XXVI✔️

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PHOEBE

Il mattino seguente mi svegliai dolorante a causa delle atroci fitte al basso ventre.
Pensai che fosse proprio un buongiorno con i fiocchi.

《Magnifico...》sibilai debolmente con tono fioco.

Strizzai con forza gli occhi gonfi dal sonno decidendo finalmente di svegliarmi e abbandonare il comodo letto, per poter andare al bagno.

Il braccio massiccio di Andrew mi bloccava al materasso, impedendo di muovermi e ciò era, oramai, diventato una sorta di routine.

Soffiai infastidita su un ricciolino cadutomi sul naso, nell'intenzione di spostarlo.
Quest'ultimo, sfiorandomi il naso, provocò un mio rumoroso starnuto.

Avvertii il corpo possente alle mie spalle, irrigidirsi.

《Fai troppo rumore, Phoebe...》mormorò lamentosamente Andrew con la voce arrochita dal sonno.
《S-scusa...》sussurrai intimidita e, realmente dispiaciuta per aver disturbato il suo sonno.
Con l'ausilio del suo braccio, mi girò cosicché fossimo faccia a faccia.
《Come stai?》chiese interessandosi, iniziando a sfiorarmi dolcemente il viso con la sua mano enorme.
《P-potrei stare meglio...》mormorai con lentezza sospirando, avvertendo un imbarazzante disagio a causa del suo sguardo concentrato sui miei occhi.
《D-dovrei a-andare in bagno...》continuai guardandomi intorno pur di non incrociare i suoi occhi.

Mi fissò intensamente il profilo del viso per qualche altro minuto prima di liberarmi dalla sua morsa potente.

Mi sollevai lentamente dal letto, dirigendomi a passo lesto in bagno, facendo tutti i miei bisogni e rinfrescandomi leggermente, dopodiché ritornai in camera, notando Andrew che smanettava sul suo cellulare con un'espressione indicibilmente seria in viso.
Avvertendo la mia presenza mi lanciò una breve occhiata di traverso, tornando poi a ciò che stava facendo.

《Vestiti, poi, scendi giù in cucina e prepara la colazione.》ordinò con voce grave non degnandomi più d'uno sguardo.
Attonita, compresi che evidentemente la persona con cui stava parlando lo aveva innervosito.
Sospirando stancamente, trascinai con lentezza la mia figura minuta verso il comò, prelevando da esso una gonna nera a vita alta e una felpa rosa cipria.

Mi diressi in bagno, venendo, però, fermata dalla voce di Andrew.

《Dove vai?》chiese improvvisamente con tono alterato.
Gli lanciai un'occhiata interrogativa sollevando entrambe le sopracciglia confusa.
《A v-vestirmi...》risposi ovvia voltandomi a guardarlo.
Mi gettò un'occhiata maliziosa sorridendomi languidamente.
《Vestiti qua, Phoebe.》ordinò risoluto alzando il mento e socchiudendo gli occhi, sfidandomi a ribattere.

Abbassai lentamente il capo, stringendo nervosamente gli indumenti tra le mie mani, stropicciandoli.

Stavo male.
Le mie membra dolevano per le mestruazioni.
Mi sentivo spossata, nervosa e stanca.
E, lui che mi trattava come il suo cagnolino da compagnia non migliorava la mia situazione, mentale e fisica.
Immaginavo che se non avessi nuovamente ubbidito, avrebbe fatto sì che la pagassi cara per la mia opposizione.

《P-perchè?》chiesi dolcemente cercando di ammansirlo.

I suoi tratti facciali mutarono bruscamente.
La profondità e l'intensità dello sguardo, le linee della fronte altera e pensosa, i subitanei moti delle sopracciglia, adesso aggrottate, e, il labbro steso in una linea dritta.

L'infinita bellezza che gli abbelliva il viso, non nascondeva la pericolosità dell'uomo che mi aveva rapita, strappata dalla mia quotidianità.

ANDREW

La mezza donna che mi stava di fronte, aveva mostrato più volte nel corso della nostra convivenza, maggiormente coraggio e audacia di tutti i miei uomini messi insieme.
Si era ribellata a me più volte e più volte era stata punita per tale motivo.

E ora?
Voleva realmente tentare di rabbonirmi con quella sua dolce voce e il bel faccino che si ritrovava?
Illusa.

La mia indole eccessivamente imperiosa e severa, non mi permetteva di sorvolare sulla medesima mancanza di obbedienza da parte sua, nonché al suo riprovevole tentativo di gabbarmi offendendo la mia intelligenza.

Mi alzai cauto, avvicinandomi a lei lentamente, osservando come avesse d'improvviso iniziato a tremare convulsamente.
La spintonai leggermente al muro alle sue spalle, portando i pugni serrati contro di esso, rinchiudendola nella prigione del mio corpo, il quale la inglobava del tutto.

《Io ordino, tu esegui.》sussurrai maligno al suo viso lievemente pallido.

Le lanciai un'occhiata gelida intimandogli di vestirsi dinanzi a me.
Le mie parole sortirono l'effetto desiderato.
A testa bassa, Phoebe si vestì.
Lo fece talmente velocemente, da provare dolore al basso ventre già dolente a causa del ciclo.
Ciò lo si poteva notare, dalle sue labbra strette e le gambe tremolanti.

Dopo che ebbe terminato, si scostò nervosamente da me dirigendosi in cucina senza incrociare più il mio sguardo e con passo veloce, sicuramente per preparare la colazione.

Rimasto solo in camera, rilessi i messaggi che mi erano stati inviati, ragionando sul da farsi.
Il mittente era John.
Voleva parlarmi di persona.

Sospirai.

Dentro di me si aprì una ferita invisibile ad occhio nudo.

Solo al pensiero di una Phoebe sofferente, afflitta dalla tristezza, mi sentii tramortito.

Avevo subito sulla mia pelle l'inesprimibile dolore provocato dalla morte di mia madre, l'unica persona che avesse mai davvero amato la mia reale persona.

Non desideravo che Phoebe avvertisse lo stesso supplizio.
Il suo dolore sarebbe stato il mio.
Perciò era mio dovere proteggerla da sé stessa e dalla sua sofferenza.
La mia bambina era molto fragile, John mi aveva già avvertito di come avrebbe reagito alla notizia.
Sarebbe stata dura.

𝑀𝑦 𝐿𝑖𝑡𝑡𝑙𝑒 𝑂𝑏𝑠𝑒𝑠𝑠𝑖𝑜𝑛Where stories live. Discover now