Dalila

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Per qualche giorno Yan non tornò più a controllare lo specchio magico, solo Rifel'a lo manteneva aggiornato tramite i tesela.

Re Kayne era rimasto adirato per lo scherzo alla diga, ma non aveva potuto far altro che sbraitare contro i suoi uomini che, poveracci, non avevano colpe.

Intanto Yan era preoccupato per Dalila: si chiedeva se qualcuno avesse scorto la luce azzurra del trasporto presso la fattoria e temeva che i cavalieri accusassero lei e la sua famiglia di quanto accaduto.

Pensava quasi più alla ragazza che alla situazione bellica a sud di Egaelith, quasi non riusciva a cacciare per la preoccupazione.

Per fortuna gli amici credevano che avesse difficoltà a causa della mano sinistra oramai fuori uso, dunque non gli dettero colpe – seppur così lo facessero solo sentire ancor più male.

Le malattie invernali cominciarono a sciogliersi pian piano insieme alla neve, così Owen tornò più sereno e amichevole. Accettò persino una giornata di riposo nelle settimane a venire.

Durante il suo primo giorno di pace, tuttavia, Yan non riuscì a concentrarsi troppo sul gioco.

Era parecchio distratto: si diceva che avrebbe potuto spendere il tempo tenendo d'occhio la situazione nel regno, magari controllando sua madre, la cui malattia, invece, era peggiorata. E forse poteva intervenire di nuovo, come con la diga, e magari poteva trovare rifugio da Dalila, parlarle ancora...

No, pessima idea, l'avrebbe messa in pericolo.

Peccato non poterla rivedere, perché gli era risultata parecchio simpatica, una ragazza tutta pepe.

Quando Xerxes, ovviamente accortosi che qualcosa non andava, si avvicinò per farlo sentire meglio, scelse di proporre una capatina dagli elfi.

Allora Yan trovò un po' di allegria per mettersi a giocare insieme agli altri. Persino durante il pranzo sugli umidi steli di nuova erba non fece altro che sorridere, sentiva le guance pizzicare in maniera strana.

Non riusciva a capire, e gli sembrava insensibile da parte sua sentirsi tanto felice all'idea di rivedere la madre che dopotutto osservava da settimane e che trovava sempre malata.

Invece eccolo a ridere come non faceva da tanto, da quando l'inverno aveva peggiorato lo stile di vita a cui avevano finito per abituarsi e lui aveva cominciato a rimuginare sul passato.

Adesso però la stagione più rigida stava passando, il sole risplendeva caldo e la terra stava tornando morbida, pezzato qua e là da splendenti germogli. Un'aquila reale si divertiva a volteggiare sulle loro teste, cantando l'avvento del periodo delle nascite.

Yan la conosceva bene dall'anno precedente, vi aveva stretto amicizia dopo averla trovata incastrata tra i rami di un albero più a nord, la cui corteccia diveniva appiccicosa e soporifera se toccata. Al ragazzo era bastato versarvi acqua riscaldata per liberare il nobile rapace, che non si era dimenticato di lui.

Una volta al villaggio elfico, Yan lasciò che gli altri controllassero per primi i loro parenti attraverso lo specchio magico.

Quando fu il suo turno, perse improvvisamente il sorriso. Non solo perché consapevole di cos'avrebbe visto, ma anche perché avrebbe preferito rimanere solo, indagare intorno alla Foresta di Hanover come preferiva, e magari anche oltre...

Sua madre era peggiorata molto di più in quelle settimane: aveva le guance tanto incavate e le labbra tirate da sembrare uno scheletro, era dimagrita e faceva impressione...

Accanto a lui, Owen lasciava saettare lo sguardo sul suo corpo magro, sbattendo le palpebre a ogni prepotente colpo di tosse della donna.

Yan sospirò rassegnato. «È un tumore, vero?»

I Flagelli: TradimentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora