25.1. L'epifania delle gocce di cioccolato

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L'ennesimo sospiro le uscì dalle labbra, quando si rese conto di aver sbagliato per la quarta volta la coniugazione di quel verbo. Sul manuale non c'era, allora Marzia si decise a tastare la superficie in legno del tavolo della biblioteca con la mano sinistra, per cercare il cellulare. Quando lo strinse tra le dita finalmente alzò lo sguardo dalla dispensa, e lo posò su Ilaria, ancora piegata sui libri di fronte a lei.

Dopo le lezioni di quella mattina avevano deciso di studiare per qualche ora in biblioteca, prima che entrambe tornassero a casa. La sessione si avvicinava, l'ultimo giorno di maggio era nel pieno del pomeriggio, e Marzia sentiva la pressione per gli esami incombere sulla sua testa. Abbassò lo sguardo sul display, per poterlo sbloccare e andare sul web a cercare il verbo di cui aveva bisogno. Almeno quello sarebbe dovuto essere il suo scopo, prima che vedesse il ventaglio di messaggi sullo schermo. Sorrise, di getto. Probabilmente se ne rese conto solo quando li lesse tutti.

Devojčica, ma della
lista che mi hai mandato
non trovo niente qua
14:03

Scherzavo, ho trovato
quasi tutto
14:12

Però manca il cacao
in polvere
14:13

Marzia?
14:15

L'ultimo risaliva a due minuti prima. Non aveva neanche badato al fatto che il cellulare si fosse illuminato, così presa da quei problemi grammaticali com'era. Però, durante tutta la lezione di letteratura, aveva pensato solo a quel pomeriggio. Le ricordava, stranamente, quella volta che si erano dati appuntamento per andare al cinema, e Dušan l'aveva apostrofata per la prima volta con il suo vezzeggiativo preferito. Da quel giorno era rimasto sempre sulle sue labbra, in attesa che la vedesse, che la sentisse.

Marzia si scoprì intenta a fissare le venature del legno del piano che aveva di fronte, ancora immersa in quei pensieri sconclusionati. Perché quando si trattava di Dušan, quando le squarciava la mente come un fulmine, tutto sembrava diventare all'improvviso meno interessante, decisamente inutile. Lo erano gli appunti che aveva di fronte, ad esempio. E lo erano state decine di impegni prima di loro.

Subitaneamente, un'azione che Marzia compiva attivava quel meccanismo involontario che la portava a ripensare al sorriso di Dušan, a ricordare la stretta di quelle braccia intorno al corpo, o i capelli che le sfioravano la fronte. Lo immaginava distintamente, quasi ce lo avesse di fronte davvero. E tutto il suo corpo rispondeva come se fosse il più magnifico degli eventi. Un solo pensiero riusciva a scatenare il dolore sordo allo stomaco, lo squarcio nel petto. Che si amplificavano sempre di più quando sapeva di star per vederlo. Come in quell'istante, quando alzò lo sguardo su Ilaria. Come in quell'istante, quando il cellulare iniziò a vibrarle ripetutamente tra le mani.

"Lo spegni quel telefono?" domandò l'amica, con un filo di voce. La biblioteca era gremita, ogni singolo tavolo era occupato da almeno una coppia di studenti, che studiavano laboriosamente. Ilaria era stata testimone, per tutta la mattinata, dei sorrisi accecanti di Marzia diretti allo schermo, che non era riuscita ad abbandonare neanche quando lei l'aveva richiamata all'attenzione, nel mezzo della lezione, o mentre camminavano in corridoio. Lo spegnerei se riuscissi a staccarmi da lui quel tanto pensò in un secondo Marzia, lo stesso in cui schiuse le labbra e pronunciò il mittente di quella chiamata sussurrandolo, quasi soltanto mimandolo per non far rumore: "È Dušan."

"Lo sai che non puoi parlare qua!" mormorò stizzita Ilaria, con la matita tra le dita e le sopracciglia aggrottate. Marzia sapeva fosse di umore nero, perché il primo parziale di linguistica per lei non era andato nel migliore dei modi, e avrebbe dovuto recuperare a tutti i costi, altrimenti le sarebbe toccato dare l'esame per intero. E a quell'eventualità, considerò Marzia, sarebbe stato decisamente meglio gettarsi dal quinto piano. Tentennò, gettando l'ennesima occhiata al display. La foto che aveva scelto per il contatto di Dušan campeggiava come sfondo a quella chiamata, quasi le servisse ricordare ogni singolo lineamento del suo viso. Inutile, Marzia ce li aveva impressi nella memoria come il numero di casa di sua nonna, o l'indirizzo della sua scuola elementare.

Neighbourhood Romance | Dušan VlahovićDove le storie prendono vita. Scoprilo ora