Il dolore della separazione

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Yan si era trasferito nelle caverne, con la tribù elfica.

Là era molto buio, e le torce di ghiaccio alle pareti non contribuivano a rendere l'ambiente più ospitale. Almeno la frescura teneva lontano il caldo estivo, ma Yan aveva la costante impressione che la roccia si restringesse attorno a lui, quasi a beffarsi dei suoi sentimenti e della sua oramai instabile sanità mentale...

Rifel'a lo teneva occupato con gli allenamenti, la caccia e l'intreccio dei cesti, e ogni tanto il ragazzo trascorreva il tempo con i più piccoli, i quali effettivamente lo facevano divertire.

Nonostante tutto però, la mancanza dei suoi amici era insostenibile.

Gli elfi erano gentili con lui, ma forse un po' troppo. Non conoscevano il divertimento nel giocare alla lotta, il loro umorismo era più rigido, non comprendevano certe battute.

E nessuno di loro tentava di dissuadere Yan dal guardare nello specchio magico, cosa di cui lui appunto non poteva fare a meno.

Sua madre era così magra che sembrava rischiare di polverizzarsi al minimo tocco, e suo padre, Tyler Mowbray, il bugiardo traditore, era più disperato che mai.

Chissà se la moglie era a conoscenza della sua vera identità.

Che lui fosse o meno malvagio, era comunque indubbio che l'amasse.

E mentre si preoccupava per lei, cercava anche in tutti i modi di dimostrare la propria lealtà al re, forse sperando di ottenere così un aiuto per la moglie malata.

Oramai, però, era ovvio che non ci fosse altro da fare per lei, e a Kayne proprio non interessava, considerato quanto tenesse impegnato un uomo che aveva ben altro a cui pensare rispetto a una sciocca guerra per un artefatto sconosciuto.

Almeno Elijah sembrava trovarsi bene con le creature della Foresta di Hanover, mentre Dalila, che adesso doveva portare avanti la fattoria da sola e aveva perduto il suo amore, appariva sempre affaticata e triste.

Yan si spaccava la testa e il cuore nello sforzo di archiviare l'idea di correre da lei...

Se solo Rifel'a lo avesse indotto a non guardare più nello specchio, anziché offrirgli tutti i giorni l'opportunità per una nuova scappatella.

Al contrario, Vow'a cercava di convincerlo a tornare a casa, l'unico tra gli elfi che si comportava come Yan si era aspettato all'inizio.

Era lui ad averlo ospitato nella propria grotta, assieme alla compagna Esh'e.

«Siamo felici di averti tra noi» gli disse una volta l'elfa in seguito all'ennesimo commento critico dell'amato, servendo gentilmente la carne cruda per pranzo.

Gli elfi del Nord sarebbero stati compagni di tavolata perfetti per un vampiro o un lupo mannaro, ma non per un essere umano.

Dunque adesso Yan mangiava soltanto verdura, radici, bacche, frutta e tuberi.

«Yan deve tornare dalla sua famiglia» replicò invece Vow'a, contrariato. «È ovvio che qui non sia felice.»

«Non è vero!» mentì il diretto interessato. «Voi siete gentilissimi...»

«Non sto parlando di questo, Yan. Ciò che voglio specificare è che i tuoi amici ti mancano, dunque dovresti tornare da loro. Sapranno perdonarti, molto più di quanto tu saprai perdonare te stesso.»

«Perché Yan dovrebbe chiedere perdono?» commentò Esh'e, con una smorfia graziosa. «L'amore fa fare cose impossibili da comprendere», e posò la mano sulla spalla di Vow'a, il quale ricambiò la stretta, pur senza modificare l'espressione impassibile. «L'amore è più incantevole di qualsiasi magia.»

I Flagelli: TradimentoNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ