XIX✔️

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PHOEBE

Rimasi con il viso immobile rivolto verso l'ampia finestra rettangolare della cucina, perdendomi completamente ad osservare i numerosi ed enormi alberi che accerchiavano la maestosa villa, purché non fossi obbligata a guardare negli occhi l'uomo che stava radendo al suolo ogni mio principio.

Mi aveva distrutta, sia fisicamente che moralmente.
Il mio cuore era appesantito dalla sconfitta, dalla delusione perché, seppur Andrew mi avesse imprigionata al bancone della cucina e, avesse fatto di me ciò che voleva, in fondo, divenire un sola carne con quest'ultimo era stato unico.
Ma, sapevo che non dovevo provare tali emozioni al riguardo.
Lui doveva rispettare il mio "no" categorico, ma, non lo aveva fatto e solo per questo motivo, dovevo essere infuriata con lui.
Invece, non provavo rabbia.
Sapevo di andare incontro a qualcosa di impossibile, tuttavia non mi interessava.

Andrew era ancora sepolto dentro di me, intenzionato a restarci ancora per molto.
Lo si poteva comprendere dalla sua ostinatezza nel rimanermi addosso, inchiodandomi al bancone con la forza e il peso del suo corpo.
Mi respirava addosso affannosamente, appoggiato sul mio seno, di repente, cosparso qua e là da macchie rossastre.
Percepii il suo odore avvolgermi strettamente il corpo come una pesante coperta.
E, io avvertivo solo una bellissima sensazione di pienezza.

Quando si sollevò lentamente dal mio corpo scosso ancora da deboli tremiti, mi esortò a fare lo stesso con l'ausilio delle sue braccia.
Le mie gambe malferme ressero a stento il peso del mio corpo, troppo debole.
Ero interamente indolenzita dall'assalto di Andrew, il quale accortosi della mia estrema difficoltà nel muovermi, mi sollevò delicatamente tra le sue braccia dirigendosi a passo lento al piano superiore.
E, appoggiandomi con estrema cautela sul letto, mi guidò delicatamente sotto le coperte di flanella ricamata, infilandosi accanto a me, imponendo nuovamente con prepotenza la sua presenza al mio fianco.
Spense rapidamente le luci, sistemandoci nella tipica posizione a cucchiaio, abbracciandomi il corpo tremante.

Ero terribilmente spaventata da un ulteriore suo possibile assalto, siccome la nostra nudità, a dir poco pericolosa.
Rilasciai un profondo sospiro angoscioso.

《Dormi, Phoebe.》ordinó Andrew stringendomi strettamente i fianchi doloranti, facendomi scappare un acuto gridolino di dolore.

ANDREW

Un gridolino le sfuggì involontariamente dalla bocca.

Calai lo sguardo volgendolo ai suoi fianchi, dove intravidi delle grosse macchie rossastre.

Allentai la presa posando delicatamente le dita su ogni singolo segno livido, constatando che la mia intera mano combaciasse perfettamente con l'intera macchia.
Sogghignai malevolo e compiaciuto alla vista di quegli ulteriori miei marchi.

Ero stato abbastanza violento anche nell'afferrarle i fianchi nell'intenzione di bloccarla sotto di me o era lei che possedeva un corpo eccessivamente fragile?

Un rauco singhiozzo le lacerò la gola, scuotendole il petto già ansante, facendola vibrare interamente contro il mio corpo.

《Shhhh...》sussurrai rocamente all'orecchio di Phoebe, iniziando ad accarezzarle dolcemente lo stomaco, usando uno strano riguardo nel sfiorarglielo.

Improvvisamente, si girò appoggiando il dolce visino sul mio petto.

Tentai con difficoltà di mascherare il tremolio alle labbra che prometteva la nascita di un mio sorriso.

Phoebe inconsapevolmente stava imparando a fare affidamento su di me.

《Domani passerà tutto, ragazzina...》mormorai lentamente esalando un forte sospiro, trattenendomi dallo stringerla in un abbraccio spacca ossa, impaurito dal poter riuscire a nuocerle altro dolore.

Impiegò molto per smettere di piangere, bagnandomi il petto dalle sue lacrime convulse.

Respirando a fatica, sollevò lentamente la testa da quest'ultimo, guardandomi con innocenza attraverso i suoi occhioni lucidi dal pianto.

Improvvisamente, allungando il collo, poggiò la bocca sulla mia, stringendomi il viso con le sue fredde mani.

Il battito del mio cuore accelerò bruscamente, martellando con violenza inaudita contro il mio petto come impazzito.

Un bisogno oscuro di possederla nuovamente crebbe in me, ma, quando Phoebe si staccò lentamente, abbassando lo sguardo sul mio petto e arrossendo di colpo per ciò che aveva appena fatto, mi immobilizzai intontito.
Riprendendomi dal suo tenero bacio, che anche non avendo nulla di sessuale mi aveva eccitato al punto da farmi dolere il membro che, adesso, le era appoggiato sullo stomaco piatto e tonico, bagnandolo di liquido preseminale, le osservai il viso arrossato dall'imbarazzo.

《Stai cercando di farti perdonare?》domandai stranito inarcando un sopracciglio.

Mi avvicinai maggiormente al suo viso, sfiorandole giocosamente il naso con il mio.

《Uh-uh...》mormorò sottovoce muovendosi a disagio, osservando intimidita il mio sesso nuovamente eretto e appoggiato sfacciatamente sul suo stomaco.

Soddisfatto, le stampai un umido bacio sulla fronte, sussurrando al suo orecchio:《Chiudi gli occhi, ragazzina...》

Sbatté un'ultima volta le palpebre, lanciandomi un'occhiata impaurita prima di appoggiare stancamente la testa sopra il mio bicipite e chiudere gli occhi gonfi.

Scossi la testa, sperando che non cambiasse mai.
Speravo che conservasse quella sua ingenuità, quella sua timidezza, quella sua insicurezza che la caratterizzavano, distinguendola dalle altre donne.

Questa ragazzina si stava insinuando inesorabilmente sotto la mia pelle e, mi piaceva.

𝑀𝑦 𝐿𝑖𝑡𝑡𝑙𝑒 𝑂𝑏𝑠𝑒𝑠𝑠𝑖𝑜𝑛Where stories live. Discover now