𝐗𝐗𝐕

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André sperava con tutto il cuore che la notte sarebbe stata rapida e priva di ogni dolore. Per troppo tempo aveva permesso alla sofferenza di impregnare le sue membra: cuore, mente, fegato, ogni singola parte del suo corpo. 

Ora stava sdraiato nel suo letto, fissando il soffitto e sperando con tutte le poche forze rimaste che Nadine stesse bene. 

Il sonno lo stava traghettando verso il mondo dei sogni, ma lui non voleva oltrepassare quel varco: doveva allontanare gli incubi immaginari per combattere quelli reali. 

Elia, invece, aveva attuato la strategia opposta: si era rintanato sotto le coperte e cercava conforto in quel mondo fittizio da cui André tentava di fuggire. Pensava a Nadine e non riusciva a capacitarsi di come fosse potuto succedere. La vita è un cavallo esuberante che non permette a nessuno di domarlo; lui ci aveva provato e aveva fallito. Ormai non gli restava altro che cercare un nascondiglio che potesse proteggerlo. 

Ezekiel aveva passato la serata in tranquillità, senza preoccuparsi minimamente di quella situazione. Si era messo a letto e si era fatto cullare dalle carezze di Maeve che, tuttavia, sembrava più fredda del solito. 

Dara tentò di imitare Ezekiel, ma il risultato fu opposto e, non appena calò il sole, si diresse nel corridoio che dava sul cortile interno. Aprì silenziosamente una finestra dell'ultimo piano da cui poteva osservare buona parte della cittadina. Estrasse una sigaretta dal pacchetto, la portò alla bocca e la accese. Cominciò a sbuffare fumo fuori dalla finestra. 

Maeve la guardò contrariata. 

-Avevi smesso.- 

La donna osservò attentamente la sigaretta, ispezionando ogni lato, poi la riportò alle labbra. 

-È un periodo stressante, ne ho bisogno.-

La ragazza sospirò e portò lo sguardo verso Saint Helen, fiocamente illuminata dalla luce lunare. 

-Siamo tutti preoccupati, ma se ci dedichiamo ai nostri vizi non riusciremo a salvare Nadine.-

-Non penso che una sigaretta la faccia tornare in vita.- 

Maeve la fissò sconvolta, come poteva pensare che fosse morta? 

-Non ho la certezza che sia morta, ma ho questo brutto presentimento- disse Dara, avendo intuito i suoi dubbi. 

Spense la sigaretta e aprì lievemente le labbra per fare uscire l'ultima nuvola di fumo. 

-La notte è lunga, Maeve. Vai a letto.-

La ragazza la guardò torva a causa del tono che le aveva riservato: non era premuroso, bensì suonava come un avvertimento. 

-Io dormo se lo fai anche tu.- 

Dara spostò lo sguardo dalla città a lei. 

-Non dormirò finché la Grex esisterà. Non siamo al sicuro e il mio compito è quello di proteggerci.-

Maeve comprese che non c'era nulla da fare e, rassegnata, tornò tra le braccia di Ezekiel. 

La mattina seguente si ritrovarono tutti davanti alla cancellata della Grex. I loro visi erano segnati dal sonno disturbato. 

-Dobbiamo trovare assolutamente Nadine- disse Astrid con voce flebile. 

Si divisero i luoghi da setacciare: André ed Ezekiel avrebbero cercato intorno all'edificio, Elia e Astrid nei pressi del cimitero mentre Dara e Maeve si sarebbero occupate dei boschi. 

I due ragazzi furono i primi a incamminarsi. 

-Pensi che sia morta?- chiese Ezekiel con poco tatto.

 André sospirò affranto e si guardò intorno, come per cercare una via di fuga. 

-Spero che non lo sia perché la sua morte destabilizzerebbe troppo la società. Siamo in una situazione precaria da tempo e non ne ho ancora capito il motivo.- 

Ezekiel sorrise a mo' di scherno. 

-Ti facevo più sveglio, André. È ovvio che il problema sia mia sorella: non riesce a gestire se stessa, figuriamoci una società. L'ho sempre appoggiata, ma questa volta non comprendo perché abbia voluto farsi carico di questa responsabilità.- 

André si alterò un poco a causa delle parole del ragazzo: si chiese come potesse parlare di sua sorella in quel modo. Poi, però, decise di mettere la rabbia momentaneamente da parte, poiché in un momento così instabile non sarebbe servita. 

-Forse hai ragione tu; in ogni caso la situazione è questa e bisogna accettarla per com'è.-

-io l'ho accettata, ma tu no.- 

A quel punto André preferì tacere e andare per la sua strada. 

Tra Elia e Astrid regnava l'imbarazzo. Nonostante si fossero chiariti, Elia sembrava restio a rivolgere la parola alla ragazza e Astrid tentava di capirne il motivo. Camminavano silenziosamente tra le tombe in cerca di un qualsiasi indizio. 

-Lì non troverai nulla- disse il ragazzo abbastanza scocciato. 

Astrid sbuffò sonoramente e riprese le sue ricerche tra le tombe. 

-Ti ho detto che non c'è niente- ripeté. 

A quel punto la ragazza si voltò verso di lui e gli lanciò uno sguardo di fuoco. 

-Scusami Elia se faccio di tutto pur di trovare Nadine. Scusami se a lei ci tengo davvero e scusami se tento di tenere in piedi una società.- 

Elia non l'aveva mai vista così arrabbiata. Era sorpreso ma anche spaventato dalla sua reazione. L'espressione di Astrid cambiò immediatamente, andandosi a rilassare. 

-Scusami- sussurrò a testa bassa.

-Non ti preoccupare, è un periodo difficile per tutti.- 

Erano entrambi stanchi e preoccupati, provati dai mali che affliggevano la Grex. Si presero una piccola pausa e si sedettero su un muretto di pietra. Si persero a guardare la piccola parte di Saint Helen che potevano scorgere. 

-Ce la siamo scelti noi questa vita- sussurrò il ragazzo. 

Astrid si voltò verso di lui e gli sorrise. 

Si lasciò cullare dal leggero venticello primaverile. Inspirò il profumo dei fiori con gli occhi chiusi. 

-Non penso, sai. Forse, in parte, siamo noi ad autogovernarci, ma credo che un ruolo importante lo abbia anche la Sorte, altrimenti perché esisterebbe?- 

Aprì gli occhi e balzò giù dal muretto. 

-Andiamo, abbiamo del lavoro da fare.-

Maeve e Dara camminavano tra gli alberi, sempre più freneticamente. La donna voleva a tutti i costi trovare Nadine. 

-Dara, possiamo fermarci un minuto?- chiese Maeve allo stremo delle forze. 

Dara la guardò torva e riprese il cammino. 

La ragazza, però, decise di fermarsi ugualmente e si sedette su una pietra. Conosceva bene quei boschi e non ci sarebbe voluto molto a ritrovare la sua compagna. 

Il fruscio delle foglie e i barriti lontani dei cervi le portavano nel cuore una sensazione di pace, tuttavia le emozioni più belle sono soggette a maggiore fragilità e tendono a durare poco, incapaci di mantenersi vive. 

Si levò un urlo, da lontano; tutti percepirono all'istante il dolore che avvelenava quel gesto. 

La speranza era morta e Dara era stata la prima a scoprirlo. 

Il corpo di Nadine giaceva su un letto di fiori, quasi come se la natura fosse stata clemente con lei. Il suo pallore era accentuato dai raggi solari. I capelli bianchi erano sciolti, mescolati ai fili d'erba e ai petali. Sembrava una creatura angelica. Era l'incarnazione della pace dopo la morte; con la vita se n'erano andati anche i demoni.    

𝐆𝐑𝐄𝐗Where stories live. Discover now