Nemici misteriosi

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D'improvviso tutto ciò che per Yan era stato banale acquisì un'importanza tale da impedirgli di non prestarvi attenzione. Si trattava di elementi comuni, come la morbidezza del suo letto, la bambolina dell'aquila, la poltrona che di solito si contendeva con gli amici tanto per farsi dispetto a vicenda, il rumore della porta sul retro che si apriva e si chiudeva.

Era tornato a casa da pochissime ore, ma aveva notato così tanti piccoli dettagli che prima gli erano sfuggiti, come se i suoi occhi avessero sviluppato uno strato di lenti che gli permettevano di vedere meglio qualsiasi cosa, come se i suoi sensi si fossero amplificati per percepire maggiormente tutto ciò che lo circondava.

«Stai sorridendo» sentì sussurrare Skye, avvicinatasi quatta per accucciarsi accanto alla poltrona.

Yan allargò il sorriso. «Sono felice di essere tornato.»

«Oh, anche noi lo siamo, Yan! Non sai quanto!»

Il ragazzo si girò a guardare gli altri, gli occhi caddero subito su Owen che si stava addormentando sul bracciolo del sofà. Sembrava cambiato, era diventato più grande in così poche settimane, prima aveva notato che lo aveva addirittura raggiunto in altezza.

Yan ascoltò l'amico cominciare a russare piano, Skye parlottare con Niawn, Xerxes e Nathan che durante il gioco degli scacchi passavano alla discussione e James che girava la sfera per cambiare visione alla lastra-della-visione.

Sua madre se n'era andata soltanto poche ore fa, ciò gli tormentava il cuore, ma grazie a loro era veramente più facile affrontarlo.

Poi Yan domandò cauto: «Ragazzi, avete riflettuto su... su quello che vi ho raccontato?»

Tutti tornarono concentrati. Persino Owen, nel sonno, sembrò sentire e si risvegliò.

Rimasto con un pedone nero sollevato, Xerxes si fece rigido. «Beh, in realtà avevamo bisogno di porti ulteriori domande, per essere certi che non ci fosse sfuggito qualcosa.»

«Va bene, chiedete pure.»

«Beh, dunque... Hai detto che quegli uomini e quelle donne dovevano essere in tutto sette. Ciononostante, mancava quello assegnato al regno di Finwzima.»

«Sì, ma Dalila ha finto di essere lui.»

«È stata una buona idea, a proposito» lo elogiò Xerxes, posando il pedone fuori portata da un alfiere bianco. «Almeno nessuno si è allarmato, e non possono avere indizi sul fatto che noi ci troviamo qui.»

«Però c'è un'altra cosa. Mio padre era in ritardo, perciò gli altri stavano cominciando a crederlo morto e...»

«Che esagerati!» bofonchiò James, senza comunque riuscire a reprimere una risatina. «Evidentemente sono molto rigidi sulla puntualità.»

Xerxes assottigliò gli occhi. «Possiamo mantenerci seri?»

Il sogghigno di James si fece però più largo. D'altronde far innervosire Xerxes era il suo passatempo preferito.

Anche se, a pensarci bene, Yan convenne che non era il momento migliore per scherzare.

Quando ammiccò a James, questi si dette un contegno e poggiò il braccio sulle spalle di Xerxes. «Da quando siete diventati tutti così barbosi? Non prendertela, principino. Lo sai che anche se ti prendo in giro ti ascolto sempre. Su, Yan, cosa stavi dicendo?»

«Insomma, credendo che mio padre fosse morto, gli altri hanno detto che se davvero era così, allora doveva essere per forza stato ammazzato dal suo Flagello. E se quel Flagello era nato, allora lo erano anche gli altri sei. I-io non ho idea del perché di questo sillogismo.»

I Flagelli: TradimentoWhere stories live. Discover now