XXXIX✔️

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Cinque mesi dopo...

PHOEBE

《Ada, devi provare meglio quel passo! Se continui così non riusciremo mai a rendere perfetta questa maledetta coreografia...》mi rimproverò bonariamente Anne, la coreografa del night club in cui lavoravo da circa cinque mesi a questa parte.
《Si, hai ragione...scusa!》affermai imbarazzata annuendo velocemente con il capo.

Ritornai a danzare a ritmo della musica trasmessa dalle casse del pub.
Ancheggiai sinuosamente i fianchi sfiorandomi il corpo cocente, riprovando e riprovando quel dannato balletto fino allo sfinimento totale, fino a che cominciarono a bruciarmi i muscoli delle gambe e Anne non se ne fu andata.

Ero zuppa di sudore che mi irrigava il volto e il petto esposto alle luci soffuse che illuminavano il palco.

Provavo quella coreagrafia da circa un mese.

Luke, il proprietario del club, mi aveva esplicitamente ordinato di renderla perfetta.
Anche se, a lui interessava semplicemente che ci fossi io al centro di essa.

La piccola Ada.
La ballerina più gettonata di Los Angeles.
Il gioiello più prezioso del The King's Pub ora, lavorava per il piú rinomato night club de Las Vegas.

E pensare che appena scesi da quel taxi, avevo pensato di vivere per strada, tra i barboni.
Da dove, in realtà, provenivo.

Invece, Dio mi graziò di un'altra possibilità.

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Inizio flashback

Il viaggio durò circa cinque ore.

Mi assopii leggermente durante esso, restando, però, continuamente in stato di allerta.

Avvertii l'auto arrestarsi.

Aprii completamente gli occhi osservando con circospezione fuori dal finestrino.

Siamo arrivati, signorina...sono cinquecento dollari!》affermò il taxista sorridendomi cordialmente.

Mi mossi a disagio sul sedile, guardandolo con espressione allarmata.

Non avevo soldi.

Ero scappata dall'ospedale con addosso solo il camice e nulla più.

Mi spostai nervosamente un ricciolo cadutomi sulla fronte con la mano.

La felpa oversize si spostò rivelando la fascia impregnata di sangue sul mio polso.
Ciò non sfuggì all'occhio attento del gentile signore, il quale mi guardò con aria preoccupata.

Coprii immediatamente la pelle esposta.

I-io...m-mi d-d-ispiace! Non h-ho soldi con me!

Mi sentii veramente male, al pensiero di non poter neanche dare un misero dollaro a quel gentile signore che inconsapevolmente, mi aveva salvata.

I miei occhi si inumidirono.

Non fa nulla, signorina.》sentii dire improvvisamente.

Sollevai improvvisamente lo sguardo, incastrando i miei occhi nei suoi, gentili.

Abbia cura di lei!》affermò facendomi un leggero cenno.

Gli lasciai un'occhiata confusa, sfiorando la maniglia dello sportello con la mano, indecisa sul da farsi.

Mi incoraggiò con lo sguardo a scendere.

𝑀𝑦 𝐿𝑖𝑡𝑡𝑙𝑒 𝑂𝑏𝑠𝑒𝑠𝑠𝑖𝑜𝑛Where stories live. Discover now