𝐗𝐗𝐕𝐈

6 0 0
                                    

Elia e André sollevarono il corpo con estrema cura, temendo di danneggiarlo. Era fragile, quasi quanto un papavero. Lo trasportarono cautamente fino al giardino interno della sede. 

Durante quel corteo Maeve pianse e gridò tra le braccia di Ezekiel, Astrid sentì di aver fallito di nuovo, Dara camminò a testa bassa, Elia pianse in silenzio, André trattenne le lacrime a stento, tentando di mostrarsi forte. 

Adagiarono Nadine in una bara dagli interni rosei e circondarono l'altare di fiori, come lei più volte aveva detto di desiderarlo. 

Il pianto di Maeve rompeva il silenzio che circondava quella compagnia devastata. 

I due membri più anziani, detentori della saggezza, erano scomparsi. 

Ognuno di loro avrebbe voluto spendere qualche parola per Nadine, tuttavia sembrava che le loro gole fossero stritolate dalla morte e incapaci di emettere suoni. L'unico canto funebre erano i singhiozzi e l'espressione della sofferenza di Maeve: si stringeva i capelli tra le mani, in ginocchio, mentre pregava che il cielo si aprisse e morissero tutti, come era accaduto a Nadine. Dalla sua bocca uscivano solo grida strazianti, unite al pianto e a una dolce cantilena che l'anziana le cantava quando era piccola. 

Astrid era terrorizzata da quella visione: sembrava che la ragazza fosse completamente impazzita. Si strinse ad André preoccupata, ma il ragazzo la lasciò sola per andare dalla sorella e confortarla. 

Astrid propose di porre fine alle celebrazioni e tornare dentro; tutti la seguirono con una nota di disappunto. 

André accompagnò Maeve nella sua stanza e la fece sdraiare a letto, lui si sedette sul bordo. 

-Sarò io la tua ancora, Maeve- disse prima di abbracciarla. 

La sorella riprese a piangere tra le braccia del fratello. 

-Perché lei? Perché Nadine? Era la più buona qui, perché lei?- continuava a ripetere tra un singhiozzo e l'altro. 

André la stringeva ancora più a sé: si aggrappava a lei per rimanere forte per entrambi. In quel momento pensò che per la prima volta si era comportato da fratello. 

Astrid era tornata a Villa Fletcher per cercare conforto nei luoghi di suo nonno. Prima si era fermata al laghetto delle carpe, ma si era sentita ancora peggio: quel luogo le ricordava Ernest e la sua morte, dolorosa quanto quella di Nadine. 

In quel momento si trovava seduta sulla poltrona dello studio, con in mano una tisana macchiata dalle sue lacrime. Era rimasta sconvolta dal susseguirsi di avvenimenti sempre più tristi e cruenti. Si sentiva inutile più di quanto non lo fosse mai stata: avrebbe potuto preoccuparsi di più degli svenimenti di Nadine, avrebbe potuto consolare Maeve alla funzione e, invece, aveva preferito non fare nulla se non cercare disperatamente l'amore. Era un pessimo capo che non onorava per nulla Ernest, il suo amato nonno. 

Posò la tisana sulla scrivania e si precipitò fuori sotto gli occhi confusi di Magda e Tristan. L'uomo la rincorse fuori. 

-Astrid, aspetta. Astrid- gridò mentre la rincorreva. 

La ragazza si fermò di scatto e asciugò velocemente le lacrime. Si voltò e scontrò gli occhi con quelli del suo insegnante. 

-Abbiamo lezione- disse lui con un sorriso.

-Oggi non posso.-

-Ne hai saltate parecchie...si può sapere che hai da fare?- 

Astrid alzò gli occhi al cielo e tornò dentro per la sua lezione. 

Tristan cominciò a spiegare, ma Astrid non lo ascoltava: era troppo presa a osservare come il resto del mondo rimanesse impassibile di fronte morte di Nadine. 

-Astrid, per favore, potresti ascoltarmi?- disse il professore abbastanza irritato. 

La ragazza gli lanciò uno sguardo gelido. 

-No. Ho altro a cui pensare: qualcosa di molto più doloroso e importante delle sue lezioni.-

L'uomo le rivolse uno sguardo comprensivo per poi chiedere: -Che è successo?-

-È morta una mia cara amica ed è tutta colpa mia- confessò prima di scoppiare a piangere. 

Tristan mise da parte il piano di fare lezione e tentò di consolarla. 

-Benvenuta nel mondo, Astrid. Questi sono quegli avvenimenti che ti porterai dentro per sempre, ma sono i più importanti, perché ti permettono di crescere. Sono certo che la tua amica sia in un posto migliore; le sofferenze l'hanno fatta crescere abbastanza, ora deve solo godersi la pace.- 

Passarono diverse ore quando fu finalmente libera di uscire e, al tramonto, si recò alla Grex per la sepoltura. Scoprì che dietro all'edificio vi era una specie di tomba di famiglia dove venivano posti i membri una volta morti. 

Portò un ultimo saluto a Nadine. Di lei restava solo la fotografia e la scritta sul marmo. 

Mentre tornava indietro vide Elia osservare delle calendule; non ci diede troppo peso e, dopo qualche minuto, rientrò nell'abitazione. 

André mischiava le sue lacrime al whisky, l'unica bevanda che poteva lenire il suo dolore. Gli bruciava le viscere e gli ricordava che lui era lì, vivo, a differenza di Nadine. Così André si puniva per colpe che non aveva. 

Aveva vivido nella memoria il ricordo dell'anziana che gli raccontava dei suoi brutti presentimenti. 

-Se l'avessi presa più sul serio a quest'ora sarebbe viva- sussurrò affranto. 

Astrid entrò nella stanza proprio in quel momento e gli cinse le spalle. 

-Non è colpa tua- sussurrò la ragazza. 

André si beò del tocco delle carezze della ragazza, sentendosi immediatamente colpevole dell'essere felice in un momento come quello. 

-Odio questa società- esordì dopo qualche istante di silenzio. 

Astrid lo guardò contrariata. 

-Non ho scelto io di entrarci, è stato tuo nonno a inglobarmi nella Grex. I miei genitori mi hanno lasciato con Maeve davanti alle cancellate e Ernest non ha potuto fare altro che prenderci e portarci dentro. Era inverno: ricordo ancora il freddo che mi gelava le dita e la punta del naso. Maeve era davvero piccola, un fagottino, mentre io avevo circa due anni o poco meno. Eravamo così piccoli e facilmente plasmabili, manipolabili- raccontò André. 

-Mi hai già detto queste cose. Perché ripetermele ora?- chiese Astrid. 

André la guardò e sospirò. 

-Credo che nei miei ricordi di infanzia ci siano le risposte a tutte le domande.-

-Che domande?-

-Per esempio, chi ha ucciso Nadine.-

-Come puoi pensare una cosa del genere?- chiese la ragazza sconvolta. 

-Ho questo presentimento e sono certo che sia giusto.-

Astrid sprofondò nella poltrona e fissò il pavimento con occhi sbarrati. 

-Quindi se Nadine è stata uccisa, qualcuno all'interno della Grex è un assassino... -

𝐆𝐑𝐄𝐗Where stories live. Discover now