43. Coraggiose occasioni e istintive sorprese

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Marzia avrebbe voluto non essere in ansia, dal momento in cui aveva aperto gli occhi, e sfregato la fronte contro il cuscino. Marzia avrebbe voluto che quella giornata passasse il più velocemente possibile, che potesse viverla al doppio della rapidità e sorpassare tutto sin dal momento in cui si era preparata, era uscita dalla stanza d'albergo insieme a Diana, era salita sul Mercedes con autista messo a disposizione dalla struttura ed era scesa a qualche metro dall'enorme costruzione che in quel momento l'ospitava. Invece aveva vissuto tutto con incredibile lentezza, quasi i minuti si fossero dilatati improvvisamente, e l'ansia le corrodeva sempre di più lo stomaco ad ogni secondo scandito dalla lancetta dell'orologio che aveva al polso sinistro.

Diana pensava che fosse in ansia per la partita che sarebbe incominciata di lì a un'ora scarsa. Diana non aveva neanche idea del perché Marzia si stesse continuando a strappare a morsi le pellicine di ogni singolo dito, nonostante avessero passato sane e salve i controlli prima di scannerizzare i biglietti ai tornelli. D'altronde come avrebbe fatto Marzia a spiegarle che quella non era solo una partita, che a giocare non sarebbero state soltanto la Nazionale serba e quella svizzera, ma lei stessa, contro un nemico che le si era materializzato sul display dello smartphone solo qualche minuto prima, ancora seduta sul retro della monovolume dai sedili color crema.

Foto pubblicata, campo ancora vuoto alle spalle, maglia rossa con il diciotto stampato sul petto, capelli morbidi a ricaderle sulle spalle, boccoli biondi perfettamente arricciati, e un sorriso glossato dalla dentatura perfetta. Alyssa Lakemos, pronta a sostenere il suo ragazzo nella partita decisiva per la qualificazione agli ottavi della Coppa del Mondo. Marzia era rimasta a fissare la foto con sguardo vacuo, perché per tutta la giornata, ancora prima di uscire dall'albergo, ancora prima di rendersi conto che mancasse così poco al fischio d'inizio, Marzia aveva rimuginato a lungo su quale sarebbe stato il momento perfetto per agire.

Si era rivelato quello, la partita decisiva. La discussione decisiva. La scelta decisiva, quella che lei avrebbe compiuto, infischiandosene degli accordi stipulati da chi era ancora chiuso negli spogliatoi, probabilmente intento a rivedere gli ultimi schemi tattici con il resto della squadra. La stessa persona che, Marzia ci avrebbe giurato, l'avrebbe scorta su quelle tribune nell'istante esatto in cui sarebbe uscito per il riscaldamento. Era la prima partita della sua campagna mondiale in cui Dušan sarebbe partito titolare, dopo essere subentrato sempre a secondo tempo inoltrato.

Non era andata nel migliore dei modi per la Serbia che, dopo la chiamata sconfitta contro il Brasile, era incappata in un rocambolesco pareggio contro il Camerun. Le sorti dei balcanici si sarebbero quindi decise tutte quella sera, contro una Svizzera che negli ultimi tre mondiali era sempre riuscita ad approdare alla fase a eliminazione diretta. Era certa che Dušan fosse più che focalizzato sulla partita, che la vedesse come una vera e propria ultima occasione. Non aveva mancato, la notte precedente, poco dopo che Marzia e Diana fossero arrivate sane e salve in hotel dall'aeroporto, di ricordarle quanto le fosse grato di averla sugli spalti il giorno seguente.

Così Marzia si era accuratamente preparata per quella partita, nonostante la nausea dal primo mattino, nonostante la stretta allo stomaco e i pensieri a occluderle la mente. Aveva indossato la stessa maglia rossa della Serbia che vedeva addosso a centinaia di persone attorno a lei, non appena emersa sulla tribuna del Ras Abu Aboud Stadium, costruito esclusivamente per la manifestazione calcistica, e destinato a essere smantellato non appena tutta la carovana del calcio mondiale avesse abbandonato il Qatar.

Aveva la stessa maglia rossa che indossava Alyssa, nella foto postata qualche minuto prima. Ma i capelli erano raccolti in una coda, perché il calore opprimente del luogo la faceva sudare. Aveva evitato di truccarsi più di tanto, perché certa che le sarebbe colato il mascara semmai si fosse lasciata andare.

Neighbourhood Romance | Dušan VlahovićDove le storie prendono vita. Scoprilo ora