10.2. È il fato a dettare le regole

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Marzia prese lo zaino dal portabagagli prima che Dušan lo chiudesse subito dopo. Quando gli lanciò uno sguardo di sottecchi, affiancandosi a lui verso l'ascensore, Marzia constatò di nuovo la loro incredibile differenza di altezza. Se avesse continuato a guardarlo da tanto vicino così a lungo le si sarebbe spezzato il collo a forza di alzarlo.

"Che hai da ridere?" le fece notare Dušan, dopo aver chiamato l'ascensore. Ti sta proprio da Dio questo colore pensò Marzia, guardando il suo volto illuminato dalle tonalità di verde della felpa. Era vero, Marzia aveva ridacchiato, ma non poteva fare altrimenti per smorzare la tensione che si era creata in macchina. Avevano tutta la serata davanti, non doveva bruciare le tappe.

"Niente, mi fa ridere la nostra differenza di altezza. Sembro uno gnomo in confronto a te" replicò divertita, concedendosi un'altra risatina mentre entrava in ascensore. Dopo che questo si chiuse, Dušan le rispose sibillino.

"Beh, questo mi permette di fare cose che non potrei fare altrimenti" ammiccò, con uno sguardo da farle girare la testa. Marzia intrecciò le dita tra di loro, per scongiurare la possibilità che finissero per aggrapparsi alle spalle di Dušan. Era ricominciato quel dannato fremito alle mani.

"Tipo?" si azzardò a chiedergli, mentre l'ascensore saliva, come il suo sguardo sugli occhi intensi del ragazzo.

"Tipo questo" le rispose immediatamente, appoggiando poi il suo avambraccio destro sul capo di Marzia, come se fosse stata un bracciolo di una poltrona. Si ritrovò a fulminarlo, con un'espressione tutt'altro che divertita in viso. L'aveva scammata.

"Ah, ah, ah, divertentissimo signor Vlahović, lo fai anche con i tuoi compagni di squadra?" gli rispose piccata, a sovrastare la risata melodiosa di Dušan. Marzia non poté far a meno di tirare le labbra in un sorriso sconsolato.

"Con alcuni potrei, in effetti. Ma tu sei più bassa, e più comoda" spiegò di tutta risposta, prima che le porte dell'ascensore si aprissero sul loro pianerottolo e i due potessero uscire. Marzia incrociò le braccia al petto, con un'espressione falsamente infastidita.

"Che tipo affascinante sei, un vero gentleman" lo apostrofò, facendolo ridacchiare di nuovo mentre armeggiava con le chiavi del suo appartamento. Marzia diresse per un secondo lo sguardo verso l'interno otto, dove Giulia doveva star ficcanasando come al solito attraverso la videocamera.

"Prego!" la riportò alla realtà Dušan, spalancandole la porta davanti. In quel momento Marzia ricordò della seconda volta in cui lo aveva visto, quando Giulia l'aveva costretta ad andare a chiedergli lo zucchero per quella stupida torta. Era l'unica volta in cui si era affacciata sulla dimora di Dušan.

"Puoi togliere le scarpe e metterle qui. Vuoi le ciabatte?" le chiese Dušan celermente, impersonando il perfetto padrone di casa. Marzia sistemò gli anfibi accanto alla porta d'ingresso e rimase nei suoi calzini di Baby Yoda. Quando alzò lo sguardo sull'attaccante lo vide già ridere, adocchiandole i piedi.

"Tranquillo, non ho problemi a stare scalza" gli rispose, guardandosi intorno immersa nel grigio della sala da pranzo di Dušan. Era tutto estremamente in ordine, e la signora Lucia non doveva fare fatica nel pulire e sistemare tutto, visto che il minimalismo la faceva da padrone.

"Vieni, andiamo in salotto" le fece strada lui, già scalzo e senza il cappellino, arrivando davanti al divano con penisola, al centro nell'accogliente salotto. Un televisore enorme era appeso sulla parete di fronte al divano, che aveva davanti un tavolo da tè nero opaco. Le finestre che davano sulla piazza erano serrate, ma le persiane erano rimaste aperte. La luce proveniente dall'esterno entrava così debolmente nel salotto, illuminato solo dalla lampada in fondo, vicino un tavolo quadrato in acciaio con quattro sedie.

Neighbourhood Romance | Dušan VlahovićDove le storie prendono vita. Scoprilo ora