XXIX✔️

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PHOEBE

Erano le sei di mattina quando mi svegliai strettamente avvolta dall'abbraccio infinito di Andrew, il quale dormiva beato e tranquillo, come se non avesse crudelmente ucciso un uomo la scorsa sera, davanti ai miei poveri occhi.

Le orripilanti immagini del suo corpo sanguinante steso a terra mi riaffiorarono con brutalità alla mente, provocandomi un brusco conato di vomito che riuscii a trattenere a stento in gola.

Andrew era estremamente pericoloso.

Uno spietato assassino.

E, io mi trovavo beatamente stesa nel suo letto, avvolta nelle sue caldi braccia.

Mi ero addormentata sul suo petto, come se fosse la cosa più normale del mondo.

Era indubbiamente ovvio che la mia mente non era lucida, confusa dell'eccessiva debolezza.

Mi sentivo sbagliata.

Provavo una calda sensazione di tenerezza rammentando come mi avesse stretta fortemente a sé durante il mio improvviso attacco di panico.

E ciò mi fece giungere ad un'amara conclusione.

Ero impazzita.
Completamente impazzita.

Perché non mi ritraevo dal suo immenso abbraccio?
Perché non ripudiavo il calore che emanava il suo petto gonfio?
Perché il suo tocco non mi repelleva?

Tali pensieri mi avevano punta così al vivo nella parte più sensibile della mia anima, che gli occhi mi si inumidirono d'un tratto in un pianto amaro.
Quest'ultimo divenne sempre più angoscioso e convulso, provocandomi violenti singhiozzi che mi scossero il petto e che, pietosamente non riuscii a reprimere.

Avvertii improvvisamente l'abbraccio di Andrew farsi ancor più stretto e il suo capo appoggiarsi al mio.

Bagnai il suo petto con le mie incessanti lacrime finché non si esaurirono del tutto.

Ignorando lo straziante nodo in gola sollevai con lentezza il capo in modo da fissarlo negli occhi.

Quest'uomo, questo bellissimo uomo dannato, aveva il potere di immobilizzarmi con un solo sguardo.

Percepii un caldo opprimente e l'affanno quasi mi fosse posto un enorme peso sul cuore.

Un'ultima, grossa goccia di pianto, senza che me ne accorgessi, mi sgorgò improvvisamente, cadendomi sulla guancia.
La sentii rigarmi infuocata, per poi, arrestarsi sulle mie labbra dischiuse.

Andrew seguì con lo sguardo concentrato quella singola goccia e, posandomi un dito sulle labbra, con l'aria da cospiratore, sussurrò:《Nessuno tocca ciò che è mio, Phoebe...》

Il tono della sua voce e il fuoco del suo sguardo mi destarono un violento fremito nell'anima.

Sbattei le palpebre, tossendo, riflettendo al contempo sulle sue crudi parole.

《T-tu l'hai u-ucciso p-perché mi ha toccata?》chiesi terribilmente scioccata.
《L'avrei ucciso comunque. L'averti toccata ha solamente velocizzato i suoi tempi di morte.》affermò freddamente.
《Tu! Tu...T-tu hai ucciso u-un uomo c-che... Che p-probabilmente possedeva u-una f-famiglia! Dei f-figli...》ribattei con il volto deformatosi in una smorfia di disgusto.
《Non era una bella persona, Phoebe.》disse risolutamente fissando i suoi occhi freddi nei miei straripanti di lacrime.
《Non t-toccava a te decidere quando s-spezzare la sua vita! Sei un...un a-assassino!》lo accusai con voce tremante ma decisa, soffiando forte come presa da una infreddatura.

Ridacchió cupamente.

《Dimmi qualcosa che non so...》affermò beffeggiandomi con tono derisorio.

Ebbi come un lampo innanzi agli occhi.
Un sussulto di paura mi chiamò vivamente il sangue al cuore.

𝑀𝑦 𝐿𝑖𝑡𝑡𝑙𝑒 𝑂𝑏𝑠𝑒𝑠𝑠𝑖𝑜𝑛Where stories live. Discover now