La forza dell'Ira (Parte 2)

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I pensieri di Yan vennero pervasi dagli episodi in cui lui e Rifel'a raggiungevano quella stessa radura all'aperto, cosicché uno potesse trasportarsi ad Hanover mentre l'altro gli copriva le spalle.

Ricordava anche come avevano riso e scherzato al loro primo incontro, il modo in cui si erano incontrati.

Era stata tutta una scusa di Rifel'a affinché si avvicinasse a uno di loro perché glielo aveva chiesto suo padre?

O magari aveva veramente cercato di uccidere Yan...

A quel punto, un elfo non avrebbe mai sbagliato mira, il ragazzo ne era consapevole.

Una piccola parte di sé, però, avrebbe preferito lo avesse fatto...

Quei giorni erano finiti da un pezzo, ed erano stati solo un'illusione di pace.

Adesso Yan e Rifel'a si trovavano insieme in una delle loro radure preferite, ma per un motivo del tutto differente.

I bambini vennero sistemati al centro, con gli adulti al loro fianco. Ogni elfo aveva il volto grigio sia per il calore assorbito sia per lo sporco del fumo; i loro begli occhi obliqui erano iniettati di sangue, la treccia scura aveva assunto una tonalità smorta.

Non uno di loro riusciva a reggersi in piedi, tanto erano in preda alla tosse.

Minacciato da una firethorn che Yan gli teneva incollata alla schiena, Rifel'a si girò appena a guardarlo.

Il ragazzo ricambiò l'occhiata con più acidità. «Va' con i tuoi compagni e trasformati. Potete resistere al sole se siete alberi. Rallegratevi, che presto nevicherà.»

«E potrete usare tutti i nostri frutti...»

Yan gli sfiorò la schiena, a stento trattenendosi dall'infilzarla una seconda volta. «Non vorremo assolutamente niente prodotto dal vostro corpo merdoso.»

Rifel'a strizzò gli occhi imperlati di lacrime di sconfitta. «Promettete di non ucciderci?»

«Se non ci attaccherete, non vi uccideremo.»

«E tutti quegli elfi morti nelle caverne?»

«Era legittima difesa.»

«Già dall'inizio?»

«Tu avresti rischiato la vita dei tuoi amici per preservare quella dei tuoi nemici?»

Yan non sapeva neanche perché si stesse giustificando con lui, là dove non esisteva giustificazione.

Però era la prima cosa che gli avevano insegnato una volta entrato nell'Accademia: uccidi o verrai ucciso, peggio ancora ne subirà chi ami.

Non erano azioni possibili da giustificare, era solo la guerra, la sopravvivenza...

Le labbra di Rifel'a tremavano. «E mia madre? Avete ucciso mia madre, Yan... Come avete potuto? Dopo tutto quello che ho fatto per aiutare la tua. Tu per primo dovresti sapere...»

«Non giocare quella carta con me!» sbottò Yan. «Lo hai fatto soltanto per guadagnarti la mia fiducia, no? E ora basta blaterale, Rifel'a!»

Afflitto, l'elfo volse gli occhi e zoppicò lentamente verso i compagni. «Siete davvero dei demoni...»

«Non siamo comunque peggiori di voi.»

Adagio, Yan fece vagare lo sguardo da Owen a Xerxes, ciascuno posizionato su una delle due possibili via di fuga: quella da cui erano appena usciti e l'altra che conduceva all'altura dell'amore. Reggevano una bottiglia d'idromele ciascuno, con una firethorn pronta. Se un solo elfo avesse osato provare a scappare, i due ragazzi li avrebbero fermati anche a costo della vita.

I Flagelli: TradimentoWhere stories live. Discover now