinsi gentilmente verso la scala, attendendo che tornasse per avviarci in centro.

Tornò dopo un po' vestita da un mio pantalone di tuta arrotolato circa una decina di volte sulla vita e sulle caviglie e la stessa maglietta usata per dormire.

Le ghermii il polso avvicinandola nuovamente a me, bendandole gli occhi con la fascia nera che aveva tra i capelli, dopodiché ci avviammo verso la macchina.

Nel tragitto restammo in religioso silenzio.

Lei appiccicata al suo lato della portiera, cercando di distanziarsi maggiormente possibile da me e, io con la mano a stringerle la coscia tremante.

Giunti a destinazione, la liberai dalla costrizione visiva osservando attentamente come all'istante i suoi occhi intelligenti analizzarono il luogo circostante per capire dove fossimo.

𝑀𝑦 𝐿𝑖𝑡𝑡𝑙𝑒 𝑂𝑏𝑠𝑒𝑠𝑠𝑖𝑜𝑛Where stories live. Discover now