Il morbillo

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«Pochissimi sono i nomi dei sopravvissuti al morbillo, casi rari...» aveva spiegato Owen, costretto a dire la verità sotto gli occhi inquisitori di Xerxes. «Ma non hanno mai saputo spiegare come siano riusciti a sfuggire alla morte. Parlano di essere stati benedetti e salvati dagli dèi, però...»

«Non chiameremo un sacerdote per farci benedire» aveva ringhiato James.

Nathan aveva subito ribattuto: «Solo perché tu non credi agli dèi».

«Senti un po', a te piacerebbe morire subito o tornare sull'Isola della Purga? Stavolta si assicureranno che veniamo divorati. Tanto vale farci arrestare e decapitare, o impiccarci da soli.»

La quarantena era davvero estenuante. Non soltanto a causa del mal di testa, il prurito insopportabile, il bruciore agli occhi e la febbre alta, ma anche perché la bella stagione sembrava farsi beffe di loro con un sole sempre più cocente che rendeva il Rifugio troppo caldo. E allo stesso tempo, la febbre faceva salire il freddo ai sei corpi malati, dunque passavano da momenti in cui soffrivano il caldo ad altri in cui venivano attaccati dai brividi.

Intanto, al villaggio si era saputo del problema dell'Umhïrtröfa e nessuno si azzardò a mettere piede fuori casa per almeno tre giorni, come Owen aveva specificato.

Durante quel breve periodo, un anziano che viveva da solo, tendente a uscire poco e a parlare raramente con i vicini, aveva avvisato di aver contratto la malattia.

Owen si era subito offerto di uscire per raggiungerlo, nonostante la propria pessima condizione e l'affaticamento. Tuttavia, pur rimanendo con il paziente per un intero pomeriggio, il giovane guaritore era tornato a casa triste e sconsolato.

A Yan e agli altri non erano servite domande per indovinare il destino del vecchio, né s'informarono su come sarebbe stato trattato il corpo o altro, non di fronte agli occhi lucidi dell'amico.

Per quanto anche lui stesse soffrendo la malattia, Owen s'impegnava al massimo, perciò gli altri, che stavano altrettanto male, cercavano comunque di dargli una mano. E soprattutto facevano del loro meglio pur di non lamentarsi, almeno non in sua presenza. James arrivò a farsi sanguinare la lingua, tante furono le volte in cui se la morse per frenare una battuta di pessimo gusto.

La situazione peggiorò durante i primi giorni. Sebbene fossero consapevoli che grattarsi non avrebbe giovato, non riuscivano a farne a meno; gli occhi lacrimavano in continuazione, dovevano tenervi sopra panni bagnati, e il medesimo trattamento lo applicavano alle fronti bollenti.

E di notte avevano gli incubi.

Yan non faceva altro che vedere sua madre, magra e in fin di vita, che allargava le braccia verso di lui e gli sussurrava di accompagnarla in Paradisus. Era sempre sul punto di seguirla, ma alla fine riusciva a riscuotersi e a dirsi che non voleva morire, perciò si risvegliava di soprassalto.

Trovava sempre uno degli altri sveglio prima di lui, e di lì a poco qualcun altro sortiva dai sogni nel medesimo modo brusco.

Owen somministrava a tutti una sostanza acquosa che poteva curare il gonfiore agli occhi e sciroppi ricavati dalle piante. Tutti i giorni i giovani ingerivano polverine per la febbre, ma se in un certo momento sembravano avere effetto, il morbillo tornava a prendere il sopravvento e la temperatura si rialzava.

Durante quel periodo di malattia, Yan sentiva fitte di pena più dolorose del solito a ripensare alla sua vecchia casa.
Forse Elijah credeva che lo avesse abbandonato, e magari Dalila ce l'aveva con lui per non essersi fatto più vivo.

Gli mancava così tanto, si angustiava nell'impellente desiderio di poterla rivedere, riabbracciare, lavorare e scherzare in sua compagnia...

E pensava a sua madre...

I Flagelli: TradimentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora