39.2. Nessuna scelta sicura vale la bellezza del viaggio

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Quando piombò nella libreria la trovò, fortunatamente, deserta di clienti. Con lo sguardo azzurro intenso e luminoso sbatté quel plico di libri sul bancone della cassa, si guardò intorno prima di fare un cenno di saluto a Lorella dall'altra parte del negozio. Ma i suoi occhi scandagliarono lungamente la libreria prima che l'obiettivo delle sue iridi venne finalmente intercettato, mentre usciva dalla porta che dava sul magazzino sul retro. Luca alzò lo sguardo su di lei, gli occhiali calcati sul naso, uno sguardo interrogativo mentre Marzia si mostrava con un largo sorriso sulle labbra, la giacca tra le mani prima che la riponesse sull'appendiabiti.

Non ebbe neanche la decenza di togliersi la sciarpa dal collo prima di avanzare spedita verso di lui, con un unico e rimbombante obiettivo nella mente. La sola via d'uscita che trovava, la sola grande e sorprendente genialità che aveva partorito soltanto con un'occhiata. Avrebbe trovato ogni scusa pur di riuscirci, avrebbe cercato ogni sotterfugio, avrebbe fatto qualsiasi cosa, anche al costo di venire ricattata, pur di esserci. Lo devo fare, devo riuscirci si disse, quando arrivò di fronte a Luca, ancora le labbra tirate in un grosso e inquietante sorriso.

Perché Marzia non si era mai dimostrata così raggiante ed entusiasta. Perché Marzia sembrava davvero che avesse appena scoperto la cura per una malattia dall'alto tasso di mortalità. Luca alzò un sopracciglio, stupito. Marzia lo guardò e seppe che, da quel momento in poi, non sarebbe più potuta tornare indietro. Si disse che mai avrebbe potuto fallire. Ne ho bisogno, devo farlo, voglio farlo. Guardò Luca arricciare le labbra e articolò quella domanda, diretta e spontanea come era sempre. Le parole attecchirono in quella silenziosa stanza, Luca arricciò le labbra, Marzia strinse le mani l'una con l'altra: "Senti, ma te vai allo stadio sabato?"

"Ti pare che non vado? C'è il derby e sono abbonato" le rispose Luca, ancora confuso. Marzia lo guardò avanzare verso uno dei tavoli che usavano per le ripetizioni. Lui si sedette, appoggiando i gomiti sulla superficie di legno del piano, in quell'occasione sgombra di penne e fogli protocollo. Marzia coprì quella distanza in due passi; in piedi, di fronte a lui, si srotolò la sciarpa dal collo e, come se gli stesse chiedendo se mettesse o no lo zucchero nel caffè, gli domandò fintamente ingenua: "In che settore sei abbonato?"

"Curva Maratona" rispose immediatamente e con quegli occhi verdi continuò a scrutare l'espressione esitante di Marzia. Lei sapeva perfettamente che fosse abbonato, perché Luca non aveva fatto mistero di palesarle la sua fede calcistica, a maggior ragione quando si era accorto che Marzia fosse appassionata di calcio tanto quanto lui. Un giorno le aveva persino raccontato della prima stagione in cui si era abbonato allo stadio, mentre sistemavano alcuni articoli di cartoleria dietro il bancone della cassa. Marzia sapeva bene che fosse un assiduo frequentatore dell'Olimpico Grande Torino e proprio per quel motivo era stata la prima e unica persona che le era venuta alla mente a cui chiedere quel favore. Dopotutto era certa si trattasse di una delle partite più importanti per la città e, soprattutto per i granata, un appuntamento imperdibile. Eppure doveva esserci almeno un modo per ottenere quel biglietto, anche a costo di pagarlo il triplo.

"Ah... beh, vorrei venire a vedere la partita ma ho visto online che è tutto esaurito. Tu conosci per caso qualcuno che vende i biglietti o magari un gruppo dove chiedere?" lasciò uscire la domanda dalle labbra in scioltezza, come se davvero non gli stesse chiedendo un modo per procurarsi un biglietto per il derby a quarantotto ore dal fischio d'inizio. Luca la guardò dall'alto in basso, ancora attonito. Aggrottò le sopracciglia e fece muovere le labbra mentre ancora la fissava, Marzia allargò il sorriso di cortesia che aveva in viso: "E perché avresti deciso di venire a vederti Torino-Juventus due giorni prima della partita?"

Se avesse detto la verità probabilmente Luca non ci avrebbe mai creduto. Voglio andare a sostenere il mio ragazzo ma non voglio che lui senta la pressione della mia presenza addosso. Sarebbe sembrata la frase più stupida da pronunciare dentro le quattro mura della libreria. Lo era persino pensarla, perché un'idea tanto istintiva e tanto complicata non le era mai venuta alla mente. Tranne quel pomeriggio, quando era passata proprio accanto allo stadio. Tranne un'ora prima, quando aveva visto Dušan sul cartellone pubblicitario, ad annunciare proprio la partita di quel sabato. Voglio guardare il mio ragazzo farvi venire il sangue amaro, perché io so che stavolta segnerà.

Neighbourhood Romance | Dušan VlahovićDove le storie prendono vita. Scoprilo ora