"Le sette Colombe e le sette Mele"

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Per molti giorni Yan fu cupo a causa della perdita della madre, ma almeno c'erano gli amici a tirarlo su di morale, a tentare di distrarlo o a lasciarlo parlare quando aveva bisogno di sfogarsi.

Gli dispiaceva pensarla in quel modo, ma Rifel'a non sarebbe mai stato tanto d'aiuto come lo erano loro, c'erano determinate cose che il suo amico elfo non arrivava a capire.

Ciononostante, Yan gli era grato per essergli rimasto accanto durante un intero mese.

Nei primi giorni Vow'a era venuto a sapere che l'attacco pianificato da re Kayne era stato annullato. Poiché la signora Mowbray era morta con la presenza dello "spettro", all'accampamento serpeggiava la convinzione che quell'entità misterioa avesse lanciato la sua prima punizione uccidendo la povera donna malata.

Yan sentiva fitte d'ira al pensiero: la gente credeva che fosse stato lui la causa della morte di sua madre...

Almeno re Kayne aveva accettato di posticipare l'attacco.

Che fosse o meno una sua decisione, l'importante era che se ne stesse buono: molto più probabilmente era stato costretto a dar retta all'esercito e al resto dell'accampamento, e forse il duca Robert Bellspring lo aveva fatto rinsanire quanto bastava.

E Dalila rimaneva un pensiero fisso, ma Yan cercava in tutti i modi di andare avanti.

Non sarebbe mai più stato sereno come una volta, avrebbe per sempre pensato a lei, tuttavia doveva impegnarsi per rimanere calmo e lucido e, forse, un giorno si sarebbe abituato al dolore.

Poiché Rifel'a non era intenzionato a uscire sotto al sole estivo, Yan lo andò a trovare un paio di volte.

Gli era anche balzata un'idea, perciò usufruì dello specchio magico, ma stavolta non per guardare la Foresta di Hanover né la fattoria di Dalila.

Una volta utilizzato, si alzò e fece un cenno del capo a Yeru'a, rimasto ad aspettarlo accanto a suo figlio minore. «Ti ringrazio molto, Yeru'a. Mi spiace essere stato così meschino nei tuoi confronti.»

L'elfo sbatté le palpebre con educata sorpresa. «Meschino?»

«Ho continuato a usare lo specchio senza fartelo sapere...»

«Oh, giovane umano, non provo rancore. Al contrario, ritengo che tu abbia fatto la cosa giusta.»

"Ed è proprio per questo che qui non stavo così bene. Voi non fate altro che inneggiare ai miei errori."

«Nonostante ciò», riprese a dire il capo elfo, la voce improvvisamente velata, «mi chiedo come mai tu te ne sia andato dalla nostra tribù, Yan. Non eri felice qui?»

Arrossito, il giovane cercò in fretta l'aiuto di Rifel'a, invece il suo amico elfo lo stava fissando in attesa di una risposta.

«Ehm, v-voi siete stati gentilissimi con me» balbettò Yan. «E non vi ringrazierò mai abbastanza. P-però la mia famiglia...»

«Abbiamo creduto di essere noi la tua famiglia» lo interruppe Yeru'a, abbassando lo sguardo nell'afflizione. «Ci siamo affezionati a te.»

Il ragazzo si commosse. «E io sono affezionato a voi, lo sono davvero tanto. Siete diventati miei amici. Però... però...»

Cosa diavolo doveva dire?

Sarebbe stato quasi contraddittorio e avrebbe solo rischiato di offenderli...

Aveva notato che Rifel'a era diventato un po' più taciturno e distaccato, ma Yan non si sarebbe mai aspettato di averlo fatto sentire abbandonato.

Frattanto che cercava una scusa, dall'entrata della grotta comparve il viso granitico di Vow'a, i passi avvolti dal silenzio. «Salve, Yan. Ti trovo bene» salutò, almeno lui - almeno apparentemente - affabile.

I Flagelli: TradimentoWhere stories live. Discover now