𝐈𝐈𝐈

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Ancora scossa dal comportamento del ragazzo a cui era tanto legata, Astrid rientrò nella villa sotto lo sguardo incuriosito, ma a tratti infastidito, della madre. 

Corinne Gaviston aveva sposato anni prima Edward Fletcher e con lui aveva avuto due figli. Il maggiore era partito per un altra città, stanco del comportamento dei genitori, mentre la minore era stata quasi obbligata a restare nel nido di rovi. Astrid amava definire così la sua famiglia: aveva l'aria accogliente di un nido di rondine abitato ma al suo interno i rovi avvolgevano e torturavano le piccole rondinelle. A creare quel nido erano state proprio le rondini adulte. 

-Astrid- la chiamò la donna con il suo tono freddo, quasi quanto il suo cuore di marmo bianco. 

La ragazza si fermò di fronte alla madre che, ormai, la stava fissando intensamente con le braccia incrociate sotto il seno. 

-Si può sapere dove sei stata?-

Astrid si guardò intorno in cerca di aiuto, ma poté vedere soltanto le grandi orecchie di Magda spuntare dalla porticina della cucina di servizio, intente a captare ogni dettaglio della conversazione per poi spifferarlo a tutte le conoscenti. 

Gli occhi azzurri sulla via della vecchiaia avevano intenzione di sottomettere quelli giovani e mielati. Astrid rimase in silenzio, immobile. 

Non voleva continuare a vivere sotto la custodia possessiva di Corinne, ma, allo stesso tempo, non aveva la forza di ribellarsi a quella che era diventata un'abitudine. 

Si chiuse in camera sotto obbligo della madre. 

Per non essere divorata dalla noia, Astrid cercò nella sua libreria un volume che potesse catturare la sua attenzione. Pensò di essere caduta nel banale quando si trovò tra le mani una vecchia edizione della "Divina Commedia". Suo nonno amava i poeti italiani e le aveva spiegato con attenzione tutti i loro lavori. 

Astrid iniziò a recitare ad alta voce. 

-Amor ch'a nullo amato amar perdona,/ mi prese del costui piacer sì forte,/ che, come vedi, ancor non m'abbandona ².-

-Amor condusse noi ad una morte./Caina attende chi a vita ci spense ²- concluse quella voce che avrebbe ascoltato per ore. 

-Faccio davvero fatica a capirti- disse Astrid con un filo di voce, sia perché non voleva che la madre la sentisse sia perché la sua presenza la metteva in soggezione. 

André tentava di sembrare impassibile, tuttavia nei suoi occhi si leggeva la speranza vana che Astrid non parlasse del comportamento di qualche ora prima. 

-Sei sempre intorno a me, ma non parli mai. A volte penso di essere la tua più grande paura. Poi d'un tratto diventi freddo e impassibile, come se volessi tenere le distanze da me, benché tu debba starmi accanto per una promessa- riprese la ragazza ricordando la loro prima conversazione.

 -Io non capisco. Da una parte vorrei conoscerti e tu sembri disponibile a prestarmi attenzione ma dall'altra sei come sabbia che scivola via dalle mie mani. In breve tempo passi dall'essere protettivo e dolce a sparire e comportarti come se nulla ti importasse.-

Astrid era tremendamente delusa, chiunque lo avrebbe notato. 

André, invece, sembrava irritato. La discussione con sua sorella lo aveva reso un po' meno André e un po' più De la Porte: era fatto così, purtroppo. Aveva un lato buono, dolce e sentimentale che chiamava André e poi, come chiunque, aveva un lato di cui non andava fiero. Quando diventava un De la Porte gli atteggiamenti dei suoi antenati prendevano il sopravvento e diventava esattamente come sua sorella: freddo, misterioso e, a volte, veniva persino sfiorato da una cattiveria che nessuno avrebbe associato a lui. 

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