37. Come il principe osò sfidare l'imperatrice

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La guerra era iniziata in una torrida giornata di fine agosto, senza che Marzia se ne fosse resa conto, senza che Dušan avesse notato i campanelli d'allarme. Sotto il sole a picco di una giornata afosa, nella periferia di Torino, un cellulare era bollente sotto le dita affusolate che premevano sul display, alla velocità di chi sa che solo pochi secondi avrebbero fatto la differenza sull'avversario. Nel refrigerio di un'aria condizionata perennemente accesa, nel pieno centro della stessa città, un sorriso tagliente aveva accolto quelle parole con malcelato godimento, perché la proprietaria sapeva che non ci sarebbe stato nulla di più piacevole di quel sagace botta e risposta.

C'era stata una lunga e gelida tregua. Non nell'amore tra Dušan e Marzia, perché quello non conosceva pause. Ma in quella consueta battaglia a suon di frecciatine e allusioni in cui si divertivano a gareggiare l'una contro l'altro, senza soluzione di continuità. Dopo la partita all'Allianz vista insieme alla famiglia Vlahović, Marzia era riuscita a strappare alla sua relatrice una videochiamata e la professoressa l'aveva sommersa di nuovi testi da analizzare. Così erano passate due settimane in cui aveva fatto la spola tra la biblioteca e casa per cercare di reperire tutti i libri e gli articoli che le sarebbero stati utili per la tesi. Ben diversa era stata la routine del suo ragazzo che, a un pianerottolo di distanza, era tornato a fare tappa all'interno sette soltanto la sera dopo gli allenamenti e poco più.

Dopo la trasferta di Genova la sua famiglia era tornata a Belgrado, Dušan era stato costretto a dilungarsi più spesso alla Continassa, sia per gli allenamenti concentrati nelle ore serali, visto il caldo afoso del pomeriggio, sia perché non disdegnava affatto poter trascorrere un'oretta a provare i calci piazzati. I suoi accompagnatori cambiavano ogni giorno, ma lui restava sempre lì, dopo ogni sessione, a venti, quindici, undici metri dalla porta, a visualizzarla nella mente per cercare il tiro più letale, a immaginarsi la prima occasione utile per insaccare quel gol dalla distanza. Lo aveva fatto la stagione precedente insieme a Paulo, più di un allenamento era terminato con quella routine. L'abitudine non era morta, era solo cambiata, e se ad affiancarlo era Filip, Ángel oppure Moise poco cambiava: era sempre solo davanti alla porta.

Eppure la mente di Dušan non era mai sgombra. Tutti erano a conoscenza di chi avrebbero affrontato quel sabato e, se per i suoi compagni era una partita tosta ma omologabile al resto di quelle contro le avversarie per la lotta al vertice della classifica, per lui era una vera e propria ossessione. Perché erano otto mesi che quel lupetto ce l'aveva davanti agli occhi. Perché erano otto mesi che quell'occhio di rubino sembrava prendersi gioco di lui, come la sua proprietaria, che con la lingua tagliente e gli occhi spietati aveva fatto di quella sfida una questione di principio.

Quel sabato di fine agosto Dušan avrebbe calcato il prato dell'Allianz con la sua divisa bianconera per trovarsi di fronte i giallorossi di Roma. La Roma e Marzia che nella sua testa erano la stessa cosa. Quindi il più temibile degli avversari. Quindi la ragione per cui avrebbe dovuto a tutti i costi batterli: superarla, vincerla, esserle, per una volta, superiore. Perché Marzia tanto lo era ogni giorno: non c'era persona che la equivalesse, che potesse lontanamente avvicinarsi a lei, anche solo impensierirla.

Quella gara era finita per diventare un'ossessione anche per Marzia, che di Roma portava ovunque il simbolo. Non che, negli anni, le sfide contro la Juventus l'avessero vista spettatrice passiva: aveva sempre avuto un particolare astio per la strisciata di Torino e, vivendo nella tana del nemico, quel risentimento non aveva fatto che acuirsi. Frequentando l'attaccante degli avversari, sobillando la prima punta bianconera, amando il beniamino della tifoseria rivale le era particolarmente facile sentire la sfida incendiarle la mente. Quel sabato sarebbe stata sulla stessa poltroncina bianconera dell'Allianz, dove il suo ragazzo l'aveva guardata l'ultima volta. Dove Marzia, che a temerarietà non aveva rivali, aveva in mente già il piano che avrebbe acceso la gara.

Neighbourhood Romance | Dušan VlahovićDove le storie prendono vita. Scoprilo ora