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PHOEBE

Al mio risveglio, impiegai qualche minuto per comprendere perché fossi impossibilitata nel muovermi.
Mi ritrovai avanti, il viso dormiente di Andrew, completamente rilassato.
Il suo naso sfiorava dolcemente il mio e, il suo calmo respiro mi sfiorava le labbra secche e spaccate.
Mi riaffiorarono alla mente le immagini di ciò che era successo la sera scorsa.

Il bacio che gli avevo dato aveva l’obiettivo di addolcirlo.
Ero spaventata da un altro suo possibile avvicinamento, in quel senso.
Il mio corpo urlava disperatamente pietà e, certamente, non avrebbe sopportato un ulteriore amplesso con Andrew che possedeva un ritmo sessuale così aggressivo e selvaggio.
Prove inconfutabili erano la miriade di marchi che mi attraversavano il corpo, dal collo alle cosce.
La mia intimità ancora bruciava dolorosamente per quanto le sue spinte erano state violenti e incessanti.

Il mio viso non era messo meglio.
Il labbro spaccato bruciava e la pelle delle mie guance mi doleva ancora a causa dei numerosi schiaffi che mi aveva scagliato contro Andrew.

Sorrisi soddisfatta, ricordando la sua espressione facciale quando, a schiaffeggiarlo ero stata io.

Una piccola vittoria che però, mi era costata cara.

Scossi la testa, destandomi da quei pensieri.

Voltai pigramente il viso verso la sveglia, controllando che ore fossero.
7 am.

Sgusciai con cautela fuori dall’abbraccio spacca ossa di Andrew, udendo un suo grugnito di protesta, dirigendomi a passo silenzioso verso il bagno.
Azionai l’acqua della vasca, versando l’apposito bagnoschiuma all’interno di essa, osservando incantata come quest’ultimo si tramutasse velocemente in schiuma.
Feci velocemente i miei bisogni, lavandomi, poi, il viso e i denti, dopodiché osservai con la coda dell’occhio la mia figura minuta allo specchio.

Un vero straccio.

Sollevai completamente lo sguardo osservandomi con espressione a dir poco schifata, voltando velocemente il viso al lato opposto impendendo ai miei occhi di guardare, nuovamente, com’ero ridotta.

Quasi piangendo, mi diressi in cucina, riempiendo due tazze di latte e prelevando dalla dispensa una confezione di cereali al cioccolato, i miei preferiti.
Nel mentre aspettavo che il microonde scaldasse il latte, avvertii dei violenti passi rimbombare al piano di sopra.

Dopo poco comparí sulla soglia della cucina un Andrew con il viso fumante dalla rabbia.
Quando intercettò la mia figura mi fissò con occhi assassini e, con poche falcate mi raggiunse afferrandomi aggressivamente per il collo.
Con gli occhi spalancati dal terrore, cercavo di liberarmi dalla sua presa che mi stava impendendo di respirare.

《A-a-ndrew…》sussurrai debolmente.
《Volevi scappare, vero? Hai cercato di abbindolarmi con un bacio per farmi abbassare la guardia e riuscire a scappare, Phoebe?》accusò con la mascella serrata ed i denti stretti continuando a stringere la sua presa attorno al mio povero collo.

Cercai di scuotere la testa intenzionata a negare, ma, la sua presa era troppo potente per permettermelo.

《N-no!》sussurrai debolmente con i polmoni che bruciavano a corti d’aria.

Mi scaraventò violentemente a terra, liberandomi finalmente il collo indolenzito e, sicuramente, arrossato.
Presi a respirare affannosamente, strisciando verso il bancone in cerca di un rifugio.
Andrew me lo impedì afferrandomi velocemente per il braccio, issandomi all'in piedi cosicché potessi arrivargli almeno al petto.

Singhiozzai impaurita.

《Non stavo scappando!》urlai piangendo dal dolore.
《Ti ho preparato la vasca e la colazione, se avessi voluto scappare non l’avrei fatto, Andrew!》aggiunsi disperata.

Tremavo convulsamente dalla testa ai piedi.

Sollevai lo sguardo, notando come si fosse improvvisamente paralizzato diventando una statua di pietra.

Si guardò intorno osservando con sguardo d’un tratto calmo le due tazze nel microonde, che aveva smesso di riscaldare il latte, adesso pronto.

Abbassai il viso a terra, completamente addolorata.
Portai le mani ai capelli, cominciando a tirarli ferocemente, piangendo come un’ossessa.
La mia testa cominciò a pulsare impetuosamente.
Sollevai quest’ultima fissando il soffitto, con il cuore che mi rimbombava nelle orecchie.
《Dio!》esclamai dolorante, avvertendo il capo divenirmi pesante.

Tutto cominciò ad apparire sfuocato ai miei occhi e la testa iniziò a girarmi.
Le ginocchia cederono sotto il mio peso facendomi crollare bruscamente sul pavimento freddo e duro dove quest’ultime si martoriarono.

E, oppressa da una miriade di rapidissime emozioni, svenni.

ANDREW

La vidi sbiancare il viso di colpo, per poi svenire.
Prima che quest’ultimo si scontrasse al pavimento le abbracciai l’addome, tenendola saldamente tra le braccia.

Iniziai a cullarla disperatamente come una bambina.

Mi ero svegliato senza trovarla accanto a me, e non trovandola in bagno, mi ero impanicato.
Il panico aveva lasciato, ben presto, posto alla rabbia.
Quest’ultima mi aveva completamente annebbiato la vista, portandomi a sfogarmi sul fragile corpicino, adesso inerme, di Phoebe.

La mia piccola, innocente, Phoebe.

La sollevai velocemente trasportandola tra le mie braccia, notando solo in quel momento, quanto fosse dimagrita.
Le osservai il viso pallido appoggiato sul mio petto.
Aveva un’espressione sofferente.

Digrignai rabbiosamente i denti dandomi dello stronzo.

Per una volta che mi aveva ubbidito, avevo rovinato tutto.

Non l’avevo mai vista così spaventata da me.

La mia coscienza in quel momento stava addolorandomi il cuore, ricordandomi i suoi bei occhioni inondati da lacrime e paura.

Mi diressi con lei in bagno, dove notai la vasca colma d’acqua e schiuma profumata.
Scossi ancora una volta la testa, maledicendomi in tutte le lingue del mondo.

Aprii il box doccia e azionando il rubinetto dell’acqua fredda, entrai all’interno di esso insieme a Phoebe, bagnandoci entrambi con l’acqua gelata.
L’impatto di quest’ultima sulla mia pelle bollente era paragonabile ad essere tagliuzzato da piccole gocce di vetro.

Le fissavo insistentemente il viso con la fottuta paura che non si risvegliasse più, seppur sapessi che ciò non sarebbe accaduto.
Mia madre mi era morta tra le braccia e, fu un episodio che tutt’ora mi provocava degli spaventosi incubi, i quali seppur non lo ammettessi neanche a me stesso, mi spaventavano ogni volta.

La doccia fredda fece in poco tempo il suo effetto, favorendo maggiormente il risveglio, incrementando l’assorbimento di ossigeno, la frequenza cardiaca e la reattività.
Phoebe rinsavì prendendo a respirare affannosamente, sollevandosi di scatto e abbracciandomi il collo spaventata.
Rilasciò un debole urletto, iniziando a tremare dal freddo.

Decisi che era l’ora di uscire.

Tenendola stretta a me, la avvolsi in un asciugamano, appoggiandola con cautela sopra il marmo del lavabo.
Iniziai a frizionare e tamponare il suo corpo ed i suoi capelli, intenzionata ad asciugarla dall’acqua fredda che la ricopriva interamente.
Prendendola poi a mo’di sposa, la appoggiai sul letto, stringendola a me, intenzionato a riscaldarla.

La sentii tremare.

Presi a baciarle dolcemente i capelli, ancora leggermente umidi.
《Scusa Phoebe, scusa.》sussurrai sul suo capo, cullandola.
Pianse dirottamente bagnandomi il petto, sferrando successivamente i suoi piccoli pugni su di esso, sfogandosi di tutte le diverse emozioni che le annebbiavano la mente.
Subii sommessamente i suoi colpi, per me leggeri, in assoluto silenzio.
《Shhh…Tranquilla bambina…Calma…Calma…》sussurrai nuovamente, ascoltando il suo respiro tornare piano piano regolare.

𝑀𝑦 𝐿𝑖𝑡𝑡𝑙𝑒 𝑂𝑏𝑠𝑒𝑠𝑠𝑖𝑜𝑛Место, где живут истории. Откройте их для себя